La forza di Asma Jahangir

Una donna in lotta al fianco delle minoranze più vulnerabili

di Anna Lodeserto

Asma Jahangir, avvocatessa di fama mondiale e strenua difenditrice dei diritti umani nel suo paese di origine, il Pakistan, e a livello internazionale, è venuta a mancare improvvisamente l’11 febbraio, a causa di un arresto cardiaco.

Costantemente e tenacemente al fianco delle minoranze, delle comunità più deboli, delle donne e di tutte le categorie generalmente definite vulnerabili, ma raramente assistite e protette a dovere, imprigionata, trattenuta agli arresti domiciliari e ostacolata più volte nel corso della sua vita, Asma viene ricordata in tutto il mondo come la “campionessa dei diritti umani e della democrazia in Pakistan”, un paese che necessita oggi più che mai di un esempio concreto e profondo come quello che ha informato tutta la sua attività sociale, legale e umana.

Per conoscere meglio il suo messaggio e la sua eredità per un paese così variegato e complesso come il Pakistan, ho potuto ascoltare e riportare in lingua italiana tre testimonianze estremamente rappresentative dalle quali è emersa una condivisione inestimabile di ricordi preziosi dalla vita intensa di Asma Jahangir.

La prima intervista è stata condotta con Farooq Sulehria, Docente universitario a Londra presso il Dipartimento di Studi Politici e Internazionali della prestigiosa università britannica School of Oriental and African Studies (SOAS) e autore del saggio di recente pubblicazione Media Imperialism in India and Pakistan (2018).

Farooq Sulehria conosceva bene e da molti anni Asma Jahangir e ha condiviso con lei momenti salienti come quello in cui fu accolta in Svezia nel 2014, ovvero nel momento in cui fu insignita del riconoscimento Right Livelihood Award.

«La grande eredità del lavoro di Asma e del suo impegno lungo una vita così intensa è molto ampia e si sviluppa almeno intorno a due dimensioni. Da un lato, una forma tangibile e legata al suo lavoro nelle organizzazioni, in particolare la Human Rights Commission of Pakistan (HRCP) e la AGHS Legal Aid Cell, quest’ultima fondata a Lahore da un gruppo di giovani giuriste per fornire supporto legale e protezione per le donne in situazione di estrema vulnerabilità. La prima è l’unico watchdog credibile e rispettato in materia di diritti umani, mentre la seconda ha aiutato milioni di donne in difficoltà dal 1987 a oggi. Per entrambe le organizzazioni, Asma è stata una co-fondatrice e iniziatrice con un ruolo imprescindibile.»

Tra i numerosi e toccanti ricordi intorno ai quali prosegue la narrazione di Farooq, è particolarmente
rappresentativo quello in cui «una volta, in occasione del Faiz Peace Festival (manifestazione organizzata in Pakistan per celebrare Faiz Ahmed Faiz, tra i più importanti poeti contemporanei in lingua urdu e intellettuale pakistano simbolo della lotta contro il regime militare del generale Muhammad Zia ul-Haq, ndr), Asma stava fumando una sigaretta in pubblico, azione piuttosto inusuale per una donna secondo i costumi pakistani tanto da attirare l’attenzione di un fotografo della stampa che cercò di catturare tale immagine. Una foto del genere sarebbe certamente finita sulla prima pagina di un quotidiano di destra il giorno successivo ma lei, anziché innervosirsi, chiese al giornalista di attendere un attimo. Con gran sorpresa, il giornalista restò in attesa mentre lei si accese un’altra sigaretta e la posizionò tra le labbra accanto alla prima dicendo: “Adesso puoi scattare la foto, in questo modo assicurerà al tuo giornale una diffusione ancora più ampia!”

Con estremo imbarazzo, il giornalista anziché scattare la foto fuggì a gambe levate. Io ero lì in quell’occasione e, insieme a molti altri, ne fui, anziché imbarazzato, molto divertito. Quel giorno Asma ci insegnò anche un bel po’ di cose.»

I ricordi dei vostri incontri sono chiaramente molto vividi e sembrano farla apparire in tutta la sua
forza di carattere e determinazione…

«E sono convinto lo resteranno a lungo» – continua Farooq. «Tornando al mio primissimo incontro con Asma avvenne durante una riunione – da lei stessa presieduta – delle organizzazioni e dei gruppi della società civile basati a Lahore. Dopo la riunione, parlai con lei molto brevemente delle responsabilità che mi venivano attribuite. Niente di così significativo magari, ma è un momento che ricordo con molto affetto così come ricordo in maniera ancor più profonda il nostro ultimo incontro. Quest’ultimo fu quando vivevo a Stoccolma, dove lei nel 2014 venne a ritirare il prestigioso riconoscimento Right Livelihood Award (conosciuto anche come “Premio Nobel Alternativo”) conferitole per aver “difeso, protetto e promosso i diritti umani in Pakistan e oltre, spesso in situazioni difficili e affrontando grandi rischi personali”. In questa occasione, la diaspora pakistana organizzò un seminario con lei. Mia figlia all’epoca aveva sei anni ed era lì con me, ma si addormentò quando la durata dell’incontro iniziò a
eccedere. Nel momento in cui Asma se ne accorse, invitò tutti noi a porre fine alla riunione in maniera tale da assicurare alla bambina le meritate attenzioni. Dopo un po’ di tempo, mia figlia si svegliò e da quel momento Asma si dedicò completamente a lei apparentemente dimentica dei suoi appuntamenti, di tutto quello che avesse da fare e persino di tutti noialtri intorno.»

Nonostante le fatiche estreme, sembra che il suo esempio possa essere destinato a lasciare un impatto profondo sulla società pakistana contemporanea…

«Penso che la sua perdita sia immensa e che quest’assenza vada ben oltre quella sentita all’interno della comunità pakistana. “She was a larger than life figure, hence, nobody will replace her. The loss is immense.” (“Una figura che va oltre la vita, che non può essere sostituita. La sua perdita è immensa.” – ndr). Mentre potranno e ci saranno senz’altro molte altre persone in grado di proseguire la sua lotta, le donne, le minoranze religiose, i contadini e i lavoratori, i sindacati, e in generale tutte le classi subalterne hanno perso un’amica. Ogni volta che Asma associava sé stessa a una causa o a una battaglia, tali casi fino a quel momento particolari assumevano una rilevanza generale grazie alla sua personalità e alla sua maniera globale e appassionata di affrontarli.»

Ho poi avuto occasione di parlare dell’esempio di Asma Jahangir e della sua perdita anche con l’amico e collega Anwar Muhammad che lavora come Civil Society Strengthening Advisor presso l’ufficio di Islamabad dell’organizzazione umanitaria non governativa globale Plan International.
Come Farooq, anche Anwar conosceva bene Asma Jahangir e ha voluto condividere le sue impressioni.

«Per me domenica scorsa (giorno della morte di Asma Jahangir, ndr) è stato il giorno più triste della storia del Pakistan e la scomparsa improvvisa di Asma Jahangir ha creato un vuoto incolmabile. I mezzi di comunicazione nazionali e regionali sono pieni di notizie della sua morte, immagini della sua vita e delle sue battaglie e sui social media fioccano messaggi di condoglianze e ricordi. Io l’ho incontrata molte volte in occasione di manifestazioni per i diritti umani e proteste di piazza a Islamabad, qui in Pakistan. Sinonimo di diritti umani in Pakistan e in tutta l’Asia meridionale, autentica forza democratica nonché voce di tutti e di tutte coloro in stato di emarginazione ed esclusione. Siamo diventati tutti orfani e molto più poveri senza di lei. Asma è stata una donna di straordinaria determinazione, una vera eroina dei diritti umani che combatteva il patriarcato, le forze antidemocratiche e per i diritti delle minoranze, definita con rispetto Iron Lady (Signora di ferro, ndr) anche dagli avversari. Oggi Asma Jahangir continua a vivere in molte donne pakistane, coraggiose, senza paura, ribelli.»

Insieme ad Anwar ricostruiamo come il fatto che Asma sia stata una delle fondatrici della Commissione Diritti Umani del Pakistan, di cui è stata inoltre Segretaria-Generale e Presidentessa, oltre a essere stata la prima presidentessa della Supreme Court Bar Association of Pakistan (associazione di categoria che riunisce gli/le avvocati/e in Pakistan, ndr), poi Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione e pensiero, Relatrice Speciale sulle esecuzioni extra-giudiziarie, sommarie o arbitrarie e Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani in Iran (sempre per conto dell’ONU – Organizzazione delle Nazioni Unite), membro del consiglio di amministrazione dell’International Crisis Group e del South Asia Forum for Human Rights, e insignita di numerose onorificenze (tra cui il “Premio UNESCO/Bilbao per la promozione di una cultura dei diritti umani” nel 2010, il “Premio Nord-Sud del Consiglio d’Europa” nel 2013 e il Right Livelihood Award nel 2014) la abbiano resa anche un’icona internazionale, oltre a un punto di riferimento imprescindibile per i diritti umani in Pakistan.

«Mancherà come campionessa dei diritti umani e mancherà alla maggior parte della popolazione emarginata del Pakistan per la quale ha sostenuto tutte quelle cause che gli altri avvocati rifiutavano.» – prosegue Anwar. «In una società come quella pakistana, Asma ha condotto una vita basata su solidi principi e valori, per i quali anche i suoi avversari hanno apprezzato la sua linea, e per tutte queste ragioni è stata il mio modello di vita e io continuerò a fare del mio meglio per seguire i suoi insegnamenti.»

Ho potuto, infine, parlare di lei anche con Raza Rumi, analista politico, giornalista e membro di facoltà presso il Cornell Institute for Public Affairs negli Stati Uniti. Nel 2014, Raza è stato il bersaglio di un attentato compiuto dal gruppo estremista sunnita di matrice settaria Lashkar-e-Jhangvi Al-alami (Lej), al quale è sopravvissuto mentre il suo autista perse la vita. In quell’occasione, così come in molte altre, l’insegnamento e il supporto di Asma si sono rivelati fondamentali per Raza.

«Asma ci lascia un’eredità di coraggio e resistenza grazie al suo esempio di come è possibile fronteggiare le ingiustizie e non cedervi né essere costretti ad arrendersi. In concreto, le due entità che ha contribuito a costituire ovvero la “Commissione per i diritti umani del Pakistan” e AGHS Legal Aid Cell, il nucleo di assistenza legale per le donne, continueranno a operare per migliorare la vita delle persone nel paese. Per quanto mi riguarda, ci sono molti ricordi di lei che resteranno impressi per sempre nella mia memoria insieme alla maniera in cui ha saputo consigliarmi e sostenermi continuamente. Dopo che essere stato attaccato nel 2014, è venuta a trovarmi a casa mia e mi è stata accanto. Il suo messaggio era di stare al sicuro, ma al tempo stesso di non mollare mai, messaggio che
conserverò per sempre.»

Com’è oggi il paese che la piange, paese per il quale Asma ha lottato così intensamente ma nel
quale ha dovuto affrontare ostacoli di ogni sorta sin dalla sua infanzia?

«Tutto il Pakistan è a lutto in questi giorni. Persino i suoi critici e gli avversari le riconoscono
l’enorme coraggio. Al tempo stesso, però, ci sono ancora molti detrattori, specialmente a destra dello spettro politico, che continuano a esercitare propagandare contro di lei descrivendola come oppositrice dello Stato e altre espressioni del genere. La società civile pakistana si sente, invece, orfana perché era la figura eminente e insostituibile tra di noi.»

FOTO:
Asma Jahangir a Stoccolma nel dicembre 2014 per ritirare il Right Livelihood Award (conosciuto anche come Premio Nobel Alternativo) nella foto di Moazamma Butt che si ringrazia per la gentile concessione.