di Antonio Marafioti
C’è tutta l’esperienza letteraria di Alberto Moravia ne “L’angelo dell’Informazione”, in scena al teatro Out Off di Milano fino al prossimo 4 febbraio. Verrebbe da chiedersi, anche, quanto di personale il grande autore abbia messo in questo testo datato 1985, ma ancora così squisitamente attuale.
Il paradosso che dà vita all’opera è quello insito nella contraddizione fra il reale possesso, intellettuale e fisico, di una dettagliata informazione sui fatti e l’incapacità di comprendere la verità che sottende i fatti stessi.
Il filone è doppio e si dipana tra un fatto di cronaca, un disastro aereo, e uno privato, la relazione extraconiugale di una donna. La riflessione di Moravia sulla possibilità di comprendere davvero due eventi del genere è affidata al trittico di personaggi dell’opera, un marito, una moglie e l’amante di quest’ultima, che nella rappresentazione diretta da Lorenzo Loris, sono, magistralmente interpretati da Antonio Gargiulo, Silvia Valsesia e Daniele Gaggianesi. Il primo, Matteo, è un politologo che lavora come giornalista di Affari Esteri in un quotidiano nazionale. È impegnato nella stesura di un articolo sulla caduta dell’aereo quando la moglie, Dirce, gli rivela il tradimento con un terzo uomo, Vasco. La tensione tutta umana di Matteo davanti a entrambe le storie è quella di colui che pretende di giungere a una verità assoluta attraverso una dettagliata serie di informazioni. Il ritmo frenetico della narrazione, scandito dallo spasmodico desiderio di sapere tutto a tutti i costi, rivela l’abbaglio sistematico del marito nell’ardua ricerca della conoscenza: poco importa che questa sia legata a un fatto di cronaca da raccontare o al già consumato tradimento della propria moglie.
Matteo scava nelle sue fonti per scoprire le dinamiche della sciagura; Matteo scava nel suo privato attraverso la complicità di una donna consenziente perché desiderosa di liberarsi dal peso del tradimento.
È un falso giro in entrambi i casi: tutte le informazioni del mondo lo porteranno sempre più lontano sia dalla prima verità, “com’è cadere per ottomila metri nel mar del Giappone in una notte senza luna”; sia dalla seconda, l’amore ancora vivo di Dirce. I tormenti del traditore, Vasco, sono addirittura opposti: messo al corrente di un amore mai sopito tra i due coniugi, l’uomo si fa annebbiare dalla gelosia pretendendo di rimanere all’oscuro di tutte le possibili spiegazioni di sorta e relegando il senso del rapporto fedifrago al mero piacere della carne. In questo modo manca anche lui di comprendere, questa volta per difetto di informazioni, i reali sentimenti della donna. In mezzo a queste due opposte propensioni umane c’è lei, l’angelo dell’informazione, che di informazioni ne dà o ne toglie a piacimento (dei suoi uomini) vivendo il suo ruolo di donna innamorata tra la frustrazione di non riuscire a trasmettere ai due uomini il proprio amore, e il sadismo di voler spiegare all’uno il sentimento provato per l’altro. Una doppia relazione che, proprio come un jumbo che cade in mare, resta un fatto inafferrabile dall’umana natura. Una verità unica, ma anche relativa, liquida e insondabile perfino da parte di colei che ne è portatrice.