Sud Sudan: guerra, business e nuove capitali

Un progetto politico e speculativo, mentre il paese soffre

di Raffaele Masto, tratto dal suo blog Buongiorno Africa

Costruire capitali differenti da quelle che lo sono sempre state è un vezzo africano. Pensate ad Abuja, in Nigeria, o a Yamsoukrou in Costa d’Avorio. Ma costruire capitali è anche un business: appalti, investimenti stranieri, grandi imprese di trasporti.

Anche il Sud Sudan ha pensato a costruire una nuova capitale.

Ci ha pensato quando raggiunse l’indipendenza, nel 2011, con un referendum dal risultato scontato ma accolto con grande esultanza e festeggiamenti. E ha continuato a pensarci fino ad oggi sebbene ci sia una delle più devastanti guerre civili del pianeta, con milioni di profughi, rifugiati, sfollati interni e milioni di bambini vittime della fame e della carestia, e altre migliaia arruolati come bambini soldato.

Sì, nonostante tutto questo il progetto è ancora in pista.

La nuova capitale dovrebbe sorgere nell’esatto centro geografico del paese, nel bel mezzo della palude più estesa d’Africa, sommersa dalle acque del Nilo per diversi mesi dell’anno.

C’è già anche il nome: Ramiciel e dovrebbe mettere d’accordo le due più grandi etnie del paese, i Dinka del presidente Salva Kiir e i Nuer del suo rivale ed ex vice presidente Riek Machar.

La nuova capitale dovrebbe costare dieci miliardi di dollari. Imprese cinesi, malesi, sudcoreane in prima fila ma c’è anche la Russia e non mancano imprese multinazionali europee e occidentali. Insomma veramente un grande affare.

Proprio qualche settimana fa il progetto ha ricevuto nuovo impulso. E’ accaduto con la visita del Re del Marocco, Mohammed VI arrivato a Juba, la capitale attuale, con un regalo di cinque milioni di dollari destinati per i primi lavori di Ramiciel.

Il fatto non è trascurabile dato che il Marocco, un po’ in sordina, è uno dei grandi investitori in Africa. Il Sud Sudan aveva già corteggiato il Marocco con un voto a favore per il ritorno di Rabat nell’Unione Africana.

Insomma gli affari sono affari e non li ferma nemmeno la guerra: pozzi petroliferi paralizzati, inflazione all’800 percento, almeno diecimila morti, schiere di bambini-soldati e, non ultimo, un dato che dichiara già scollegata da tutto la nuova capitale Ramiciel: il Sud Sudan, grande il doppio dell’Italia, ha solo 500 chilometri di strade asfaltate.