Cronache quotidiane da Barcellona

Andrea Geniola è autore per QCode dei Quaderni catalani. In questi giorni i suoi dispacci sui social raccontano notizie di chi vive i giorni del referendum non da osservatore, ma da cittadino di Barcellona. Per questo vi proponiamo alcuni spunti interessanti.

Le foto sono di Victor Serri

 

Primo ottobre, notte. Cari tutti. sono appena tornato a casa dopo una giornata cominciata alle 5h. Una giornata durante la quale ho visto il meglio e il peggio dell’essere umano. La determinazione civile e pacifica della gente e la brutalità e fanatismo della repressione. E qui, scusatemi, non ci può essere equidistanza. Da una parte c’era gente inerme ma determinata che voleva soltanto (udite udite) depositare un voto in un’urna, che per illegale o legittimo che fosse è pur sempre un voto. Dall’altra delle forze di polizia aizzate da tempo dalla maggioranza dei partiti spagnoli e dai mezzi di comunicazione affini, e inviate da un governo che rappresenta oggi la vergogna d’Europa. Il bilancio lo conoscete oramai. E ciononostante la repressione brutale non è riuscita ad annichilire la determinazione popolare. Sono stanco, vado a dormire e il mio articolo, con i dettagli di quello che ho visto e quello che umilmente penso possa essere il futuro, lo leggerete martedì. Buona notte e scusate se non vi ho fatto avere notizie prima ma mi era impossibile.

 

30 Settembre

Barcellona: CRONACHE DA UN SEGGIO ELETTORALE/3
La giornata è trascorsa in maniera gioviale e serena. Colazione collettiva, concerto con gli studenti e professori del Conservatorio nella hall della scuola, pitture murali con i bambini, pranzo, ginnastica, film per i bambini, torneo di ping-pong e soprattutto cambio per quelli del turno di notte. Ancora una volta la solidarietà (inusuale in una grande città come questa) del vicino mercato e l’autorganizzazione delle famiglie ha garantito gli approvvigionamenti.
Domani però la giornata si prospetta complicata. Prima dell’ingresso a scuola per legge il collegio elettorale va lasciato libero, dato che la commissione elettorale deve entrare in un luogo “pulito” e aprire i seggi. Quello sarà il momento in cui sarà compito delle forze dell’ordine sequestrare i seggi, le urne e le schede, e magari notificare reati o identificare i responsabili della commissione elettorale. In quel momento il ruolo della comunità educativa (abituata a grandi lotte per l’educazione pubblica e contro i tagli in questi anni) si sarà esaurito e solo davvero la mobilitazione del quartiere potrà rendere impossibile l’applicazione della via repressiva. E tutto questo con l’incognita (si fa per dire) di una manifestazione dei falangisti (autorizzata dall’autorità competente, ma non ci sorprende più nulla) a poche centinaia di metri dalla nostra scuola.
Insomma, per chi è abituato alle lotte studentesche, sindacali e sociali, nulla di nuovo, ma per molte persone “d’ordine” si tratta di un impatto crudo e sconcertante con la realtà della contraddizione tra legalità e legittimità. Ed è in questi interstizi che questa situazione sta rappresentando una grande scuola politica e di vita per migliaia di persone, un contatto con una realtà che non conoscevano e pensavano fosse solo parte di qualche cronaca da manifestazione organizzata da facinorosi. In qualche maniera è la perdita d’innocenza di parti consistenti della popolazione catalana.
Domani, nella misura del possibile, cercherò di tenervi al corrente.

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Barcellona: NOTIZIE DA UN COLLEGIO ELETTORALE/2.
Ieri sera si sono presentati a scuola i Mossos (la polizia catalana). L’agglomerazione di persone (le famiglie all’interno e gente sconosciuta che è venuta a presidiare e osservare all’ingresso e accomodatasi sulle sedie portate da casa) è stata sufficiente a limitare l’azione poliziesca all’identificazione dei presenti. L’avvertimento è stato però tassativo: domenica mattina il collegio verrà sgomberato e chiuso. A quanto pare per ragioni di logistica Mossos, Policía Nacional e Guardia Civili si sono divisi le aree di influenza. La sensazione è che le forze di polizia dispiegate possano non essere sufficienti a controllare tutta la città ma comunque sì sufficienti a creare una situazione di disordine e boicottaggio de facto del referendum. Ma per il momento c’è bassa intensità, anche se le persone identificate saranno denunciate con tutta probabilità per “disobbedienza” e “sedizione”. C’è notizia di piccole provocazioni, qualche atto vandalico contro le occupazioni, ma per il momento nulla di preoccupante. Il sindaco di un paesino (che scusatemi adesso non ricordo…) ha avuto la geniale idea di far togliere le porte a tutti gli edifici pubblici del comune, rendendone impossibile o impraticabile la chiusura. Attorno a casa sono comparse svastiche sui muri accompagnate da scritte “somos españoles”.

 

 

29 Settembre.

NOTIZIE DA UN COLLEGIO ELETTORALE.
Al momento dell’uscita dei bambini da scuola l’assemblea delle famiglie (in seguito al mandato della votazione di ieri sera: 55 sì, 2 no, 3 astensioni) ha preso possesso dell’edificio scolastico; legalmente lo può fare come entità giuridica riconosciuta. Le famiglie si sono organizzate in turni per tenere aperta la scuola fino a domenica mattina, quando si trasformerà in collegio elettorale, e così impedirne il sequestro. Abbiamo notizia di collegi sequestrati ma nella nostra scuola l’alto numero di persone accorse a dare una mano lo ha reso fino a questo momento impossibile. Il quartiere si è attivato per difendere la comunità educativa; quelli del vicino conservatorio, abitanti dei dintorni vengono chiedere come possono aiutare. Un gruppo di fruttivendoli del vicino mercato ha portato casse di frutta mentre genitori e bambini giocavano a pallone nel patio. Il clima è gioviale, festoso e di grande comunione civile. La parola “nazione” e “nazionalismo” oramai la sento pronunciare solo dai mass media. Adesso faccio una ciambella da portare domani a colazione. Come si può equiparare tutto questo al leghismo, alle guerre balcaniche, al populismo xenofobo, io non lo so.

 

“PUIGDEMONT USERA’ I BAMBINI COME SCUDI UMANI…”.
Credo che questo articolo, per titolo, contenuto e intenzioni, sia un vero insulto all’intelligenza e un attacco (l’ennesimo) alla convivenza che caratterizza (con tutti i suoi limiti) la vita in Catalogna. Caro signor direttore de “La Razón”, i nostri figli ci chiedono perché un elicottero della Policía Nacional staziona da giorni sul nostro quartiere, in questo istante ad altezza da operazioni di guerra. Cosa gli dobbiamo dire ai nostri figli? Che ci venite a portare l’ordine, la democrazia e la convivenza?
Mi sento profondamente ferito da questo articolo, come genitore che oggi dovrà a andare a prendere sua figlia e spiegargli perché c’è la polizia che chiude la scuola. Una scuola per un bambino dell’asilo è il secondo luogo della sicurezza, dopo casa, è la sua comunità, fatta di bimbi di diverse origini, lingue e colori. Si rende conto di quello che state facendo?
Caro signor direttore de La Razón, lei sicuramente ha dalla parte “la ragione” come recita la testata che di certo meritatamente lei dirige. Però la dovrebbe preoccupare molto il fatto che domenica gente come lei si troverà dinnanzi anche la comunità educativa. Questo dovrebbe farla riflettere.

 

A mio parere ci sono tre livelli che vanno delimitati con rigore nei commenti di questi giorni sulla questione spagnola e catalana.
Il primo, quello della partecipazione civile e responsabile, in accordo con le proprie idee e principi, ma informata ed argomentata, possibilmente non preda di emozioni comunque legittime. Il secondo, quello dell’elaborazione argomentata di un punto di vista analitico che prenda atto della realtà fattuale e non si faccia inghiottire dalle dinamiche sovrastrutturali, insegua la propaganda altrui o si faccia prendere dalla voglia di apparire. Il terzo, quello della ricerca rigorosa delle ragioni di fondo, delle linee di tendenza e delle possibili spiegazioni attraverso vari livelli di studio di caso.
Questo testo appartiene a quest’ultima categoria. Si tratta di una proposta che cerca di individuare alcune (e ripeto solo alcune) delle linee di tendenza e divaricazione tra istituzioni catalane e spagnole e tra spagnolismo e catalanismo durante la fase di costruzione dell’autonomia catalana e di consolidamento ed evoluzione della Spagna post-franchista, circoscritta cronologicamente tra 1980 e 2003.
Buona lettura.

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