Un Lampo a ciel sereno. Bologna #1

Xm24 e il futuro della Bolognina

di Antonio Liguori
foto di Olta Lamçe

Quest’articolo nasce da una piccola indagine realizzata in Bolognina tra febbraio e marzo 2017. Non può essere inteso come una ricerca antropologica (perché manca un vero lavoro di campo), né come un articolo giornalistico (perché mancano numerosi dati e verifiche degli stessi). È piuttosto il tentativo di inquadrare una serie di tematiche all’interno di una possibile prospettiva di ricerca: è il modo in cui inizierei uno studio di antropologia urbana in questo quartiere.

A gennaio mi sono trasferito in Bolognina, quartiere di Bologna famoso per “la svolta” del Partito Comunista Italiano.
E «Non per caso è avvenuta qui, la svolta», dirà uno degli intervistati di questa breve indagine, ipotizzando che questo luogo sia stato scelto anche per l’attitudine dei militanti del PCI del quartiere, abituati alla disciplina di partito, all’ordine e alle regole.
La Bolognina non è il centro, ma è vi così vicina che potrebbe essere considerata un secondo centro, una finta periferia. Per questo motivo il quartiere è sempre stato il luogo di esperimenti urbanistici, oltre che politici.

Mi sono trasferito in Bolognina, dicevo. E per la precisione a 100 passi scarsi da Xm24, il centro sociale al centro del dibattito politico sul futuro del quartiere. Lo spazio, attivo da 15 anni nelle strutture dell’ex mercato ortofrutticolo, non vedrà rinnovata la convenzione con il Comune di Bologna ed è al momento destinato – dopo il mese di giugno – allo sgombero coatto. Con inevitabili ripercussioni a diversi livelli, dal momento che né i collettivi che abitano gli spazi né la rete di solidarietà costruita attorno al centro sociale sembrano avere alcuna intenzione di consentire questo sgombero.

Il tentativo di chiudere o quantomeno spostare il centro sociale non è una novità: già la convenzione triennale firmata nel 2014 fu l’esito di un percorso difficilissimo che portò alla riduzione degli spazi di Xm24 per garantire la costruzione di una rotonda, legata alla revisione urbanistica del quartiere, nella più ampia cornice del nuovo progetto edilizio dell’ex mercato ortofrutticolo Navile.

Fu molto interessante in quel percorso la caparbietà dei collettivi di Xm24 nel contestare la necessità di ricondurre la propria esperienza ad un’entità giuridica riconoscibile per il Comune, in quanto forma istituzionale. Dopo enormi sforzi, si arrivò alla mediazione nella creazione del Comitato per la promozione e la tutela delle esperienze sociali autogestite per lo sviluppo di laboratori e progetti di inclusione sociale e culturale, che da un lato consentiva la firma della convenzione, dall’altro ribadiva l’esistenza di forme autonome autogestite, non inquadrabili nel linguaggio della Stato e della burocrazia.

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