A quattro anni dalla scomparsa di sua moglie Samira Khalil, lo scrittore e dissidente siriano Yassin Al-Haj Saleh ha iniziato a scrivere per lei lettere aperte, pubblicate in arabo e inglese sul sito AlJumhuriya.net. Nelle lettere racconta come è cambiata la Siria durante i tre anni e sette mesi dalla scomparsa di Samira, a partire dal primo attacco chimico sulla Ghouta Orientale, proseguendo con la narrazione delle vicende internazionali e locali che hanno ridisegnato il conflitto siriano. Accanto alla narrazione storica e alle riflessioni di natura politica, le lettere aperte rappresentano l’unica forma possibile di comunicazione, sebbene a senso unico, tra Yassin e Samira.
Lettere a Samira (1)
di Yassin Al-Haj Saleh, tratto da Le voci della libertà
traduzione di Sami Haddad, revisione di Filomena Annunziata
Nella tua prigionia lunga e inaccessibile, Sammour[1], ti starai forse chiedendo come mai io non sia riuscito ad aiutarti in tutto questo tempo.
Forse hai creduto che io potessi aiutarti, ed ecco, sono passati tre anni e sette mesi e tu sei ancora prigioniera; non sai niente su di me, e io non so niente di te.
Cercherò di darti delle risposte in questa lettera e in altre. Tuo marito continua a essere uno scrittore senza nessuna «arma» che le parole. Tu credevi che io avessi, anzi che noi, insieme a Razan[2], avessimo contatti e conoscessimo personalità influenti che potessero aiutarti. Cercerò di risponderti anche su questo.
Per prima cosa lasciami spiegare cosa è successo durante la tua assenza, e come sia accaduto che io non sia stato in grado di fare nulla per te e me stesso in questa situazione crudele.
Mettiamo per ipotesi che tu esca ora dal mondo dei desaparecidos e volessi sapere cosa è successo durante la tua assenza. Scrivo queste lettere con l’intento che questi scritti siano d’aiuto a capire tutto questo. E alla luce di questo intento tu le leggerai perché tu sei il mio interlocutore e a te scrivo, ma ipotizzo che anche Razan, Wael[3] e Nazim possano leggerli.
E anche Fa’eq e Jihad[4] che sono ancora prigionieri del regime di Assad, o Firas e Ismael[5] anch’essi prigionieri, ma nelle mani di Daesh[6].
Sammour, ricordi che giunsi nel sobborgo di Ghouta all’inizio di aprile 2013. Pochi giorni dopo sono accaduti due fatti. Primo, la comparsa di Daesh in seguito alla scissione all’interno del fronte di Al-Nusra, che ha richiamato jihadisti da tutto il mondo arabo (ho visto di persona uno di loro nella Ghouta Orientale, ho dimenticato il suo nome, ma era di nazionalità saudita); secondo, il palese intervento di Hezbollah libanese a fianco del regime nella città di Qusayr.
Durante questo mese iniziò il conflitto fra sunniti e sciiti, fatto che costituisce un nuovo problema per la rivoluzione siriana.
Tu, Razan ed io abbiamo lasciato Damasco all’inizio di una nuova fase nella rivoluzione siriana, che si era trasformata, diventando in quel periodo un problema mondiale con nome “questione siriana”. Questa trasformazione non era chiara né per noi né per gli altri, così come tutti gli avvenimenti storici non sono compresi dalle persone se non dopo un certo periodo, talvolta lungo.
Ero a Raqqa quando ho cominciato a capire che il quadro nazionale del conflitto siriano stava crollando, durante la seconda metà del 2012, cioè dopo un anno intero dall’inizio di questo processo. Con l’invito del regime a iraniani, iracheni e libanesi a partecipare al massacro, e con i jihadisti sunniti provenienti da decine di paesi diversi che accorrevano per partecipare allo stesso massacro, e con così tanti attori regionali e internazionali che lo alimentavano, il nostro non era più uno scontro tra siriani. Nessuno si è accorto di questo crollo prima di questo momento e nessuno ha fatto nulla per fermare questo processo.
Sammour, eravamo nella Ghouta noi tre, io te e Razan, quando c’è stato il colpo di stato di al-Sisi contro il presidente eletto dei Fratelli Musulmani Mohammad Morsi. Al-Sisi ha avuto il sopravvento sull’onda di un malcontento popolare reale, ma l’Egitto si è trasformato in un caposaldo della controrivoluzione nella regione, e dopo il colpo di stato è diventato un sostenitore del regime di Assad.
Tu e Razan eravate a Douma e io ero a Raqqa quando c’è stato il massacro con le armi chimiche. Razan ha documentato il massacro con due rapporti pubblicati dal Centro di documentazione delle violazioni (VDC), e tu testimoniavi il massacro attraverso la tua pagina Facebook. Wael e Nazem erano ancora a Damasco in quel momento. Perciò non c’erano altri testimoni come voi due, due donne laiche, che non sono originarie del posto, con lunga storia di opposizione al regime, che parlano chiaramente riguardo a questo massacro, ai dettagli, a chi l’ha perpetrato e alle sue vittime.
A quel tempo stavo scrivendo, su richiesta di un’organizzazione giuridica egiziana, un lungo articolo sull’andamento della rivoluzione siriana e sul suo percorso dopo quasi due anni e mezzo dal suo inizio (questo articolo si trova nel mio libro “The Impossible Revolution” che è uscito nella primavera del 2017 – in arabo – ed è dedicato a te e alla Siria).
Sammour, per un certo periodo ci è sembrato possibile che il regime venisse punito per i suoi crimini e ho incluso questa nell’elenco delle varie possibilità in quel tempo, ma mentre stavo ancora scrivendo l’articolo, gli avvenimenti sono arrivati a minimizzare la portata della punizione del regime finché il ministro degli esteri americano John Kerry ha dichiarato, durante la prima settimana di settembre, a Londra, che se avessero dovuto colpire il regime, ci sarebbe stato un attacco incredibilmente lieve!
Incredibile! Queste persone, che si sono autoelette custodi della legalità internazionale, informano un criminale che ha violato le leggi internazionali che forse saranno costretti a punirlo, ma gli assicurano che la punizione non gli nuocerà, né intaccherà la sua capacità di perpetrare crimini!
Non passò che una settimana che costoro si accordarono con i russi per la consegna delle armi chimiche in cambio della sua salvezza. Il regime conservava così la sua salvezza e la sua capacità di uccidere con questo tipo di armi, consegnando solo una gran parte del suo arsenale chimico. Gli americani hanno poi dichiarato che il regime aveva collaborato per ciò che riguarda la rinuncia alle armi chimiche.
Il problema per la comunità internazionale con il regime siriano era la violazione della legge dei potenti e non l’uccisione degli innocenti. Il regime ha capito da questo accordo che aveva tutte le ragioni per continuare a uccidere i suoi sudditi con tutti mezzi eccetto le armi chimiche. Ha capito, in realtà, che poteva ucciderli persino con le armi chimiche (che conservava in grandi quantità, sapendo che gli americani pretendevano di illudersi su questo argomento), a condizione che ciò non suscitasse troppo clamore al punto da mettere in difficoltà gli americani, che lui conosce certo meglio di noi.
Sammour, il regime ha usato il gas fluoro negli attacchi in diverse zone del paese dopo l’accordo sulle armi chimiche ispirato da Israele, secondo le dichiarazioni di un ex ministro israeliano. Non solo gas fluoro ma anche il sarin.
Nell’aprile scorso il regime ha bombardato con il gas sarin Khan Sheikhoun; sono morti circa 100 martiri. L’amministrazione Trump ha risposto (Donald Trump è il presidente americano eletto dopo Obama ed è un vero animale, la cosa migliore che ha fatto finora è definire Bashar Alasad un animale). Qual è stata la risposta dell’animale americano al nostro animale? Hanno colpito la base aerea di Shayrat da dove sono partiti gli aerei che hanno bombardato Khan Sheikhoun, ma solo dopo aver informato i russi che hanno avvertito ovviamente in tempo il regime. (Senti la nausea Sammour? Questo è sono l’inizio, devi superare questo senso di nausea Sammour). Pare che le perdite del regime dopo il bombardamento americano siano state solo materiali.
Sammour, tu sai che il regime ha usato i barili bomba su larga scala dopo l’accordo sull’arma chimica.
Non so se la Ghouta orientale ha subito bombardamenti con i barili dopo il massacro chimico. Ma ho visto con i miei occhi barili che scendevano piano piano dagli elicotteri sopra la città di Raqqa nell’agosto e settembre del 2013. Quei barili avevano dei paracaduti per rallentarne la caduta, non so per quale motivo e non so se tutti i barili bomba avessero il paracadute. La cosa terribile è che uno non può sapere dove cadranno e come proteggersi da loro.
Tu sentivi come me, oh Sammour e hai letto probabilmente prima della tua sparizione qualcosa riguardo il gruppo degli Amici del popolo siriano, un gruppo di paesi che in teoria avrebbero dovuto aiutare i siriani al di fuori delle Nazioni Unite, paralizzate dal veto russo e cinese nel Consiglio di sicurezza. In quei giorni la gente sentiva parlare di quel gruppo per l’ultima volta. Gli americani lo hanno condotto alla sua fine. La loro fedeltà all’accordo di ispirazione israeliana sull’arma chimica era più forte di ogni fedeltà verso il popolo siriano o ai principi della giustizia.
Dopo un po’ e prima della fine del settembre 2013 c’è stato un altro fatto importante. Liwa al-Islam (la brigata dell’Islam), la fazione che tu conosci a Douma, si è trasformata in esercito con il nome di Jaysh Al-Islam. Questo gruppo è legato all’Arabia Saudita e da lì prendono i loro finanziamenti. La stessa Arabia Saudita che, su suggerimento americano, è intervenuta alla fine del 2012 per impedire ai combattenti di entrare a Damasco, quando c’è stata una forte spinta liberatrice che sembrava in grado di far cadere il regime.
Nella migliore delle ipotesi Jaysh al-Islam era parte del conflitto sunnita-sciita, ma non aveva niente a che fare con la rivoluzione siriana.
Nella peggiore era una formazione locale con prospettive molto limitate che aveva creduto di essere un emirato indipendente appoggiato da un impresario regionale altrettanto privo di qualsiasi autonomia: l’Arabia Saudita.
Sammour, preparavamo la tua uscita dalla Ghouta verso Damsco e avevamo degli amici che lavoravano per questo. Tra di loro c’era il martire Mahmoud Modallal. Non sai che Abo Morshid fu ucciso? Quanto sono dispiaciuto! È morto nell’aprile 2015 durante un doppio attacco su Harasta. Il regime bombardava una zona, ma quando i soccorritori arrivavano colpiva una seconda volta. Abo Morshid se ne è andato seguendo suo figlio martire, Sammour.
Sai che anche Abo Saeed è morto? Te lo ricordi? Abbiamo trascorso una serata nella sua casa a Malihah dopo il tuo arrivo nel maggio 2013. Abo Saeed mi ha procurato la mia prima carta d’identità falsa, te lo ricordi?
Non sai che Abo Eizz è morto, forse non te lo ricordi: era in viaggio verso la Giordania e probabilmente è caduto in una trappola.
Sammour, se ne sono andati tutti, Sammour. I giovani migliori.
Avrei voluto raccontarti di cosa è accaduto dopo la tua sparizione, ma forse era necessario richiamare questi avvenimenti come una premessa.
Continuerò in un’altra lettera.
Ti prego di aver cura della tua salute.
Baci, amore mio.
Yassin
NOTE
[1] Nome affettuoso per Samira
[2] Razan Zaitouneh, avvocato e attivista per i diritti umani, ha fondato il network LLC – Local Coordination Committee in Siria, con lo scopo di documentare le atrocità del regime sulla popolazione.
[3] Wael Hamada, marito di Razan Zaitouneh, sono stati rapiti insieme ai colleghi Samira Khalil e Nazem Hammadi nel Dicembre 2013 nel sobborgo di Douma.
[4] Fa’eq Al-Mir dirigente del Partito Democratico del Popolo siriano, fondato da Riad at-Turk, è stato arrestato nel dicembre del 2006 dal regime siriano, rilasciato, è stato arrestato di nuovo nel 2013. Jihad Asa’ad Mohammad, attivista e giornalista, è scomparso nello stesso periodo.
[5] Membri del concilio locale di Raqqa, ancora dispersi.
[6] Nelle lettere useremo l’acronimo Daesh che sta per l’arabo ad-Dawla al-Islāmiyya fī al-ʿIrāqi wa sh-Shām (Stato islamico dell’Iraq e del Levante) al posto del comunemente noto IS o ISIS