“Tenendo conto delle scadenze urgenti non rinviabili in calendario al Senato e delle difficoltà emerse in alcuni settori della maggioranza non ritengo ci siano le condizioni per approvare il ddl sulla cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia prima della pausa estiva”, si legge in una nota del presidente del Consiglio.
di Angelo Miotto
Ci sono cose che succedono, vivendo. Per esempio oggi la ‘grande’ conta quanti compagni delle medie vengano da paesi stranieri e sono 12 su 25. Abbiamo cinesi? Ne abbiamo, certo, poi tre filippini, egiziani, un peruviano (che non ha mai visto il Perù), e altri paesi e altre situazioni dentro un microcosmo di un primo anno di scuola media, dove tutti sono semplicemente quelli della Prima C.
Ci sono cose che succedono, vivendo. Perché le tattiche politiche se ne infischiano, della vita quotidiana, ormai troppo spesso. E la vita stessa, nonostante le norme stolide e ottuse, se ne infischia dei confini imposti. La Prima C è una classe soprattutto di ragazze e ragazzi e son quasi tutti nati in Italia o ci vivono da diversi anni. Insomma, che problema c’è?
Stop invasione, scrive il solito agitatore del malcontento. Ma non c’è nessuna invasione in vista, nemmeno se scrivete titoli ancora più orrendi di quel che si legge quando il bel tempo facilita le traversate, nemmeno quando sempre il calcolo elettorale, e solo quello, porta a perifrasi e frasi ardite sull’aiutare a casa loro.
Anche perché qui agitate la cattiva informazione o i desideri impossibili, mentre stiamo parlando spesso di persone che conoscete da diversi anni, dei figli dei vostri vicini di casa. O dei nostri, perché viene il sospetto che ci siano ancora molti della classe dominante che preferiscano le classi ‘ben’ selezionate.
Ecco perché la frase del Presidente del consiglio Paolo Gentiloni è una sconfitta tutta italiana, perché italiani sono quei ragazzi e ragazze e se non con una legge ci pensa la vita a dirlo, e i legami, e le relazioni.
Questione di un paio di generazioni, il dibattito è pressochè inutile se non per un fatto. Un solo fatto, grave e rivelatore.
Rivela, questo fatto, l’ipocrisia delle false maggioranze, degli equilibri interni e delle trappole pronte a scattare, in un rapporto di forza sbilanciato, perché uno dei due vettori è falso, palesemente falso, quindi il ‘momento’ è irreale.
Anche il momento politico ha sempre più questa connotazione di irrealtà, di quasi totale scollamento, spesso incomprensibile per chi vive una normale quotidianità. L’ultimo giorno di scuola, in un’aula in cui banchi e sedie non vanno d’accordo, la Prima C si divideva a gruppi, affiatati, per raccontare di molte materie parti del programma svolto.
Ragazzi e ragazze in piena scoperta della vita, dove la provenienza diversa è un fatto totalmente irrilevante e, nel caso, prezioso per scoprire una tradizione diversa.
Ha perso, una volta di più, la politica degli assetti di potere. Perde credibilità, perde quel fascino che dovrebbe avere come strumento di risoluzione dei problemi o di conquista continua di diritti, dalla norma scritta su carta fin dentro magliette e scarpe e uno sbadiglio dell’ultima ora.
E questo è imperdonabile.
Certo è Milano, quartiere Dergano, meticcio e ricco di associazioni, buone pratiche, progressiste. (Municipio alle destre, ma qui ci addentreremmo nelle zizzanie autolesioniste).
Certo, chi non ha un parente o un amico o un conoscente nel paesino di provincia che dice ancora ‘negro’, pensando di sentirsi superiore.
Ma chi pensa che le conquiste di una normalità e di una normalissima cittadinanza sia possibile solo in qualche oasi felice farebbe bene a vedere nello ius soli una profezia che si avvererà. Nonostante i cinici sacerdoti degli equilibri e tattiche elettorali. Che hanno perso, con infamia.
Prendete nota: ci sono cose che, semplicemente, succedono. Vivendo.