Un ragazzo, un cavallo e gli Stati Uniti d’America on the road
di Irene Merli
CHARLEY THOMPSON, di Andrew Haigh,con Charlie Plummer, Travis Fimmel, Chloe Sevignè, Steve Buscemi. Premio Mastroianni al Festival di Venezia 2017. Nelle sale.
Preparatevi a commuovervi. A commuovervi davvero. Perché la nuova opera cinematografica del regista di 45 anni e di Weekend è un’originale storia di formazione on the road assolutamente e magistralmente struggente.
Charley è infatti un ragazzino di 15 anni che non ha mai conosciuto la madre e vive con un padre a dir poco sregolato, che gli vuole molto bene ma non riesce ad avere un lavoro fisso e sparisce per giorni dietro alle donne, lasciandolo solo a casa fin da quando era piccolo.
I due, all’inizio del film, si sono stabiliti a Portland dopo un lungo peregrinare. Vicino alla loro abitazione c’è un maneggio e quando Charley lo scopre riesce a diventare l’aiutante di Del Montgomery, un vecchio proprietario di cavalli da corsa, che fa gareggiare i suoi animali ovunque sia possibile guadagnare qualcosa.
Durante il lavoro con Del, il ragazzino si affeziona a un quarter, un cavallo di specie americana, Lean on Pete, che però diventa sempre meno competitivo e ben presto viene destinato alla vendita e alla soppressione in Messico.
Ma Charley non accetta la cinica decisione di Del e scappa con il suo furgone e Lean on Pete, alla ricerca della zia paterna che vive lontanissimo, nel Wyoming.
Spinto dalla disperazione e dalla solitudine, Charley inizierà così un lungo viaggio nelle praterie degli Stati Uniti per trovare l’unica persona in grado di dargli ancora un po’ di calore umano e protezione.
Con una tale ostinazione, contro ogni ostacolo della vita sulla strada nell’America degli ultimi, che più e più di una volta ci fa stringere il cuore. Perché il giovanissimo, splendido protagonista di questa storia raccontata con grandissima sensibilità cade, si rialza, non smette di cercare soluzioni, rischia di toccare il fondo eppure non si arrende mai, neanche nel mezzo del deserto o davanti alla meschinità degli adulti che incontra, sorretto com’è dall’unica speranza che gli è rimasta nella vita.
E il rapporto con il cavallo rivela il suo animo gentile, pulito, e la sua comprensione profonda del fatto che tutti abbiamo bisogno di essere protetti.
Charley Thompson è un viaggio attraverso Oregon, Idaho, Wyoming, Utah e Colorado, che compiamo anche noi verso l’ignoto insieme al ragazzo e al cavallo. Ma anche il regista, che in realtà è britannico, ha fatto lo stesso percorso di Charley, prima di iniziare a girare il film.
Seguendo Lean on Pete, il romanzo di Willy Vlautin a cui si è ispirato. “Ho soggiornato nei motel descritti dal libro, ho dormito nei campeggi, mangiato chili in lattina e scattato innumerevoli fotografie”, spiega Andrew Haigh. “E’ assurdo pensare che avrei potuto sperimentare quanto accade a Charley nel suo epico percorso, ma passare tre mesi sulla strada mi ha dato almeno un’idea del mondo che Willy racconta”.
E quando i paesaggi mozzafiato che si susseguono uno dopo l’altro sono ritratti da una suggestiva e impeccabile fotografia, firmata da un grande come Magnus Jenck, il risultato è da dieci e lode: bellezza delicata e morbido realismo, esattamente come voleva il maestro danese.
Insomma, Charley Thompson è uno dei film migliori della stagione, intenso, struggente, complesso, con una la compassione umana sulle difficoltà delle vite ai margini sincera ma mai sdolcinata o retorica.