Quante storie ne l’Acrobata

Fino al 4 febbraio al Teatro Elfo Puccini. Da vedere.

di Angelo Miotto
Foto: Luca del Pia

Un intreccio di storie, familiari, e di storie del Novecento che si srotolano drammaticamente fra l’Italia delle leggi razziali, il Cile di Pinochet, il dramma del golpe, l’esilio e prima ancora la dittatura subita da un patriarca, Julusz, esule dalla Russia dei pogrom. Scenario, stringiamo sulle storie.

In questo spettacolo ci sono tre generazioni, anzi quattro.
Il patriarca appare in video, la madre protagonista della narrazione è la memoria che racconta del figlio, José Valenzuela Levi, nome di battaglia comandante Ernesto, l’uomo che organizzò e diresse nel 1986, a soli ventotto anni, il fallito attentato contro il dittatore. Pinochet si vendicò con ferocia: assassini, torture e esecuzioni sommarie, senza processo: dodici di loro furono assassinati con un colpo alla nuca e poi fu inscenato un conflitto a fuoco, ad uso dei mass media. Era il 15 giugno 1987: la Matanza del Corpus Christi.

Il comandante, Ernesto, ebbe un figlio, che è l’acrobata di un circo e che dialoga con la nonna.
La donna si apre al racconto, la storia del comandante Ernesto si svolge di fronte ai nostri occhi, il nipote riunisce tasselli di una vita stroncata, quella del padre, e però marca un distacco, inevitabile, fra generazioni, lotte, coinvolgimento politico.

L’Acrobata è questo e molto di più nella recitazione di Cristina Crippa, madre e nonna, di Alejandro Bruni Ocaña, figlio e nipote, con i video di Paolo Turro, con la regia di Elio De Capitani, patriarca Julusz che appare nei video che completano in maniera efficace un lavoro teatrale necessario.

 


Laura Forti, autrice e non solo; l’ho lasciata per ultima, ma è protagonista di questo testo bello e forte, che viene da un libro, grazie proprio alla passione e insistenza di Cristina Crippa – ennesima storia che si intreccia alle altre.

Laura Forti ha scelto le parole per una storia che è quella di suo cugino, il comandante Ernesto, in famiglia per tutti Pepo.

Un filo forte di questa matassa emozionale, in questo viaggio familiare e storico che permette agli spettatori di entrare in pochi minuti dentro l’orrore dei regimi totalitari, della dittatura cilena, della violenza e dei sentimenti, ricordi, memoria. In una altalena, ben orchestrata, che cattura ed emoziona.

Bello questo l’Acrobata. Da vedere.