MANCHESTER BY THE SEA

Il passato ha a volte le forme dei luoghi

Di Kenneth Lonergan, con Casey Affleck, Michelle Williams, Kyle Chandler, Lucas Hedges. Premio per la miglior interpretazione maschile e per la miglior sceneggiatura originale ai Bafta 2017, premio per la miglior interpretazione maschile ai Golden Globes 2017, 6 candidature agli Oscar. Nelle sale dal 16 febbraio.

di Irene Merli

È inutile negarlo, il dolore è una condizione della vita. Tutti ci passiamo attraverso. Ma ci sono sofferenze che non lasciano scampo, troppo grandi per essere lasciate dietro le spalle.
Manchester by the sea parla proprio di questo, di cicatrici mai cauterizzate che impediscono di guardare di nuovo avanti. E tornano a fare male, tanto male.

Lee Chandler vive a Boston nella più completa solitudine. Abita in una stanzetta nel seminterrato di un palazzo di periferia, fa il tuttofare in alcuni condomini del quartiere, non parla con nessuno, la sera si ubriaca nei bar e prende a pugni chi lo guarda più a lungo del dovuto.

Ma un giorno suo fratello muore d’infarto, sulla vecchia barca di famiglia. Cosi Lee deve tornare a Manchester by the Sea, il paese d’ origine della sua famiglia, sulle gelide coste del Massachusetts. Non ha scelta: Joe ha lasciato un figlio di 16 anni, Patrick, che è molto affezionato allo zio e non vede la madre da anni. Non a caso Joe ha disposto per via testamentaria che Lee diventi il suo tutore.

Mentre Lee cerca di capire cosa fare con Patrick e si occupa delle pratiche per la sepoltura, la casa, la barca, i terribili ricordi da cui era fuggito iniziano a riassalirlo.

Grazie a un sapiente uso di flashback, anche noi capiamo cosa gli era successo, perché in paese lui è ancora “quel” Lee Chandler. Nel passato, quando viveva lì con la moglie Randi e tre bambini, un errore fatale ha mandato in pezzi la sua vita. E camminare di nuovo in quei luoghi, rivedere la comunità, rivedere la donna dopo anni rende impossibile allontanare i suoi tormenti.

Il rischio delle storie sul dolore è di scivolare nel patetico. Tranquilli, l’attento regista di
Manchester by the Sea non prende mai questa scorciatoia: il suo film racconta le tragedie irreparabili, non risparmia colpi di scena, ma lo fa quasi sottovoce, con un raro e profondo senso della misura. Non solo. La convivenza forzata tra Lee e il vivace nipote adolescente ha tratti divertenti che alleggeriscono il dramma e gli conferiscono quell’ambivalenza di sentimenti che appartiene alla vita vera.

E sincera, sofferta, davvero grandissima è l’interpretazione di Casey Affleck: sul suo viso leggiamo il dolore trattenuto, la rabbia pronta ad esplodere, il desiderio di oblio, il continuo riaffacciarsi dei rimorsi.

Il personaggio che incarna passa da un silenzio quasi totale attraversato da poche, necessarie parole, alla graduale ripresa della comunicazione con il giovane nipote. E quando poi si emoziona nell’incontro con l’ex moglie (una straordinaria Michelle Williams), vediamo letteralmente aprirsi una breccia nella sua corazza di ghiaccio. Ma a quale prezzo…
Manchester by the Sea dura 137 minuti e non ne spreca neppure uno: davvero un grande film, di quelli che ti restano addosso per un pezzo.