La Colombia, tra processo di pace ed elezioni
di Lorenza Strano
Il prossimo marzo la Colombia dovrà rinnovare il suo parlamento. Sarà un momento storico che vedrà per la prima volta la transizione della FARC da guerriglia a partito politico.
In virtù degli accordi di pace, Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común (questo è il nuovo nome che li identifica), avrà assicurati 5 seggi al senato e altri 5 alla camera. Con 23 aspiranti senatori e 51 deputati, l’ex capo guerrigliero, Carlos Antonio Lozada, oggi dirigente del partito, si dice ottimista e aspira ad ottenere più dei 10 seggi assegnati.
Ma facciamo un passo indietro per capire cosa rende queste elezioni così importanti.
Il secondo paese più biodiverso al mondo ha attraversato pagine buie e violente, più di 50 anni di conflitto armato culminati nel settembre 2016 negli accordi di pace dell’Avana.
Non è facile ricostruire le motivazioni alla base del lento divenire di una logorante guerra, soprattutto perché le modalità utilizzate dai diversi gruppi armati hanno portato a differenti dinamiche tali da non poter definire specifici e singoli fattori.
Sebbene tra il 1958 e il 2012 abbia causato la morte di almeno 220.000 persone, il conflitto rappresenta per molti colombiani un argomento sconosciuto e lontano dai propri interessi quotidiani.
La violenza delle sparizioni forzate, la violenza sui leader perseguitati, quella sui contadini minacciati e spogliati delle proprie terre, quella sessuale e tutte le altre forme di violenza, la gente le ha vissute in una profonda e dolorosa solitudine.
La violenza di una guerra irregolare che non può definirsi civile, si è normalizzata nella sua dimensione rurale e ha creato un sentimento di anonimato nella dimensione nazionale pervasa dalla passività, alimentata da una comoda percezione di stabilità politica ed economica.
Poche scene di dolore apparivano in tv nello scorrere di una indifferente routine quotidiana, così lontane da sembrare accadere in qualsiasi altra parte del mondo. Ma stava accadendo lì, nel cuore della Colombia, tra le foreste più belle, tra le zone più produttive, tra contadini disperati.
Il problema della terra e la precarietà della democrazia colombiana hanno giocato la loro parte nel sanguinoso confronto. In alcuni studi si evidenzia la graduale convergenza tra il conflitto e il problema agrario, il narcotraffico, lo sfruttamento delle miniere, il modello agroindustriale e le alleanze tra paramilitari e alcune forze politiche.
Mantenendo questa prospettiva, si intuisce perché il conflitto si sia sviluppato nelle campagne, tra fattorie e paesini lontani, tutte zone in cui il numero di sfollati si avvicina a 5.700.000, ovvero il 15% della popolazione.
Oggi secondo i dati ufficiali, sono 8.286.032, le vittime del conflitto registrate vittime di atti terroristici, minacce, abbandono forzato di terre, sparizione forzata, mine antipersona, sequestro e torture.
Vari tentativi di pace andati in fumo, finché nel 2016 si arriva alla firma degli accordi dell’Avana,controversi e non condivisi da tutta la popolazione né da tutte le parti politiche.
Un’intensa campagna contro il No, unita ai fattori sopra descritti, ha determinato l’esito negativo del referendum dell’ottobre 2016, data in cui i colombiani sono stati chiamati ad approvare ciò che era stato stabilito nella capitale cubana.
Dopo l’episodio referendario, l’accordo è passato al Parlamento che l’ha approvato nel dicembre 2016. In meno di 40 giorni dunque il congresso ha rinegoziato con alcune modifiche i punti discussi con la FARC e la Corte Costituzionale ha anche avallato il fast track.
Questo meccanismo accelerato permette ridurre i tempi per attuare le riforme per l’implementazione di ciò che è stato pattuito.
Alla vigilia delle elezioni, a che punto sta il raggiungimento dei vari punti negoziati e come continua la vita della gente? La situazione per molti non è migliorata e alcuni dati mostrano come la migrazione interna a causa della violenza non si arresti.
Più di mille persone son state costrette ad abbandonare le loro case negli ultimi giorni nelle regioni di Nariño, Córdoba, Antioquia e Boyacá dove operano sia l’ELN che dissidenti delle FARC.
Ancora oggi 56.000 persone stanno subendo gli effetti del conflitto armato mentre solo il 18% delle misure pattuite tra governo e FARC hanno trovato attuazione.
L’unico provvedimento raggiunto in toto è la rinuncia alle armi, la sbomilitazione del gruppo armato. Il sospetto è che in vista delle elezioni alcune forze politiche stiano remando contro l’implementazione degli accordi.
Mentre l’inadempienza sembra sistematica e provocata, l’urgenza di convertire la memoria storica in collettiva è sempre presente, la gente sembra continuare a non vedere gli 8 milioni di vittime sempre più invisibili.
Molti non vogliono più saperne di guerra, altri vorrebbero un confronto militare con l’ELN mentre la classe politica sempre più odiata e priva di prestigio monta una campagna elettorale tutta improntata all’emotività.
Riemergono le fazioni del sì e del no al plebiscito che continuano sempre a rispecchiare le due anime delle Colombia.
Poco spazio per i leader sociali che con fatica portano avanti le istanze della parte maggiormente lesa: quelle persone che hanno vissuto il conflitto e sulle quali pesa solo l’etichetta di vittima.
Riuscire a decostruire queste etichette sarà l´intento di un reportage a puntate che troverà spazio su Q Code Mag.
Attraverso la voce narrante di una straniera che sola con il suo zaino va in giro per una delle ex zone rosse, il lettore sarà trasportato in un viaggio virtuale nella Colombia che resiste.
Ogni episodio darà voce a uno dei municipi de Los Montes de Maria, in cui i sopravvissuti al logorante conflitto parlano di sè, dei loro talenti, della loro resilienza.
Video, foto e audio cercheranno di tramettere l’immensa accoglienza della gente, tra scene di vita quotidiana, emergerà quel lato della storia poco raccontato, quello delle “vittime” che non si arrendono ai ricordi di dolore.
Fonti:
http://www.centrodememoriahistorica.gov.co/micrositios/informeGeneral/
http://rni.unidadvictimas.gov.co/RUV
https://www.telesurtv.net/telesuragenda/Solo-el- 18-del- acuerdo-de- paz-colombiano- se-ha-
cumplido-20171005- 0036.html
https://colombiaplural.com/la-politica- frena-la- paz/
http://lasillavacia.com/implementacion#field_explicacion_especiales