Traffico d’organi

In attesa che il Consiglio d’Europa adotti una Convenzione contro il traffico di organi umani, il mercato prospera, sostenuto dalla disperazione della crisi economica

di Claudio Meloni. Laurea in Economia e Commercio alla Sapienza. Scuola di giornalismo Fondazione Basso, collabora con Redattore Sociale, traduttore dall’inglese

7 dicembre 2013 – Le domande di trapianto di organi, in particolare di reni, sono molte in tutta l’Europa. Ma tra il 15 e il 30 per cento delle persone in attesa di un trapianto non ce la fa. La crisi porta alla disperazione spingendo anche normali padri di famiglia a vendersi un rene.

Gia’ in un rapporto redatto nel 2003 dal Consiglio d’Europa veniva denunciato come il traffico illecito di reni rappresentasse una ricca opportunità di guadagno per le organizzazioni criminali, per via dell’elevata domanda di trapianti in tutto il vecchio continente. La moderna medicina consente oggi di poter sopravvivere con un rene solo, e questo ha generato un mercato illegale di reni, in assoluto gli organi da trapiantare piu’ richiesti. La vendita di organi è illegale in quasi tutti i paesi paesi (l’Iran rappresenta l’unica eccezione).

In Italia e in Danimarca è necessario un vincolo di parentela tra donatore e ricevente. Ma in molti altri paesi – Spagna, Austria, Norvegia e Svizzera – questo vincolo non è richiesto. Il rapporto citato aggiungeva che una percentuale variabile tra il 15 e il 30 per cento dei pazienti in attesa di trapianto muore, e che in prospettiva i tempi di attesa sarebbero in futuro aumentati ulteriormente. Ad oggi cio’ che è cambiato sono i paesi coinvolti in questo traffico illegale: non più solo il povero est europeo – Estonia, Bulgaria, Georgia, Russia, Romania, Moldavia e Ucraina – ma anche paesi come il Pakistan, la Turchia, la Tunisia, l’Egitto e l’Iran.

Nella relazione pubblicato a giugno dal Comitato Nazionale per Bioetica, si parla di un traffico illecito che investe la comunità scientifica (nefrologi, chirurghi, anestesisti) e che coinvolge sempre più frequentemente persone vulnerabili – prigionieri, condannati a morte e minori .

Il fenomeno è di una tale gravita’ che il Consiglio d’Europa adotterà a breve una Convenzione contro il traffico di organi umani. Attualmente la legislazione italiana punisce sia chi svolge l’attività di intermediazione che l’operatore sanitario che effettua il trapianto. La conclusione a cui giunge il Comitato è che sebbene una regolamentazione mondiale del traffico di organi sia auspicabile, di fatto difficilmente essa potra’ essere realizzata a causa delle enormi differenze economiche e degli standards medici esistenti tra i vari paesi. Appare più semplice adottare a livello Europeo delle regole comuni che individuino la fattispecie giuridica e la puniscano in modo uniforme.

Si auspica quindi in futuro una maggiore collaborazione tra gli stati europei, al fine di individuare eventuali infrazioni commesse sia all’interno di un paese che all’esterno di esso. Certo e’ che l’adozione di trattati internazionali fondati sul principio della doppia incriminazione e del mutuo riconoscimento della fattispecie di reato agevolerebbe la collaborazione tra i paesi, ed in partidolare tra quelli coinvolti nel traffico di organi. Ma veniamo alla cronaca: il 7 giugno scorso è stato arrestato all’aeroporto di Fiumicino Tauber Gedalya, 77 anni, ex ufficiale israeliano, trafficante di organi ricercato dal 2010. Gedalya è stato condannato all’ergastolo dal tribunale dello stato brasiliano del Pernanbuco, per complicità nell’espianto di organi ai danni di 19 cittadini brasiliani, nella zona nord est del paese.

Il 10 ottobre molti quotidiani riportano la notizia dell’arresto avvenuto a San Juan, capitale del Costa Rica, di tre medici, un chirurgo vascolare e due urologi, e del proprietario di una pizzeria. Le accuse sono di traffico illegale di organi. I tre medici lavoravano tutti nell’ospedale pubblico di San Juan, e chiedevano da 80 a 100 mila dollari per il trapianto di un rene. La pizzeria coinvolta nel traffico, e’ situata nelle adiacenze dell’ospedale e funzionava da punto di incontro per i donatori.

NAVIGA DI WEBDOC THE EMPTY HOUSE, SUL TRAFFICO D’ORGANI DURANTE LA GUERRA IN KOSOVO NEL 1999, DI NICOLA SESSA, CHRISTIAN ELIA E GIANLUCA CECERE, UNA PRODUZIONE PEACEREPORTER

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In giugno era gia’ stato arrestato un altro medico dello stesso ospedale, ritenuto l’organizzatore di tutta la rete internazionale. Le indagini degli inquirenti erano partite dopo che un quotidiano messicano aveva riportato la notizia di un sito internet, con base in Costa Rica, in cui era stata pubblicata l’offerta di un rene da trapiantare.

L’anno precedente, il 23 maggio del 2012, le autorità di polizia israeliane avevano sgominato una rete internazionale di trafficanti di reni, che coinvolgeva l’Azerbaijan e il Kosovo, dieci le persone arrestate. Sono del 4 novembre scorso le rivelazioni riportate dall’Ansa del religioso messicano, padre Alejandro Solalinde, circa l’esistenza di fosse comuni in cui sarebbero stati sotterrati migranti uccisi e privati dei loro organi interni. Si tratterebbe di migranti clandestini probabilmente diretti negli Stati Uniti, vittime del traffico illegale di migranti gestito dalle mafie messicane. Padre Solalinde, direttore dell’ostello “Hermanos en el camino” denuncia ripetutamente come, a causa della politica migratoria del Messico, tutti i migranti del centroamerica siano fatti oggetto di un traffico illegale, sia da vivi che da morti.

Ma il traffico di organi non riguarda solo i paesi lontani: nel giugno del 2012 il New York Times pubblica un articolo in cui mette in guardia sul fatto che la crisi economica sta gettando alcuni cittadini europei in uno stato di povertà e di disperazione tale, da spingerli alla vendita dei loro organi. Nell’articolo viene citato il caso di Pavle Mircov e della sua compagna, tutti e due di Belgrado, in trepidante attesa di un acquirente disposto a pagare 30 mila euro per un rene. Non avevano neanche i soldi per pagare il funerale del padre di lui, morto alcuni giorni prima.

Lo stesso articolo ci porta in Grecia, dove un 46 enne residente nel Pireo indebitatosi fino al collo a causa della sua attività commerciale, dichiara alla stampa locale di essere disposto a vendersi  un rene, per una cifra oscillante tra i 100 mila e i 123 mila euro. Anche negli Stati Uniti ci sono stati casi di migranti che in un sito internet avevano messo in vendita un rene.

Secondo Jonathan Ratel, un giudice speciale della Corte Europea, la crisi sta facendo prosperare il mercato illegale degli organi. Le organizzazioni illegali agirebbero su entrambe i lati del mercato, sull’offerta, individuando quelle persone disperate e disposte a tutto, e sul lato della domanda, rintracciando i potenziali acquirenti, in genere persone benestanti.  Ratel racconta di una rete di persone che nel 2008 in Turchia e in Kosovo aveva cercato di spingere alcuni soggetti particolarmente indigenti a vendersi un rene, offrendo un compenso di 20 mila euro.

Secondo Ratel, la Turchia è il principale paese europeo per quanto riguarda il traffico di organi. Il turismo dei soggetti in attesa di un trapianto proviene in prevalenza da Stati Uniti, Inghilterra, Germania, Francia, Israele e Italia. Negli Stati Uniti 18 persone muoiono ogni giorno mentre aspettano un donatore di organi. Ogni 10 minuti un nuovo nome si aggiunge alla lista dei trapianti da eseguire. Al 25 ottobre 2013 il numero dei pazienti in attesa di un trapianto erano 98.463.

Secondo l’organizzazione per i diritti umani Organ Watch con sede a Barkeley in California, ogni anno verrebbero venduti illegalmente tra i 15 e i 20 mila reni.

Secondo le Nazioni Unite invece, una percentuale compresa tra il 5 e il 10% dei trapianti effettuati ogni anno sarebbe illegale. Per gli Stati Uniti il centro America e le Filippine sono le mete piu’ frequentate per il traffico di organi. Nelle Filippine vi sono interi villaggi in cui gli abitanti si sono venduti un rene per soldi. In Europa dopo la Turchia, anche la Serbia sta diventando una meta molto richiesta. In un piccolo centro della Serbia chiamato Doljevac con 19 mila abitanti, a seguito della chiusura della locale manifattura di tabacco e di quasi tutte le imprese agricole, un gruppo di abitanti ha richiesto all’amministrazione di poter registrare una agenzia locale per la vendita degli organi. Il permesso è stato negato. Ma la polizia serba non può fare a meno di notare come negli ultimi dieci anni nessuno dei passati casi di traffico illegale di organi sia stato punito dalla legge. E ciò nonostante i casi di trapianto di reni effettuati in Serbia siano numerosi.



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