Unghie

Migranti – Una storia dalla stazione Tiburtina

di Andrea Cardoni

Diceva che la terra a forza di grattarla fa le unghie nere e non c’entrava niente il posto dove uno la grattasse: uno può stare in Eritrea, in Libia, in Sudan, a Siracusa, “ma la terra, qualunque terra fa le unghie nere”, diceva.

E non c’entra niente manco ciò che uno gratta, diceva: “in Eritrea se gratti per terra esce l’oro, l’oro giallo, quello vero, ma mica l’oro quello che si compra con lo scontrino”, ma però le unghie restano nere lo stesso.

E con le unghie nere non è che puoi fare tante cose, nemmeno il militare, perché i militari le unghie le vogliono sempre pulite, corte e soprattutto incapaci di grattare.

Allora diceva che era andato nel deserto dove non c’è niente da grattare, “ma la sabbia pure se non la gratti” diceva “fa le unghie nere lo stesso”.

Poi aveva preso un pickup, una barca, aveva preso una ciambella, ma pure il mare gli aveva fatto le unghie nere.

Poi aveva trovato un lavoro, e per lavoro raccoglieva le olive dove servivano solo i polpastrelli, ma pure le olive fanno le unghie nere.

Poi gli hanno dato un foglio di carta, ma pure se è un foglio bianco, con sopra scritto “Ministero dell’Interno, amministrazione della pubblica sicurezza”, pure se non macchia, fa le unghie nere.

Adesso le unghie se le è mangiate tutte, tanto che è rimasta solo la pelle viva visto che gli fa paura anche solo grattarsi la faccia perché pure la pelle, anche se è la sua, gli farebbe paura a vedersela nera sotto le unghie.