Un racconto peruviano
di Tano Siracusa
Barranco d’inverno è un tranquillo quartiere di Lima, a pochi minuti di autobus dalla caotica Miraflores.
Dieci anni fa le nuove palazzine a strapiombo sull’oceano contrastavano con le ville liberty, eleganti e discrete, alcune abbandonate, e con gli slarghi e le piazze su cui affacciavano i locali della movida estiva.
D’inverno su Barranco aleggia un’atmosfera un po’ malinconica, come in una Viareggio a Febbraio.
In quel paesaggio rarefatto si muovevano personaggi fuori riga, sbandati, nottambuli, e alcune donne anziane che vivevano per strada.
Una di loro vestiva in maniera molto distinta, con una antica, spaesante eleganza, una signora decaduta forse, sicuramente sola, che andava in giro tutto il giorno con dei sacchetti di plastica dove raccoglieva il cibo.
Un pomeriggio l’ho vista avvicinarsi ad un’altra donna che le dava le spalle frugando fra i cassonetti della spazzatura, mentre un cane magrissimo aspettava speranzoso.
La ‘signora’ si è avvicinata a piccoli passi osservando con professionale competenza il lavoro dell’altra clocharde, ha proseguito di qualche passo e si è fermata. Un attimo.
Quindi è tornata indietro verso il cane prima diffidente, poi felice di addentare il biscotto che lei aveva tratto da uno dei sacchetti e che gli porgeva. In un penultimo scatto mosso è uscita dall’inquadratura.
L’altra donna, che continuava le sue ricerche, non si era accorta di niente.
Avevo la pellicola e fotografando non pensavo che a strappi stavo riproducendo il flusso dell’azione, che la fotografia, rincorrendo il tempo, inseguendolo, comincia a ‘ muoversi’ fino a oltrepassare se stessa, verso il cinema.