L’amore ai tempi del segregazionismo Usa
LOVING, di Jeff Nichols, con Ruth Negga, Joel Edgerton, Michael Shannon. Nelle sale dal 16 marzo
di Irene Merli
Siamo alla fine degli anni Cinquanta, nelle campagne della Virginia. Richard Loving è un modesto muratore dai capelli biondissimi e le mani grandi. Mildred Jeter una sottile, riservata ragazza nera, figlia del principale di Richard.
I due si amano fin da ragazzi e quando si accorgono di aspettare un figlio, vanno a sposarsi a Washington. Richard sta costruendo una casa per la sua famiglia, ma una legge schiavista dello Stato in cui vivono vieta i matrimoni interrazziali.
Così la coppia viene arrestata – Mildred non può neppure essere rilasciata su cauzione, a causa del suo “colore”- condannata a un anno di carcere o a un esilio per 25 anni.
Ovviamente i due non riusciranno a stare tanto tempo lontani da genitori e fratelli, cosi saranno riarrestati e ricacciati fuori dallo Stato che considera i loro figli dei bastardi e loro dei contravventori della legge divina.
Un giorno Mildred, quasi senza crederci, scriverà una lettera al Ministro della Giustizia, all’epoca Bob Kennedy, non uno qualunque.
E da lì ci vorranno anni, ma con l’aiuto degli avvocati della Lega dei diritti civili i Loving ce la faranno a spuntarla: otterranno addirittura una sentenza della Corte Suprema, che nel 1967 deliberò la legittimità dei matrimoni misti in tutta l’America. Dando torto al segregazionista Stato della Virginia.
Data la vicenda, c’erano tutti i presupposti per aspettarsi un film processuale o un melò a tutto pathos.
Nichols, già autore di film interessanti come Mud, Take Shelter e Midnight special ci mostra invece pochi momenti delle vicende giudiziarie, così come lascia quasi sullo sfondo la stagione delle battaglie civili e ci fa capire quanto basta della mentalità razzista delle autorità della Virginia (dai giudici ai poliziotti, non se ne salva uno), senza ricorrere a scene truculente o stereotipi di alcun genere.
Dall’inizio alla fine del film, tutta la sua attenzione si concentra sui Loving, sulla forza della loro relazione di coppia e della loro vita familiare, sempre dignitosa e riservata.
In Loving vediamo quindi rivivere l’amore, la speranza, il coraggio, la paura, la delusione e la pervicacia di due essere umani che combattono per il diritto di amarsi liberamente.
Due persone assolutamente normali, non degli attivisti, che si rivolgono sguardi e gesti delicati, profondamente “veri”, anche nei momenti di più forte difficoltà. Alla fine della sua lunga vita, Mildred in un’intervista dirà del marito: “Lui si era preso di cura di me”.
E quando gli avvocati chiederanno a Richard se vuole fare una dichiarazione per i giudici della Corte Suprema, Loving se ne esce con una frase stupefacente, che qualsiasi sceneggiatore avrebbe giudicato inverosimile: “Dite loro che amo mia moglie”.
Jeff Nichols gioca infatti sul registro intimista per raccontare una vicenda che risulta tanto più toccante perché evita ogni sensazionalismo. Bastano i fatti e i sentimenti per capire cosa devono aver passato queste due modeste persone, come doveva essere l’America segregazionista di quegli anni.
La recitazione di sensibilità sommessa dei due protagonisti, una straordinaria Ruth Negga e un Joel Edgerton quasi irriconoscibile, ci rende poi empatici e vicini i loro personaggi sin dalle prime scene. E dimostra con una forte efficacia interpretativa che spesso sono le persone normali a cambiare la storia con la esse maiuscola.
P.S. Chi scrive ha visto anche Il diritto di contare, di Theodore Melfi, che narra il ruolo rivestito da tre scienziate afroamericane nei primi lanci spaziali americani, nel 1961. E lo consiglia, sia per l’importanza della storia, poco conosciuta agli americani stessi, sia per la bravura delle tre protagoniste.