Chicago: una storia del nostro futuro
di Christian Elia
In un blog che racconta come non si possano mettere frontiere certe nel territorio del racconto, per quanto servano chiari e non negoziabili punti cardinali, il libro di Marco D’Eramo, Il maiale e il grattacielo, è una pietra miliare.
Pubblicato dalla Feltrinelli nel 1995, il libro di D’Eramo restituisce tutta la complessità del suo autore, fisico, sociologo e giornalista, e della materia di quella che, a volte, sembra un’inchiesta su una città: Chicago.
Il grande centro statunitense viene attraversato, seguendo le tracce visibili e quelle invisibili di una storia che dura da cento anni: il capitalismo.
Il libro di D’Eramo ne cerca i sintomi e ne trova le cause in ogni strato che, nei decenni, la città di Chicago ha lasciato alle sue spalle.
Ti aspetti la città di Al Capone e trovi viali sereni, tra gli edifici neoclassici dell’esposizione universale del 1893. […] Il centro città ti si di spiega miracolo d’architettura, che sta all’urbanistica del Novecento come Venezia a quella del Quattrocento. Sullo sconfinato Lago Michigan, Chicago è la più americana delle città statunitensi (basti pensare che McDonald’s è una sua multinazionale) e, diversamente da New York, San Francisco o Los Angeles, a Chicago si ha il reality check, ovvero il polso di quel che pensa l’America vera, profonda.
A Chicago, vero e proprio museo e laboratorio – allo stesso tempo – della modernità e dell’urbanità capitalistica – , si sono verificati tanti episodi centrali della modernità: la nascita dei grattacieli, la standardizzazione dei sapori, il sorgere della sociologia urbana, il primo reattore atomico, la scuola economica dei Chicago Boys.
D’Eramo conduce la sua inchiesta su quel che era, quel che è e quel che sarà, riflettendo su un modello che si fa città e comunità, cambiando per sempre la geografia fisica e politica di un territorio. Che, agli albori, essendo vergine, non s è adattato al capitalismo, ma ne è stato generato.
Un fenomeno che riguarda e travolge tutto: alimentazione, abitare, mobilità, pianta pubblica cittadina, uno spazio urbano pensato e disegnato attorno a quelle disuguaglianze delle quali si nutre un certo tipo di sviluppo.
Il maiale e il grattacielo è allo stesso tempo una sintesi, una testimonianza d’attualità e una valutazione, che oltre venti anni fa è riuscita a farsi denuncia.
Il valore del lavoro di D’Eramo sta proprio in questo respiro, lungo, che ha raccontato senza cesure un secolo, immaginandone – sempre poggiandosi su solide basi documentali – i risvolti futuri e le potenzialità globali.
Lo strumento di questo lavoro è un libro chiave, tra il reportage e il saggio antropologico, tra il racconto di viaggio e l’osservazione sociale.