Dopo più di 10 anni di governo VMRO-DPMNE i Socialdemocratici sono ora alla guida di una nuova compagine governativa. Ma quello della democrazia macedone resta un futuro incerto
di Ilcho Cvetanoski, da Osservatorio Balcani Caucaso
Sei mesi dopo le elezioni anticipate e dopo oltre un anno di governo provvisorio – in carica dal gennaio 2016 – la Repubblica di Macedonia avrà finalmente un nuovo governo. Dopo settimane di negoziati il socialdemocratico Zoran Zaev, ha convinto DUI e la neonata Alleanza per gli albanesi ad entrare nella nuova maggioranza.
Con 62 seggi su 120, l’ex leader dell’opposizione detiene ora una maggioranza risicata nel nuovo parlamento, ma sufficiente per porre fine al lungo stallo politico e agli 11 anni di regno del VMRO-DPMNE.
La formazione di un nuovo governo pone fine ad uno dei periodi più movimentati della vita politica del paese, ma la complessità della situazione e l’arduo compito che spetta al nuovo esecutivo porteranno a nuovi momenti critici che rischiano d’essere altrettanto rocamboleschi.
La Macedonia è pronta per un nuovo modo di fare politica, ha dichiarato il nuovo primo ministro Zoran Zaev nei suoi 20 minuti di intervento davanti al parlamento. Promettendo di “riportare vita in Macedonia”, la sua “agenda politica della riforma” si baserà su tre pilastri fondamentali: economia, giustizia e integrazione euro-atlantica.Mentre Zaev parlava all’aula, le telecamere catturavano un’immagine inedita del parlamento macedone.
Dopo 11 anni di governo, l’ex primo ministro Nikola Gruevski e i suoi compagni di partito sedevano al lato sinistro dell’assemblea, destinato all’opposizione: un’immagine che solo un anno fa sembrava fantascienza.
Dopo mesi di proteste, elezioni anticipate, negoziati e la pressione internazionale, il cambiamento politico è arrivato. Ma la parte difficile arriva ora: lavorare in modo duro e onesto.
Dal punto di vista tecnico, il nuovo governo sarà sostenuto da Socialdemocratici-SDSM (49 deputati), DUI (già partner di coalizione del VMRO-DPMNE dal 2008, con 10 deputati) e Alleanza per gli albanesi (3 seggi). In totale, la nuova maggioranza detiene quindi 62 dei 120 seggi. Come il precedente, il governo avrà 25 ministri (17 per SDSM, 6 per DUI e 2 per l’Alleanza), di cui 8 senza portafoglio.
Va ricordato che l’SDSM ha incluso tra i ministri non solo membri del partito, ma anche esperti indipendenti, leader di partiti etnici minori che facevano parte della coalizione pre-elettorale e uomini d’affari.
Oltre ai tre pilastri principali (economia, giustizia e integrazione euro-atlantica), fra le promesse del nuovo governo Zaev vi sono: il pieno adempimento di tutte le raccomandazioni della relazione Priebe (relazione ad opera di un gruppo di esperti su problemi strutturali relativi allo stato di diritto, commissionata dall’UE dopo lo scandalo intercettazioni della primavera 2015); la creazione di un dipartimento giudiziario speciale che si occuperà dei casi legati alle intercettazioni, guidato dall’Ufficio del Procuratore Speciale; l’uso appropriato delle lingue delle comunità, “che permetterà ai cittadini di esercitare i propri diritti costituzionali in modo più facile ed efficace, senza compromettere in alcun modo la lingua macedone”; l’obbligo di ripristinare la cosiddetta tariffa “di fascia protetta”, operativa in determinati periodi del giorno e durante la notte, che permetteva a molte persone di reddito basso di risparmiare sull’elettricità, e l’abolizione della tariffa mensile per radio e televisione, con 40-50 euro di risparmio annuale a famiglia; l’aumento del salario minimo da 150 a 200 euro, con la promessa dell’aumento a 500 euro entro il 2020.
Non rispettando la tradizione di non criticare il nuovo governo nei primi 100 giorni, i media e gli esperti hanno presentato un elenco di questioni che dovranno essere affrontate.
Innanzitutto, è stato messo in discussione il numero dei ministri. Da un governo riformista, che mira a cambiare la prassi politica consolidata, ci si aspettava un drastico taglio del numero di ministri (in particolare di quelli senza portafoglio, percepiti dai cittadini come figure dallo stipendio elevato senza compiti sostanziali), che è rimasto invece invariato.
Ma non è questo il problema più grande. La preoccupazione principale sono i nomi suggeriti dal partito di coalizione DUI, partner leale del precedente governo dal 2008. Tutti e sei i nomi promossi dal DUI sono stati fortemente criticati dagli esperti e da alcuni media per svariate ragioni.
La riserva principale è che tutti si trovano in quelle posizioni in quanto fedelissimi di partito e non in quanto esperti. I CV di alcuni candidati sono così vaghi che sarebbe difficile considerarli come dirigenti di aziende pubbliche, per non parlare di ministri.
Indipendentemente dal fatto che Zaev ha annunciato un diverso approccio al governare, l’opinione diffusa è che lui, come tutti i suoi predecessori, non può avere alcuna influenza sulle nomine decise dai partner di coalizione.
Da un lato, c’è un elenco di nomi relativamente nuovi e non compromessi da parte di SDSM e dell’Alleanza, che stanno dando qualche speranza per un modo più maturo di fare politica; dall’altro, c’è un elenco di nomi provenienti dal principale partner di coalizione, DUI, gravati da CV deboli e un passato discutibile.
Se di alcuni di loro si dice che manchino di risultati raggiunti nelle fasi precedenti della loro carriera, altri sono ritratti come pesantemente corrotti. Inoltre, alcuni sono stati sospettati in passato per essere coinvolti in atrocità e crimini contro l’umanità durante il conflitto armato del 2001.
Mentre si negoziava la nuova composizione del governo, un grande scandalo ha sconvolto la scena politica macedone e serba.
Alcuni media hanno riportato che il servizio di intelligence della Serbia, BIA, insieme a giornalisti e deputati serbi, avrebbe giocato un ruolo nella crisi macedone a favore di Gruevki.
Come riportato dalla Rete serba per la segnalazione di crimini e corruzione (KRIK ), Goran Živaljević, membro della BIA, in collaborazione con il deputato macedone Ivan Stojiljković, presidente del Partito democratico serbo della Macedonia, avrebbe collaborato con Miroslav Lazanski, giornalista serbo e deputato del partito di governo SNS, a favore del precedente governo.
Secondo diverse fonti, la presenza di Živaljević è stata registrata all’interno dell’Assemblea macedone durante i violenti scontri che vi sono avvenuti il 27 aprile scorso.
Nella fase dei negoziati da sottolineare anche come quelli tra SDSM e la neonata BESA – partito di area albanese – sono falliti a seguito delle dure posizioni nazionaliste espresse da quest’ultima, che insisteva per la completa ridefinizione della struttura del paese. Inizialmente BESA aveva anche firmato a sostegno di Zaev per chiedere il mandato da parte del presidente Gjorge Ivanov.
L’esito dei negoziati e la posizione nazionalista assunta da BESA sono stati interpretati da alcuni analisti come un cavallo di Troia in favore del VMRO-DPMNE, in particolare se si tiene conto che uno dei consulenti politici chiave del VMRO-DPMNE è stato poi assunto anche da BESA.
Gli episodi qui citati danno un quadro della complessa scena politica e degli intrighi che seguiranno nei prossimi mesi. A Zaev non spetta certamente un compito facile. Tenendo presente che tale quadro è ancora sotto l’enorme influenza di Gruevski e dei suoi seguaci, indipendentemente dall’orientamento etnico o politico, Zaev avrà molto da fare.
Questo è particolarmente vero in vista delle elezioni locali in programma quest’anno, unico salvagente per Gruevski e la sua élite. Un’eventuale vittoria di Gruevski e della sua cerchia renderà la vita impossibile al nuovo governo; viceversa, una vittoria della nuova coalizione darà il colpo di grazia ai partiti del governo precedente.