Cronache dalla 35esima edizione del Torino Film Festival
di Alessandro Rocca
La 35esima edizione del Torino Film Festival si è aperta venerdì 24 novembre senza il tradizionale tappeto rosso che aveva caratterizzato le ultime edizioni, elevando la manifestazione torinese al rango delle più blasonate, quella veneziana e quella della festa del cinema di Roma.
Il festival quindi lascia l’auditorium del Lingotto da 1500 posti per tornare nella sua casa, la Mole, sede del museo del Cinema, rinuncia a tre sale per le proiezioni, nessuna star come madrina, ma solo l’intervento di quattro personalità piemontesi del mondo culturale per raccontare il cinema e le altre arti e professioni. Non so quanto azzeccata sia stata la scelta, e le polemiche sia politiche che di contenuto, sono fioccate sui giornali e sui social, ma rimane un dato, che a Torino è una certezza: i protagonisti qui sono i Film e il pubblico. Le code ai botteghini non sono mancate fin da subito.
Molte come ogni anno le sezioni del festival, oltre a Torino 35 per il concorso, Festa mobile, After Hours, Onde e i documentari.
Tutte offrono titoli che si interrogano sui grandi problemi che affliggono la nostra società e il nostro pianeta: il conflitto generazionale, l’influenza dei social network, la sovrappopolazione, i cambiamenti climatici, le oscure trame di chi governa il mondo e con le proprie scelte determina la vita di milioni di persone e i fragili equilibri tra gli stati.
Santiago Mitre, tra i giurati del concorso principale del #TFF35, torna Festival con il suo ultimo lavoro, “La cordillera” ( https://youtu.be/9k0207w9jvw ).
In un albergo sulle Ande è in programma un summit tra i presidenti dei paesi dell’America Latina per dettare le regole di un nuovo accordo petrolifero, capace di restituire centralità geopolitica a tutta la zona.
Il leader argentino (interpretato da Ricardo Darín) tesse la sua trama ma è anche costretto ad affrontare la crisi della figlia. L’opera quarta di Santiago Mitre (vincitore di due premi al TFF 2015 con Paulina) è un implacabile thriller morale che mescola ragion di stato e fantasmi personali.
“Revenge” è un film che parte piano e poi improvvisamente esplode. Un po’ Tarantino, un po’ Rodriguez, è la storia di una battuta di caccia che non va esattamente come dovrebbe. Molte le citazioni a film che hanno fatto la storia, da “Rambo” ad un “Tranquillo weekend di paura”. La protagonista è Matilda Lutz, gia protagonista di “The Ring 3” e “L’estate addosso” di Gabriele Muccino. In questa pellicola la giovane e promettente attrice si cala in un personaggio che compie una trasformazione, diventando da preda a predatrice.
In conferenza stampa ammette di non aver avuto molto tempo per prepararsi alla parte, essendo stata scelta all’ultimo minuto, quando le due attrici che avevavo avuto la parte durante i provini si sono spaventate una volta arrivate sul set. Piani sequenza lunghi anche due minuti, correndo a piedi scalzi nel deserto roccioso con un’arma pesante in mano. Scene notturne al freddo in una grotta.
Insomma una prova fisica oltre che attoriale. Come ha sottolineato l’attrice è stato determinante il rapporto di fiducia creatosi sul set con la regista Coralie Fargeat, in un cast completamente maschile.
Una prova d’attrice molto interessante è anche quella che offre Noomi Rapace nel film che nelle sale italiane uscirà come “Seven sister” , presentato al #TFF35 con il titolo originale “What Happened to Monday?”. Diretto dal giovane talento norvegese Tommy Wirkola, è la storia di sette gemelle, ambientato in un futuro distopico dove vige la legge del figlio unico.
Durante a conferenza stampa di presentazione del film la Rapace ha svelato che nella sceneggiatura originale, all’inizio erano 7 fratelli i protagonisti. “Il regista ha poi deciso di cambiare e puntare su 7 donne, perchè i legami femminili, si sa, sono più forti e ha voluto fossi io a interpretarle. È stato molto bello per me saperlo, un vero onore”.
E’ stato necessario un anno di scrittura per poter rendere credibili, uguali ma diverse le sette sorelle. La fonte di ispirazione principale per l’attrice è stata scavare in se stessa, dando a ognuna delle sorelle una diversa caratteristica delle varie fasi che hanno attraversato la sua crescita e maturazione: la ribellione, l’adolescenza, la consapevolezza.