Viaggiare: il concetto di viaggio gemma dal viatico, cioè da ciò che occorre per il viaggio stesso. L’idea del viaggiare è quindi in origine misurata da ciò che portiamo con noi per il viaggio. In questo tempo estivo la redazione di Q Code Mag proverà a raccontarvi i suoi viaggi, non per forza spostamenti, non solo metafore, in una narrazione collettiva che ci accompagni sotto sole e temporali, fra i palazzi cittadini e gli ombrelloni marini. Buona lettura.
Chi è Maxo?
di Annalisa Bergantini
Maxo si alza tutte le mattine alle sei e accende la pompa dell’acqua per le nostre docce.
Maxo è haitiano, e non so se ha l’età di un ragazzo o di un uomo.
Maxo è spesso sdraiato per terra, vicino al cancello che dovrebbe sorvegliare (e non sorveglia). Oppure è seduto all’ombra del mango, o svaccato sull’amaca tra i due alberi.
Maxo spesso “non ha voglia di fare quello che dovrebbe fare”.
Maxo perché non c’è acqua? Pa connen. Non lo so.
Maxo non c’è corrente. Pa connen.
Internet non funziona. Pa connen.
Ci sono i topi. Pa connen.
L’elettricista un giorno mi dice che Maxo non capisce niente. Io quel giorno dò ragione all’elettricista: Maxo non capisce proprio niente, almeno non di fili, di bottoni da non toccare, di inverter da riaccendere. Darò ragione all’elettricista molte altre volte.
A Maxo piace molto la birra Prestige, che qui si dice senza specificare ‘birra’, tanto ad Haiti si beve solo quella. Quando può, Maxo si beve svariate Prestige e alla fine gli puzza il fiato, e lì davvero diventa tutto un Pa connen, e francese e creolo due lingue non comunicanti.
Maxo è sempre al compound, ma non lo trovi quasi mai. E se lo trovi, è per dirgli che c’è qualcosa che non funziona. E lui ti guarda, sbuffa e non risolve mai il problema.
Maxo la sera, asciugamano in spalla, viene verso le stanze infestate di topi sotto casa mia, e fa la doccia all’aperto, l’unica possibilità che ha per lavarsi. Maxo non l’ho mai visto mangiare, di sera.
Maxo ha per casa una scatola in muratura grande due metri per tre, posizionata all’ingresso del compound. Se lui non c’è, chiude la porta della scatola con un lucchetto. Io non ho idea di cosa ci sia di così prezioso, là dentro, da proteggere.
Andrea, un amico che prima viveva al compound, dice che Maxo guadagna meno di Luc, l’altro guardiano pagato meno di cento dollari al mese.
Quindi Maxo vive con meno ancora di quello che è ‘meno di cento dollari al mese’. E non ha una casa a cui tornare la sera, ma solo una scatola due per tre vicino al cancello del compound.
Andrea dice che Maxo è uno schiavo. Schiavo. Mi dice proprio schiavo. Schiavo, ad Haiti, nel 2017. Schiavo come quell’uomo che nel 1804, una volta liberatosi, ha guidato la rivoluzione e fatto di Haiti il primo paese nero indipendente.
Andrea dice che la nostra proprietaria di casa possiede Maxo, e in varie misure anche tutti gli altri: i guardiani, il giardiniere, e le ragazze delle pulizie.
La nostra proprietaria di casa, che è haitiana come Maxo – e che forse ha l’età più di una donna che di una ragazza – possiede allora non solo dieci case, che le fruttano quindicimila dollari al mese, ma possiede anche la vita di cinque tra uomini e donne, più un paio di ragazzini figli loro.
Oggi ho incontrato Maxo per strada, tornando a casa. Mi sono fermata e gli ho chiesto se voleva salire in macchina per tornare. Di solito Maxo non sale sulle macchine alte e bianche, o meglio le macchine alte e bianche non si fermano a far salire Maxo.
Comunque, siccome “Maxo non capisce niente”, ci ha messo un po’ a capire che mi ero fermata per offrirgli un passaggio. Poi ha fatto il giro della macchina, ed è saltato su.
In quei cento metri di strada, seduti per una volta uno vicino all’altra, gli ho chiesto come stava. E lui mi ha risposto che è ‘anpil fatigué’, che ho capito che vuol dire molto stanco.
Appena entrati dal cancello del compound, qualcuno gli è andato incontro con una delle solite richieste, stavolta non c’era acqua. E stavolta senza sbuffi né pa connen, Maxo è andato dritto all’altro lato del compound per accendere il generatore, e d’un tratto ha cominciato a correre, ridendo e urlando, tirando sassi dietro a un topo.
Ho guardato la scena da casa, ridendo pure io. E chiusa la porta, ho ripensato alla domanda di Andrea: “dite che non capisce niente, non ha voglia di fare niente, ma chiediamoci: chi é Maxo?!”