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Nell’enorme flusso di informazioni che ci investono ogni giorno, le parole sono importanti, e le notizie pure.
Per fare ordine in questo magma continuo, ogni settimana Q Code Mag selezionerà sette storie per fare un po’ di ordine, per riassumere i momenti che meritano più di altri. Per fare il punto.
E visto che la musica è il veicolo migliore, ognuna di queste sarà accompagnata da una canzone che la rappresenta, che ne descrive l’essenza.
Per fare ordine, per essere ricordata. Per mettere un punto e andare a capo.[/note]
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/12/IMG_1659.jpeg[/author_image] [author_info]a cura di Alessandro Tibaldeschi. Ultra trentenne pentito, giornalista musicale, speaker radiofonico in pensione, dopo una carriera iniziata a diciassette anni e finita per sopraggiunta paternità. Padre di una bellissima bambina e compagno innamorato. Amante del gelato e della birra artigianale, tifoso della Pro Vercelli, si sveglia ogni mattina con qualche canzone strampalata nelle orecchie. Non canta sotto la doccia, ma non si tira indietro su quelle di Peppa Pig e dello Zecchino d’Oro per dovere familiare. QCode gli ha dato l’arduo compito di commentare in musica le notizie della settimana. Riusciranno i nostri eroi?[/author_info] [/author]
dal 30 dicembre 2013 al 5 gennaio 2014
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Fabrizio De André – La bomba in testa
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Luigi Preiti, l’uomo che a fine aprile decise di ‘sparare’ alla classe politica, è solo la punta dell’iceberg di un problema non così noto, quello dei cinquantenni che hanno gravi difficoltà col lavoro.
Storia di un impiegato, album politico di De Andrè, raccolta la storia di un uomo che sposa le lotte dei sessantottini scegliendo una strada individuale e violenta.
Storia di un esodato, di Ilaria Brusadelli
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New Trolls – Una miniera
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Pensando alla Sicilia, la prima cosa che mi viene in mente sono i racconti dei veristi.
L’amianto è però un nemico ben peggiore delle miniere. Non lo vedi, non lo senti. Entra senza bussare e chiede il conto a distanza anche di decine d’anni.
È però inevitabile affiancare le due immagini, di questa terra martoriata in cui, dopo tanto penare, si muore.
Chiedi alla polvere, di Gaspare Urso
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Khaled – Aicha
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Nella nostra visione, quella occidentale, l’Islam è una terra di integralismi religiosi, arretratezza e costrizione. È soltanto un lato della medaglia. Un lato che i suoi giovani abitanti stanno comunque cercando di stemperare, rivendicando per esempio il loro diritto ad amare.
Ana mizauja, di Susanna Allegra Azzaro
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Goran Bregovic – War
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Dove termina una guerra inizia sempre una fase in cui chi può approfitta del vuoto nello stomaco di chi quella guerra l’ha subita. Aprendo nuove ferite.
La frontiera orientale, di Christian Elia
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Nomadi – Noi non ci saremo
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Ad andare avanti così, non vedremo altro che macerie.
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Prima della svolta hipster, per la precisione nel 1998, Jovanotti si fece promotore di un progetto di sostegno agli zapatisti, ribelli della regione messicana del Chiapas, per la precisione una compilation i cui proventi sarebbero stati destinati alla costruzione di un ospedale.
Si chiamava Artisti uniti per gli zapatisti del Chiapas, e conteneva pezzi di Vasco, Fossati, Pino Daniele. Addirittura alla conferenza stampa, i referenti del progetto furono Lorenzo, Luca Carboni e Giovanni Lindo Ferretti.
Ma quel disco, che a distanza di 16 anni ci sembra così improbabile, conteneva un bel pezzo dei Litfiba, datato 1989, di quando Ghigo e Piero trattavano temi spinosi. Facevano rock, insomma.
Ya Basta, di Andrea Cegna
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Scorpions – Wind of change
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Sono ormai passati tanti anni da quel profumo di cambiamento. Le cose ora non sono più le stesse e c’è da chiedersi se siano davvero cambiate.
Back to the future: Mosca riparte dal Mediterraneo, di Aldo Ferrari
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