Sparire in Argentina non è solo storia, non è solo il tragico ricordo della dittatura militare
di Andrea Cegna
In Argentina si sparisce ancora oggi.
Dal dal 1983 al 2015 sono scomparse nel nulla qualcosa come 6.040 persone.
Drammaticamente l’orologio della sparizione forzata ha continuato a battere e continua a dare il tempo di un paese che non ha mai risolto i terribili anni della dittatura.
L’ultimo in termini di tempo si chiama Santiago Maldonado, 28enne artigiano. E’ sparito il 1 agosto scorso, portato via dalla gendarmeria nacional durante lo sgombero di un presidio e dopo l’incursione armata in una comunità Mapuche (popolo indigeno).
Siamo a Cushamen, nella provincia di Chubut, i Mapuche erano in strada per chiedere la liberazione di Facundo Jones Huala.
Dopo lo sgombero la polizia ha rincorso, sparando, diverse persone fino all’interno della comunità. Santiago era lì, era con i Mapuche e i racconti lo ricordano mentre scappa dalla polizia.
Una delle ipotesi in campo è che in verità Maldonado sia stato ucciso nell’operazione repressiva, ed il suo corpo nascosto. La certezza è che da oltre un mese non si sa nulla di lui, e chi all’interno delle istituzioni sa sta zitto e copre l’operato della gendarmeria nacional.
La vicenda Maldonado è diventata mediatica grazie ad una campagna social che sta portando in mezzo mondo utenti di Facebook e Twitter a scrivere sulle proprie bacheche “Donde esta Santiago Maldonado?”.
Dai social alla stampa e alla politica. L’organizzazione dei giornalisti Comunicadores de la Argentina ha lanciato un appello alla stampa, nazionale e non, nelle scorse ore: “Chiediamo il vostro aiuto perché diate notizia della sparizione forzosa di Santiago Maldonado, come tale è stata definita dalla procura che si occupa del caso a dagli organismi per i diritti umani. Vi sollecitiamo a chiedere del detenuto-desaparecido in ogni occasione che vi si presenti, davanti ai rappresentanti diplomatici, ai funzionari del governo argentino che visitano i vostri paesi e anche agli artisti, sportivi ed accademici”.
Scuole, squadre di calcio, artisti, attivisti politici e cittadini semplici stanno tenendo alta l’attenzione sul caso. Il primo desaparecidos nell’epoca del presidente Macrì sta diventando un grattacapo enorme per il governo.
Quel che si sa del caso di Santiago mette i brividi e sposta l’orologio della storia indietro di anni: la ricerca di Maldonando sarebbe infatti iniziata solo 36 ore dopo la sua scomparsa. Se non bastasse il ritardo, si scopre che a coordinare le operazioni è stato messo Pablo Noceti.
Noceti è un losco figuro, un nome noto nella storiaaArgentina. Pablo Noceti è stato per anni avvocato difensore dei repressori al tempo della dittatura.
Ora è capo-gabinetto della ministra degli Interni del governo Macrì, Patricia Bullrich, nei ’70 vicina ai Montoneros (movimento peronista).
Il caso Maldonado, così come le storie di chi sta alla dirigenza del ministero degli Interni, mostra un pastrocchio amministrativo buono solamente a cancellare storia e ricordi.
Las Madres de Plaza de Mayo hanno organizzato il 1 settembre una marcia a Buenos Aires, ad un mese esatto dalla sparizione di Maldonado. Nel testo dell’annuncio si legge: “Questa nuova sparizione nella nostra democrazia, si iscrive nella continua attività d’aggressione alle comunità Mapuche, e riporta alla luce una metodologia aberrante che è stata sistematicamente applicata negli anni del terrorismo di stato, e costituisce un fatto di enorme gravità in materia di diritti umani.”