Tutti romani, tutti romanisti

Un libro attorno al calcio e alla romanità

di Christian Elia

Questo è un articolo di parte. Perché sono romanista, non romano, perché Andrea Cardoni è un compagno di viaggio. E ha scritto un libro intelligente. Che non è semplice come dirlo.

Edito da Marcos Y Marcos, Tutti romani, tutti romanisti, parte da una storia, piccola, per allargare lo sguardo a un mondo intero, in un modo che non è comune.

Il contesto: stagione calcistica 1997 – 1998, il derby di andata è fissato per il 1 novembre. In estate, dopo il solito carosello di nomi, da ‘vorrei ma non posso’, al tecnico della Roma Zeman viene recapitato un difensore centrale spagnolo, tra i protagonisti della parabola affascinante del Tenerife, piccolo club capace di grandi imprese.

Cesar Gomez, il suo nome. Pagato 6 miliardi, firma un contratto quadriennale da 1,6 miliardi all’anno. E gioca, in quei quattro anni, solo tre partite. Due scampoli di gara e un’unica grande occasione: il derby.

Titolare per l’assenza dei difensori che giocavano sempre, Aldair e Petruzzi, assieme a un’altra meteora del calcio romano, Christian Servidei. Finisce male, la Roma perde 3-1, il povero Gomez diventa un’icona. Negativa.

Ed è qui che sta il talento narrativo di Cardoni. Parte per un viaggio nella memoria, tra mito e realtà, alla ricerca di voci che ricordassero il difensore spagnolo.

Ne esce un affresco potente, di romanità militante, non solo in senso calcistico. C’è tutto: la grande capitale che ancora non ha perso la sua dimensione strapaesana, il ponentino dei pettegolezzi e delle leggende metropolitane, l’ironia come risposta agli spigoli della vita.

Anche gli alibi, in fondo. Perché a questo povero Gomez qualcuno un contratto lo ha fatto e lui l’ha solo fatto rispettare, messo ai margini della squadra, senza accettare mai una cessione.

Ecco che diventa lui il bersaglio delle frustrazioni, un capro espiatorio, ma sempre con quel distacco ironico, a cavallo tra tragedia e farsa.

Un campionario di voci, di battute, di visioni della vita. Il calcio, alla fine, come potente traduttore dello sguardo sulla quotidianità, più spiegazione che metafora.

La storia di Cesar Gomez ci parla di occasioni mancate, di come la vita sia un sorteggio finito male (la leggenda più bella sul calciatore è quella che lo voleva scambiato con un compagno del Tenerife), di come le storie del pallone e della città, di certe città, siano trame e orditi dello stesso spirito.

Nel libro di Cardoni c’è nostalgia, c’è ironia, c’è disillusione. Nel tifo per la Roma c’è uno struggente amore per la fatica di vivere e di perdere, che come dice una delle voci raccolte: “Se volevo vincere, nella vita, mica tifavo per la Roma”.