di Angelo Miotto
Guardate questa foto, oppure andate a vedere le altre qui e fermatevi a pensare per un istante. Perché la manifestazione del 18 di febbraio a Barcellona #Volemacollir può essere considerato uno dei momenti spartiacque di uno dei grandi temi contemporanei globali ed europei; l’accoglienza di chi migra o scappa, non facciamo differenze.
18 febbraio, Barcellona. (foto: El Pais)
Non servono molte parole per dire un concetto semplice: chi troverà la maniera – politica ed economica – di trasformare un massacro in un’opportunità per centinaia di migliaia di vite in viaggio, e chi riuscirà a non pensare solo all’aspetto umanitario, ma a mettere a sistema questa energia in cammino con un percorso di accoglienza, istruzione, formazione, avviamento al lavoro, inserimento abitativo e sociale, avrà vinto la sfida vecchia come il mondo. Il progresso a questo dovrebbe servire.
Barcellona, in questa Europa delle frontiere, dell’incapacità di essere davvero unita, di avere una voce, di avere la spregiudicatezza necessaria per porsi come leader mondiale di una nuova cultura che mette al centro donna e uomo, Barcellona è il simbolo di un’ottima notizia: che ce la possiamo fare. Basta scuse, dicevano in manifestazione. Ecco l’altra ottima notizia: basta, davvero, con le mille o dieci scuse che paiono insormontabili rispetto a criteri che solo noi abbiamo inventato e che ora sono una gabbia anche per chi vorrebbe accogliere.
Lo spazio c’è, le buone notizie vanno raccontate.
E le vie di Barcellona oggi, a guardarle e rimirarle nelle foto e nei filmati, sono esattamente il posto in cui molti di noi avrebbero voluto essere per dirlo. Ma, alla fine, ci rimane una buona sensazione e la consapevolezza che possiamo cercare di arrivare anche sulle nostre, di strade. E dire forte che vogliamo accogliere, dire come, con la pazienza necessaria, con la forza e la determinazione necessarie.
Vogliamo accogliere.