Un cinema, un mondo, un racconto
di Tano Siracusa
Una di queste volte vengo con te e andiamo a Marrakech, dice Gero in una clip ritrovata cercandone altre.
Gero Mezzano è il proprietario di un cinema a Porto Empedocle che fino a qualche anno fa dava il Faust di Sokurov e Il mare dentro di Amenàbar, e dove ormai non va quasi più nessuno.
Chi va, se gli capita di essere l’unico spettatore, può scegliere fra gli ultimi tre o quattro film proiettati, per lo più opere escluse dal circuito della grande distribuzione, alcune delle quali sono state presentate con l’autore in sala nelle rare serate con qualche decina di spettatori.
Gli empedoclini hanno assistito impassibili al declino dell’unica sala cinematografica della loro cittadina, forse memori dei suoi trascorsi successi, difficilmente perdonabili, mentre i numerosi cinefili del capoluogo erano troppo occupati a organizzare i loro cineforum per dare una mano, arginare la crisi, provare a invertire la tendenza.
Le quattro sale di Agrigento proponendo a raffica film di successo hanno poi finito con lo sbaragliare un cinema che aveva sempre puntato su una programmazione di qualità e ha continuato in direzione ostinata e contraria.
Adesso andare al cinema di Gero è come entrare in un mondo parallelo, non solo quello del film, ma quello magico dei cinema di una volta, nelle cui ombre il proprietario stacca i biglietti, accompagna in sala, emerge e affonda come una sorta di mitologico custode, officiante di antichi, ingenui prodigi.
Anche se ormai pure lui ha dovuto mettere da parte le pellicole e uniformarsi alla tecnologia digitale.
Per il centenario del cinema, nel ’94, assieme a un altro appassionato Gero Mezzano ha realizzato un pregevole montaggio di un’ora e mezza con spezzoni di film celebri, sul filo del rapporto fra immagini e musica. Un omaggio raffinato al cinema e alla sua storia.
Proprietario di un cinema e appassionato di cinema, alla lunga ha dovuto sperimentare la problematica coesistenza delle ragioni della cassa con quelle del cuore, della proprietà e della passione, almeno in questa periferia estrema della Sicilia che ha dato i natali a Camilleri e Pirandello e dove i confini fra la realtà del dramma e la sua rappresentazione sono più incerti.
Andarlo trovare nella sua sala è allora come entrare nella scena di un film in cui per due ore si rimane irretiti, spettatori e protagonisti.
E non solo perché mentre le immagini scorrono sullo schermo ogni tanto appare nel controluce offrendo un liquore dolce o altre prelibatezze locali, ma perché con il tempo e i dispiaceri Gero si è ulteriormente affilato, sino ad assumere la diafana sottigliezza e l’evidenza ambigua che lo fanno apparire della stessa sostanza delle immagini che proietta.
Anche se la sua è una magrezza nervosa, eccitata, scattante. Quell’unico spettatore ha il potere infatti di suscitare nel proprietario del cinema, ormai settantenne, un’ allegria cinetica contagiosa e gentilezze d’altri tempi, che fanno avvertire quella sala vuota come il luogo di un principesco intrattenimento.
Le sue apparizioni fugaci durante la proiezione per informarsi se c’è ancora freddo o fa troppo caldo o per offrire una degustazione fanno parte di una cura premurosa e discreta dello spettatore che si conclude alla uscita dalla sala, per strada, dove scambia competenti opinioni sul film offrendo delle sigarette sottili come il suo profilo.
Normale che il suo piccolo pubblico gli sia molto affezionato. Una di queste volte vengo con te e andiamo a Marrakech, dice Gero in quella clip.
Il suo invito è tornato in queste giornate natalizie con poche luci e pochi amici in giro, risuonando convincente come in un film. Come sono le storie che si vedono sugli schermi e che accadono talvolta nella vita, inverosimili eppure reali. Come il suo cinema, che rimane comunque aperto.
In effetti a Natale c’è chi viaggia, ho pensato. A volte sono partito anch’io.
Ho messo perciò la clip ritrovata fra le riprese fatte in questi giorni ad Agrigento e in giro e poi, sempre più frequenti, immagini di Chaouen e Marrakech, di quel viaggio che una di queste volte faremo.