Iñigo Cabacas, lo sfregio della politica e della polizia

Non c’è pace per i genitori di Iñigo Cabacas. Il perché lo scrivono in questa lettera pubblica. 

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Jorge Aldekoa è il nuovo comandante dell’Ertzaintza, la polizia autonoma basca. Era lui a essere a capo dell’operativo di polizia quando il 5 aprile del 2012 agenti in antisommossa aprirono il fuoco ad altezza uomo con proeittili di gomma. Un banale alterco in un bar diede l’estro ai volenterosi agenti per agire in maniera sproporzionata. Iñigo Cabacas, 28 anni, lavoratore senza una militanza nella sinistra basca, veniva centrato alla testa e moriva dopo quattro giorni di coma. 
Danno e beffa: i politici che avevano promesso alla famiglia del giovane di ncercare la verità ora si sono tirati indientro, tranne la sinistra basca di Eh Bildu. I genitori di Iñigo hanno scritto una lettera. se il proeittile fosse stato di altro segno, forse, sostengono, avremmo avuto giustizia. (am)

Q Code Mag vi propone la traduzione di ampi stralci della lettera.

“Il 3 di maggio del 2013 siamo comparsi di fronte la Commissione dei Diritti umani e per l’attenzione al cittadino del Parlamento basco, con quell’emozione che abbiamo tutti noi che non siamo politici e che non siamo abituati a frequentare questi luoghi e, nello stesso tempo, con un senso di grande aspettativa, perché finalmente potevamo parlare direttamente con i diversi gruppi parlamentari, con tutte le sensibilità del paese e in maniera pubblica. Avevamo l’opportunità di far arrivare le nostre richieste e di sentire le loro idee e proposte. Tutti i gruppi ci mostrarono il loro appoggio , esprimendoci solidarietà, alcuni fra loro arrivarono addirittura a piangere insieme a noi in alcuni momenti della nostra petizione, e vedendo immagini e suoni che tramettemmo in quel luogo tutti si dichiararono a favore di un completo chiarimento sulla dinamica dei fatti, rassicurandoci che avrebbero tutto quello che era in loro potere per arrivare a questo risultato. Preso atto di tanta disponibilità chiedemmo che venisse istituita una Commissione di inchiesta. E ci sorprese in maniera favorevole l’attitudine positiva che riscontrammo in tutti. Ci sorprese che dicessero apertamente in pubblico che erano d’accordo con la nascita di una Commissione di inchiesta. […]

Son passati sei mesi dalla nostra visita la Palramento. Giovedì 21 novembre è stata discussa la creazione di questa Commissione di inchiesta, nel Parlamento. Il risultato: tutti i partiti contrari, eccetto Eh Bildu.

Quando abbiamo sentito la nostizia per noi è stato colme ricevere un colpo basso, non riuscivamo a capire e ci domandavamo se ci avessero mentito quando eravamo là con loro, e se davvero lo hanno fatto, perché?

Non possiamo tacere sulle ragioni del no, l’argomento di disprezzare l’Ertzaintza che cerca Bildu, presentando a tutti questa iniziativa. Ma non fa male ricordare che la domanda di avere una commissione di inchiesta non è stata di Bildu, ma nostra e che l’unica cosa che ha fatto Bildu, che ringraziamo, è stata quella di portare avanti come partito la nostra domanda di cittadini. Il nostro obbiettivo no è mai stata la Erzaintza, o creare diprezzo contro gli agenti e lo abbiamo detto in un’infinità di occasioni.

Vogliamo solo informazione, inchiesta, giustizia e che con l’impegno di tutti si raggiunga una verità su quello che è accaduto. Insomma: che diano lo stesso trattamento che viene riservato ad altre vittime.

Credeteci quando vi diciamo che ci sentiamo vittime di seconda classe e che spesso ci domandiamo se il trattamenti che subiamo sarebbe uguale se nostro figlio non fosse morto per una palla sparata dall’Ertzaintza. […]

Vogliamo finire raccontandovi che mentre stiamo finendo di scrivere questa missiva abbiamo saputo della nomina nell’organigramma del nuovo reponsabile dell’Ertzaintza e non sappiamo se il signor Aldekoa abbia una qualche responsabilità o coinvolgimento nei fatti che arrivarono fino alla morte di nostro figlio.

Sappiamo, per come la raccontano i mezzi di informazione, che il signor Aldekoa era a capo del Commissariato di Bilbao, da dove partì l’ordine che portò alla morte di mio figlio. Sarà difficile per quelli che hanno preso questa decisione capire la tristezza e l’impotenza che ci colpisce, in un momento cui tutte le responsabilità rimangono ancora una volta da chiarire”.

Manu Cabacas y Josefina Lizeranzu

 

C’è un documentario in rete:

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