Il dibattito sulla scrittura a scuola, calligrafica e tecnica, l’abbandono della penna per la tastiera e il caso delle “Olimpiadi del Disegno Tecnico”, nel Frosinate.
Di Alessandro Macchia
I richiami al progresso a ogni costo stanno pericolosamente delegittimando anche a scuola quei valori della tradizione, quei canoni, di cui la scuola stessa è sempre stata garante e custode. Una volta si resisteva all’introduzione del nuovo; oggi, e non si sa cosa sia peggio, si scarta senza ritegno quanto era un’acquisizione certa sul piano educativo. La cultura, invece di essere centripeta e inclusiva, tende sempre più a proporre modelli di esclusione.
Prendiamo la calligrafia: se fino a ieri il discorso era relativo allo scrivere bene o male, in maniera sciatta o elegante, sembra che oggi il dibattito sia drammaticamente ridotto all’utilità di imparare a scrivere in corsivo o a stampatello. Un impegno, sia detto per dovere, che nella scuola non riguarda soltanto gli insegnanti di italiano, ma il corpo docente nella sua interezza, visto che, per una trascurata ma sacrosanta e mai decaduta regola, al corretto uso della lingua, dell’ortografia non meno che della calligrafia, sono preposti gli stessi professori di matematica, inglese, musica, eccetera. Il problema sorge in virtù dell’abbandono generalizzato della penna a favore della tastiera del computer.
A lato, ma vorremmo dire in parallelo a quello della calligrafia, esiste il caso, parimenti significativo, del disegno tecnico.
Nella scuola secondaria di primo grado di Tecchiena di Alatri, in quel di Frosinone, ne hanno fatto una questione di principio, di distinzione e di orgoglio. E con tutta ragione. In realtà, gli insegnanti di tecnologia sono già di per sé figure oscure, racchiuse in una sorta d’impenetrabile alone di mistero, quello che un tempo era proprio degli alchimisti: una poetica solitudine che paradossalmente emargina la loro disciplina. In parole povere, l’educazione tecnologica sembra non servire a niente, e invece serve proprio a tutto. Eppure agli insegnanti competono soltanto due ore d’insegnamento settimanali, per un programma che include la teoria, il disegno tecnico e l’informatica. E se a un qualsivoglia sprovveduto dirigente scolastico venisse il capriccio di richiamare severamente i docenti a un più diffuso avviamento degli alunni alle applicazioni informatiche, come del resto da qualche parte è accaduto, ricordiamo che già soltanto il programma di teoria prevede la tecnologia dei materiali e quella agraria, la tecnologia edile e quella alimentare. E d’altro si tace. E allora? Come far quadrare i conti con quelle due stringate orette di lezione?
Se l’informatica è il presente e il futuro, allo sprovveduto dirigente non resterà altro che consigliare il sacrificio di un po’ di disegno tecnico.
A Tecchiena di Alatri, in quel di Frosinone, no! A Tecchiena di Alatri sanno che non c’è il nuovo senza il vecchio. Anzi, senza l’antico. All’Istituto Comprensivo “Egnazio Danti” sanno che matita, squadretta e album contribuiscono in maniera rilevante alla costituzione armoniosa, alla crescita completa dell’individuo.
In agguato è l’obiezione che nessun architetto, oggi come oggi, farebbe un progetto manualmente, date le immense applicazioni di grafica informatica. Ma, fosse anche soltanto per avviare all’architettura, matita, squadretta e album sono gli unici e indispensabili strumenti che ha il piccolo scolaro per acquisire consapevolezza delle proporzioni, delle misure, della tridimensionalità degli oggetti. Sotto questo aspetto, il computer è del tutto deficitario. Ma, a parte che a quella miserrima percentuale di alunni che seguirà le orme di Andrea Palladio e di Renzo Piano, a chi altri può servire il disegno tecnico?
A ben vedere, l’esercizio grafico a mano è funzionale alla stessa geometria insegnata dal collega di matematica: detto altrimenti, per risolvere un problema di geometria devi sapere come è rappresentata una figura, devi essere in grado di scomporre le figure complesse in figure semplici: per dirla con Kandinskij, devi passare dalla composizione “sinfonica” a quella “melodica”. E non stiamo qui a rammentare gli assist che il disegno tecnico può servire all’insegnante di disegno a mano libera, ovvero al professore di arte. Ma, prescindendo dalla funzionalità scolastica delle competenze tecniche acquisite, il disegno con riga e squadra stimola al senso dell’ordine: è un patrimonio educativo che si riflette anche a livello sociale.
L’attenzione alla pulizia del tratto di matita sul foglio è impercettibile ma sicura assimilazione di una propensione all’ordine, alla razionalità dell’habitus comportamentale nelle più svariate situazioni del quotidiano.
L’esercizio grafico manuale è anche un gioco di enigmistica che nulla ha da invidiare, per espressione ludica, a sudoku e cruciverba. In definitiva, sviluppa il senso dell’osservazione e dello spazio, perché noi viviamo nello spazio, e lo spazio è abitato d’oggetti.
Tutto ciò Raffaella Carrubba, la dirigente dell’Istituto Comprensivo di Tecchiena di Alatri, lo sa bene. Ed è per questo che ha avallato e favorito, fin dallo scorso anno scolastico, la curiosa e inusuale attività avanzata dai suoi docenti di tecnologia: le “Olimpiadi del Disegno Tecnico”. Là il salto in lungo lo fanno in centimetri, e i dischi, invece di lanciarli, li disegnano! Il successo della scorsa edizione, che vedeva coinvolto anche l’Istituto Comprensivo “Caio Mario” di Giglio di Veroli, è stato tale che a questa II edizione si sono aggiunte, nell’ordine di una sana competizione, altre quattro scuole: la “Sacchetti Sassetti” di Alatri, l’Istituto Comprensivo “Frosinone 3”, quello di Ripi e Torrice, e quello di Castro dei Volsci, per un totale di 18 classi e di 360 alunni. Come in ogni vera olimpiade, la competizione si articola lungo tre fasi eliminatorie, secondo prove che prevedono il disegno di una o più figure geometriche, fra triangoli, quadrati, pentagoni, esagoni, ottagoni, decagoni e dodecagoni. In premio, nessuna medaglia: soltanto, si fa per dire! un pregiatissimo set di attrezzature da disegno tecnico.
Al valore commerciale del premio fa riscontro il valore morale dell’iniziativa, considerato che queste “Olimpiadi del Disegno Tecnico” vanno d’ora in poi salutate come una pagina imprescindibile della vera buona scuola italiana. La piccola Sofia Fiorini, la straordinaria “squadretta d’oro” della passata edizione, ha tracciato con mano ferma il segmento di apertura. In quel di Frosinone risplende la fiaccola.