Frammenti di Kurdistan
di Linda Dorigo
Ammiro la loquacità di Ali. È un grande comunicatore che sa prendere le persone per il verso giusto. Lo fa sempre con grande naturalezza e gli riesce divinamente.
Quando i poliziotti in borghese ci hanno fermati ho pensato che se li sarebbe mangiati vivi. Li ha svergognati così tanto che i poveretti non mi hanno neppure chiesto il passaporto, ma ci hanno mandati via chiedendo scusa per l’accaduto. Ali è diventato il mio idolo.
Tira a lucido l’automobile tutte le mattine. Ci passa prima l’acqua, poi con un panno umido elimina lo sporco, asciuga tutto intorno con uno straccio lucidante, e ripete l’operazione almeno tre volte. Si mette al volante con due cuscini dietro alla schiena, semi di lino in tasca e dà gas come su un ottovolante.
“Sei pulita come la neve. Non permettere alla tua bellezza di essere sporcata”. Ali mi fa vedere una vecchia foto tessera. Mi racconta di quando ha conosciuto sua moglie.
Lei aveva 14 anni e lui faceva il tassista a tempo perso. Un giorno le ha dato un passaggio a scuola e non l’ha più dimenticata. Non si sono visti per quasi tre anni perché Ali è partito militare, ma la sua famiglia sapeva di lei così, il fratello di Ali, un artista che oggi vive a Londra, le ha scritto una poesia. Sheida aveva 17 anni quando si sono sposati.