Musica della settimana dal 29 Gennaio al 3 Febbraio
A cura di Gabriella Ballarini e Juri Bomparola
Ordine fuorilegge di Angelo Miotto
Preciso come un bisturi guidato da mani chirurgiche sapienti, l’articolo di Angelo spiega l’evidente, anzi l’ovvio.
Eppure l’ovvio pare invisibile agli occhi di chi non è in grado di intelligerlo.
“Idiot” è l’aggettivo anglofono con il quale mi è parso naturale apostrofare l’atteggiamento di Trump.
Qualcuno era arrivato prima di lui, facendo presagire idiozia a chi suona e canta.
“American Idiot” è la perfetta didascalia per l’immagine proposta.
L’articolo esplica, a tutti noi è data la possibilità di capire.
Il resto è new-punk, molto meno convenzionale e allegro di quanto in Europa si sia percepito allora.
Correva l’anno 2004, il Presidente USA rispondeva al nome di George W. Bush.
Nel 2017 si fa qualche passo indietro, sembrava impossibile!
Don’t wanna be an American idiot.
Speriamo lo pensino in tanti.
I volti dei profughi a Belgrado, prigionieri tra le frontiere di Francesca Rolandi fotografie di Igor Čoko
Francesca racconta di quando Igor Čoko ha rubato immagini poco distanti da lui e dalla sua vita.
Ritrae un deserto con dentro tante anime.
Un thè che fa da ponte, come le storie vissute e condivise, seppur diverse.
Ryuichi Sakamoto costruisce la cornice con il suo pianoforte.
Un thé in un deserto bianco e tanto freddo, laddove basterebbe poco a scaldare il cuore e il corpo.
Un po’ della luce del sole testo raccolto da Irene Negri
La lotta interiore in questa storia raccolta da Irene Negri, è il propulsore della mia scelta. Quella sensazione di perdita dei contorni, delle sbarre che diventano porte, che diventano strade, che ti giri e non c’è più un secondino.
Quando il sole scotta e la libertà è una piscina olimpionica e non sappiamo più se ci ricordiamo come si nuota, ma da dietro ci spingono e splash.
Voglio sole
Cerco nuova luce nella confusione
Di un guaglione.
Una canzone della mia adolescenza. Neffa, Aspettando il sole. 1996.
Sarà, quel che sarà.
Al cuore del reportage/2 di Christian Elia
Che mi verrebbe proprio voglia di leggerli tutti questi specchi di un tempo, queste pratiche, queste storie. Il direttore Christian Elia ha questa capacità, tocca quei punti che tu non sai saranno sensibili, ma poi lo sono e allora…
I’ll be your mirror
Reflect what you are, in case you don’t know
Velvet underground & Nico. 1966.
Cipro. Il verde che separa di Martina Martelloni
Martina Martelloni mostra il confine, la storia, il mito, il verde, il mare, l’isola, i poteri, i soprusi, le differenze e le cose sempre uguali.
E così ho pensato proprio al confine e a quel desiderio di non andare di restare.
Can I stay?
Here with you…
Quando ti segnano un riga a terra e da quel giorno anche stare con te diventa difficile, impossibile.
Come un sussurro, ecco la splendida canzone di Ray LaMontagne.
Andrò in prigione. Q Code Mag saluta Predrag Matvejevic
Una grammatica del Mediterraneo.
Io che non rimango lo stesso, mentre il Mediterraneo sì.
Il Mediterraneo che è un mare, mentre io no.
Leggo, colpevolmente per la prima volta, le parole di Predrag Matvejevic, rileggo ogni riga due volte, per recuperare il tempo perduto e arrivo alla fine.
E la fine arriva sul serio.
Un ultimo bicchiere, un ultimo brindisi, qualche lacrima, la speranza.
El ultimo trago, un pezzo cantato originariamente da Chavela Vargas in questa versione di Buika.
La matita di Enrico Natoli
Oltre il muro.