Musica della settimana dal 15 al 20 Aprile
A cura di Gabriella Ballarini
Sfogliando il dossier Siria si percepisce una storia lunga, dove la sofferenza si mischia irrimediabilmente all’ingiustizia, la storia si confonde con la geografia e, una pagina alla volta, sentiamo il peso di tutto quello che non abbiamo detto, di tutto quello che non è stato fatto, di tutto quello che non c’è più. 24 Grana, lo so, una scelta strana, ma tant’è, scelgo di sbagliare le parole.
Resto sulo,
quanno l’anema s’adda sfugà.
Resto sulo,
mannaggia e che raggia che ddà!
Outcast testo di Anna Sida, foto di Matteo Maimone
in queste abitazioni dimenticate, nel tempo che trascina il tempo e i segni sono indelebili. In queste pieghe, nella sofferenza di immagini figlie di soprusi e violenze, ecco questa canzone dei The war on drugs: suffering.
I’ll be frozen in time but you’ll be here
Suffering
Water grabbing di Christian Elia
Ripropongo la canzone dell’acqua. Un po’ come ricordo, un po’ come il bisogno di un nuovo sogno da sognare.
Vorrei essere come l’acqua
che si lascia andare,
che scivola su tutto,
che si fa assorbire,
che supera ogni ostacolo
finche’ non raggiunge il mare
e li si ferma a meditare
per scegliere
se esser ghiaccio o vapore,
se fermarsi o
se ricominciare…
Alsasua, la morte del diritto di Alessandro Ruta
La canzone che ho scelto non entra apparentemente nel discorso affrontato da Alessandro Ruta, ma è emblematica rispetto al concetto di ingiustizia, di qualcosa che non mi so raccontare, di un canto che vuole raccontare la differenza.
Pa no sentir la aguja de este dolor
en la noche estrellada dejo mi voz.
Rana Plaza 5 anni dopo: i marchi devono firmare il nuovo accordo tratto da Campagna Abiti Puliti
La campagna Clean Clothes è cruciale. Una di quelle cose che tocca tutti ed è questione di vita o di morte. Ho chiesto aiuto a Guns n’ Roses che in questa canzone ci dicono un po’ come eravamo, ci fanno attraversare vita, morte e lacrime di un nostro tempo passato, di una tragedia inspiegabile.
You used to say live and let live
(You know you did)
Un bel giorno ti accorgi che siamo noi. Invece, credevi che fossero gli altri di Fabrizio Coppola
Insomma, ho letto questo pezzo di pezzi di Fabrizio Coppola e ho immaginato che ci fossero due persone, una dice, l’altra che tace. E ci si leggeva Flaiano e si ascoltava Tenco. Così.
Quasi sera… e non ricordo altro,
né la voce che avevi, né il nome che avevi.
La matita di Enrico Natoli
Stop the war, now.