Canto Clandestino. Teatro degli Incontri.

Questo è un canto clandestino, fuori dall’abisso, alla Stazione centrale di Milano, il “porto” della nostra città.

Di Gabriella Ballarini
Foto di Diego Cantore

Dice l’invito allo spettacolo:

Il pubblico è invitato ad assistere e partecipare alla costruzione del rito, che,
partendo dalla storia dell’affondamento della F174, la “nave fantasma” che segnò il primo grande naufragio di migranti nel Mediterraneo con 283 vittime, avvenuto al largo delle coste siciliane nella notte tra il 24 e il 25 dicembre 1996, pone alcune domande fondamentali per tutti noi oggi:

“A chi appartiene la terra? A chi appartiene il mare? Chi è il padrone dei nostri sogni?”
da “Un canto clandestino saliva dall’abisso” di Mimmo Sammartino

Come raccontavo nella recensione del libro “Un canto clandestino saliva dall’abisso”, nel mese di Ottobre, con il Teatro degli Incontri, abbiamo preso in mano questo testo, ci siamo messi in cerchio e abbiamo cominciato a leggere.
Le pagine del testo scorrevano e con lo scorrere delle parole, lentamente, come ogni processo, apparivano anche le immagini.

Quando si mettono in fila i fatti di una storia, bisogna prendersi un tempo, un tempo corposo, fatto di silenzio e di azioni e così abbiamo fatto. La costruzione di questo canto, che poi è una performance, che poi è un atto di testimonianza, che poi è un rito cittadino, laico e brutale, è avvenuta con lentezza e in punta di piedi.

Si parte dai nomi: Silvia, Gabriella, Elisabetta, Giuseppe, Ilaria, Raffaella, Elena, Michele, Giusy, Gianluigi, Giovanna, Antonietta, Andrea, Innocent, Sara, Paolo, Antonella, Barbara, Lorenzo, Laura, Tiziana, Sara. I nomi diventano testimonianza, presenza, storia piccola che stravolge la storia universale. I nomi sono la fonte diretta dei fatti, hanno dentro le date, i dolori, il cibo consumato e il cibo apparecchiato. Dai nomi si scivola verso il mare, un mare che separa e inghiottisce, il mare dei pesci umani, dei pescatori di sogni morti nell’incubo del fondo sabbioso che sbrana e sfigura e lacera e corrode.
E dal fondo non si vede la luce e il tempo si sospende e il destino è destinato a non compiersi.

Su questo abbiamo lavorato, per riposizionare la luce tra i corpi incastrati sul fondo della dimenticanza. Sui fratelli negati e dimenticati nella loro umanità.
Il rito si svolgerà nei giardini Piazza Luigi di Savoia (a lato Stazione Centrale), per due domeniche, alle 16.00 quando la luce del giorno si attenua e si fa colorare di nero dalla notte. In questo passaggio tra quello che vediamo e quello che la notte nasconde, i performers accompagneranno lo spettatore in un’esperienza sensoriale, struggente, soffocante e poetica come tutte le cose misteriose.

Alla presenza di alcune comunità di cittadini: il coro “voci di donne” diretto da Camilla Barbarito; la scuola popolare “donne migranti” della Casa in Movimento di Cologno Monzese; una delegazione del comitato studentesco delle scuole superiori di Milano; i cittadini musicisti di Milano. Con la partecipazione di Mimmo Sammartino, autore del libro “Un canto clandestino saliva dall’abisso” e di Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura del Comune di Milano.

Il pubblico si farà testimone.
Testimone di un fatto accaduto molti natali fa.
Testimone di qualcosa di impossibile da nascondere.
Testimone di un viaggio verso la terra che si fa acqua e poi silenzio.

Quale colpa sta dentro alle nostre disperazioni?
Quale peccato ha sporcato le nostre speranze?
E vi chiediamo qui e ora:
a chi appartiene la terra che vogliamo calpestare in pace?
A chi appartiene il mare?
Chi è il padrone dei nostri sogni
e del sudore della nostra fatica?

CANTO CLANDESTINO
Evento all’aperto, pubblico e gratuito
Domenica 14 e 21 gennaio ore 16.00
Giardini Piazza Luigi di Savoia (a lato Stazione Centrale) – Milano