La musica della settimana dall’11 al 16 Dicembre
A cura di Gabriella Ballarini e Juri Bomparola
2016.18 Clicktakeover by Nino_Cannizzaro su instagram di Leonardo Brogioni
Leonardo intervista Nino Cannizzaro, il fotografo.
Da qui si parte per un viaggio onirico e omerico, che Dadamatto riferisce in musica e parole.
Scilla e Cariddi fanno paura, ma senza ponte sembrano più docili.
L’epica al comando, forse è meglio.
L’anima mista di Kader Abdolah di Gabriella Grasso
Quando i nuovi immigranti non sono vichinghi, bisogna accettare che il Valhalla non è quello nordico, ma quello mediorientale.
Succede ora, è successo in Olanda, come in altri luoghi, e succederà.
Il “martello degli Dèi” potrebbe non essere ortodosso.
Ecumenicamente accettiamo l’immigrante, quando è in grado di fare tanto più di noi.
Se proprio non possiamo accettarlo in ogni caso.
Led Zeppelin per Gabriella Grasso e Kader Abdolah.
Immigrant Song.
Turchia, scacco all’Europa di Lorenzo Bagnoli
Non conosco la musica turca e non so bene cosa dica questo cantante, ma so due cose, so che lui non ci vede dalla nascita e che molti sono quelli che lo ascoltano dalle sue parti, quelli che lo possono ascoltare anche se lui non può vedere e poi ho tradotto il titolo e di una parola sono quasi sicura: bellezza, la tua bellezza.
Dall’intervista sento come se ci fosse un’immensa cecità che non fa vedere più nulla e il nulla uccide la bellezza. E la voce del cantante è un incanto e una condanna. Ecco. Buon ascolto.
Aleppo. Dove è morta l’uminità Di Cecilia Dalla Negra e Fouad Roueiha
Questa canzone è splendida, la voce cruda e profonda di Patty Smith che canta Bob Dylan. È un canto che è un lungo racconto, c’è la guerra e poi c’è la pace. Ecco, io non trovo pace tra le righe di questa splendida unione. Di questa profonda combinazione tra le parole di Cecilia e quelle di Fouad. Non trovo pace in questo silenzio e allora cerco le canzoni, quelle che non canta mai nessuno.
Peace will come
With tranquility and splendor on the wheels of fire
But will bring us no reward when her false idols fall
And cruel death surrenders with its pale ghost retreating
Aleppo, Zahouir: “Just go and do something” di Francesca Mannocchi
Ho guardato i video di Zahouir, ascoltato le parole, intravisto la desolazione. Ho sentito una voce sola, ho letto di una città appesantita dalla pietra spezzata. E poi non ho sentito più nulla, posso vedere un po’ di luce, ma è solo il riflesso di un sole che rimbalzerà sulle nostre macerie.
So let me off at the end of the night
cause all my friends are givin’ up
and I’ve had enough
I can feel the weight of a thousand eyes on me.
Il paradosso di una crisi sostenibile di Estella Carpi
Io me la ricordo quella primavera del 2011, quell’anno e quella stagione che Estella Carpi continua a richiamare. E quella reiterazione che mi serve, come una minaccia, come un monito, come quando è primavera che finisce il freddo e rinasceremo, oppure moriremo ancora, martoriati e mai benvenuti.
It’s late
As I watch waiting
It will go turn away
The cycle cycling
There’s a face with new eyes
A baby crying
Who’ll greet every new day that may come
Like the first of spring
La matita di Enrico Natoli
Never again.