343 bastardi

Le associazioni che assistono le prostitute pensano che il meretricio vada abolito del tutto con una bella legge. Loro, i clienti, se ne fanno un vanto di pagarlo, il sesso. Perciò contestano un progetto di legge che vorrebbe multare i clienti e sarà in discussione all’Assemblea nazionale alla fine del mese.

Da Parigi, Alessandra Fava

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Questa settimana 343 clienti, attivi o aspiranti, lanciano un appello dal titolo inequivocabile: ”Non toccare la mia puttana! Il manifesto dei 343 bastardi”. Il numero non è scelto a caso: ricorda la petizione di altrettante donne in favore dell’aborto. Era il 1971, 343 pubblicarono un manifesto scritto da Simone de Beauvoir e publicato dal Nouvel Observater nel quale le firmatarie dichiaravano apertamente di aver abortito. Il manifesto portò a una legge per l’interruzione della gravidanza. Ma come osserva una opinionista ”le 343 di allora rivendicavano la gestione del proprio corpo, mentre gli uomini di oggi rivendicano il possesso di un corpo altrui”.

Il dibattito è acceso in Francia dopo che Bruno Le Roux insieme alla deputata socialista Maud Olivier, segretaria della Commmissione per gli affari culturali e l’educazione e ad altri colleghi, ha presentato il 10 ottobre un progetto di legge che prevede di multare con 1500 euro o anche 3 mila per i casi di recidiva chi ricorre alle prostitute e paradossalmente sarà un settimanale diretto da una donna, Elisabeth Levy Causeur a pubblicare l’appello dei 343.

Tra i firmatari figura anche l’avvocato di Dsk (Dominique Strauss-Kahn), Richard Malka che ha difeso il candidato alle presidenziali accusato di violenza sessuale su una cameriera di un grande albergo newyorchese, lo scrittore Philippe Caubère e altri che affermano: ”Siamo degli uomini, non dei frustrati, perversi e psicopatici, come veniamo descritti dai fautori di una repressione mascherata da guerra femminista”. ”Non difendiamo la prostituzione ma la libertà – si legge nell’appello – non amiamo la violenza, lo sfruttamento né il traffico di esseri umani, amiamo la libertà, la letteratura, l’intimità”. Ma la loro paura è che ricorrere alla prostituzione diventi reato e quindi in futuro la prostituzione possa sparire del tutto, almeno dalle strade.

All’abolizione lavora da anni una rete di 55 associazioni che si occupa di traffico di essere umani e tutela le donne che ricorrono alla prostituzione. Lo scorso aprile hanno indetto una giornata nazionale per l’abolizione della prostituzione che definiscono una forma di schiavitù moderna. Nella rete di associazioni c’è anche Nid Francia che con coppie di volontari monitora da anni la prostituzione di strada a Parigi e in molte altre città francesi, organizzando anche dibattiti e incontri su film e lavori teatrali che parlano di prostituzione, ma con l’occhio della donna che la subisce. Giovedì prossimo a Parigi ad esempio è previsto un incontro organizzato dal Nid con la Rete per la difesa delle donne immigrate e rifugiate.

Così il Nid ai famosi bastardi risponde per le rime: ”Che bel modo di far cadere la maschera. Che migliore confessione della vera natura di questi uomini di potere – bianchi, agiati, conosciuti – pronti a fare di tutto per salvare un ”diritto” in pieno naufragio? Il diritto di vedere garantito il loro piacere estorcendo un consenso sessuale di persone che non hanno modo di dire di no”. Così ogni giorno per un mese su un blog potete leggere le testimonianze di donne che sono costrette a ricorrere alla prostituzione per motivi per lo più economici.
Ma nel frattempo è nata anche una rete di giovani contro la prostituzione.  Un loro cortometraggio sta facendo il giro dei licei: si immagina un colloquio surreale in cui la preside di una scuola suggerisce a una coppia di genitori di far fare l’operatrice sessuale alla figlia adolescente: un modo per scuotere l’apatia e il silenzio intorno al cosiddetto ”mestiere più vecchio del mondo”.  L’appello dei giovani è stato pubblicato dal quotidiano Liberation  lo scorso settembre.

E il dibattito scuote le coscienze: secondo un sondaggio condotto da Tns Sofres su un campione di mille francesi, il 73 per cento pensa che la lotta alla prostituzione debba passare dalla responsabilizzazione dei clienti, ma solo il 22 per cento è favorevole alla multa.



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