Dall’altra parte

di Zrinko Ogresta. Con Ksenija Marinkovic, Lazar Ristovski, Tihana Lazovic, Robett Budak, Toni Sestan. Candidato agli Oscar per la Croazia, Menzione speciale al Festival di Berlino 2016. Nelle sale.

di Irene Merli

Faccenda sporca, la guerra. Colpisce colpevoli e innocenti, e lascia ferite lunghe o impossibili da rimarginare. Come nell’ex Jugoslavia, dove il conflitto non è ancora finito, nelle teste e negli animi. Questo film, ambientato nella Croazia dei nostri giorni, sta proprio a dimostrarlo.

Vesna, la protagonista, è un’infermiera che lavora nelle case di anziani malati. Non è giovane né bella, anzi, per i nostri canoni occidentali è in sovrappeso. Ma è indipendente, forte, generosa e competente nel suo lavoro.

Ha un figlio, con moglie e bambino, e una figlia che sta per sposarsi ma non trova lavoro, pur essendo laureata in legge a pieni voti. Per una valida ragione: il loro cognome. Non è per nulla, infatti, che  Vesna  da 25 anni è tornata a vivere a Zagabria: il marito, serbo, allo scoppio della guerra dei Balcani aveva scelto di restare a Belgrado e di combattere con Milosevich. Finendo così col perdere la famiglia, e subendo una condanna per crimini contro l’umanità dal Tribunale  dell’Aja.

Nei giorni in cui si svolge il film, l’ingombrante Zarko è appena stato scarcerato. Una sera, inaspettatamente, chiama Vesna. I due non si parlano da più di 20 anni e lui le manifesterà subito il desiderio di rivederla. All’inizio la donna è ostile, indisponibile, sa benissimo cosa pensano i suoi figli del padre e lei stessa prova odio e rancore per chi le ha spezzato la vita.

Le chiamate però continuano e, poco a poco, quella voce nella notte si fa largo nel suo animo, sgretola la nebbia del passato e suscita ricordi, affetto, compassione. Risveglia persino la sua femminilità. Ma non tutto è come sembra.

E Vesna è destinata a essere di nuovo una vittima, come vedremo nel bellissimo finale, un colpo di scena che spiazza e lascia pieni di dubbi.

Dall’altra parte è un film sulla pesante eredità della guerra civile jugoslava, in una delle sue dolorose declinazioni. Il regista ha scelto attori di grande esperienza come Ksenija Marinkovic (già vista in Sole alto e Una buona moglie) e Lazar Ristovski (Underground e La polveriera) e ha filmato il loro non vedersi furtivo, che genera inquietudine e ansia, girando scene riprese di schiena, filtrate da una tenda o un vetro, inquadrate dietro lo stipite di una porta o di una finestra, come fossero attimi colti di nascosto, visti da una spia.

“Questo è un film sul perdono, e sul riuscire a perdonare senza ferire gli altri”, ha dichiarato Zrinko Ogresta. “Ho cercato di adottare un atteggiamento umanitario, che tutti noi che viviamo qui nei Balcani dovremmo adottare, se vogliamo continuare a vivere come come vicini di casa. Ma parla anche della complessità dell’uomo, di tutti gli strati della personalità che sono complicati e si sovrappongono”. Siamo umani, troppo umani. E quella sporca faccenda che è la guerra ci rende ancora più fragili intricando memorie, fantasmi, cicatrici… difficili anche solo da guardare, figurarsi da lasciarsi alle spalle.