Messico fuori controllo

I templari messicani perdono una guida e un esercito di volontari è sul piede di guerra. E il governo di Città del Messico che fa?

di Filippo Carpen

 

11 febbraio 2014 – Lunedì 27 gennaio è stato arrestato Dionicio Loya Plancarte detto “El Tio”. Leader del cartello dei “Cabelleros Templarios”, sulla sua testa pendeva una taglia di 30 milioni di pesos (poco più di 1milione e mezzo di euro). L’arresto è avvenuto nella città di Morelia, capitale dello stato di Michoacan. “Nel blitz congiunto tra esercito e polizia federale non è stato sparato nemmeno un colpo”, ha spiegato il segretario per la pubblica sicurezza messicana Alejandro Monte.

El Tio 58 anni, era uno dei tre leader dei Caballeros Templarios, formazione sorta agli inizi del 2011 dalle ceneri della “Familia Michoacana”, un cartello molto attivo negli stati centrali del Messico fin dalla seconda metà degli anni ’80. La “specialità” dei templari, come si fanno chiamare, è la produzione e il commercio di metamfetamine verso gli Stati Uniti, ovviamente anche cocaina e marijuana sono gestite dal cartello che non disdegna inoltre rapine estorsioni e furti. L’aspetto più grottesco è però il fatto che essi si definiscano una fratellanza, con regole ben precise, riportate in un libricino di 22 pagine, in cui sono enunciate le regole che un buon templare deve rispettare.

 

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Essi combattono per una presunta giustizia sociale, per “fermare il materialismo, l’ingiustizia e la tirannia”, come riportato nell’opuscolo, in un delirante crescendo di fondamentalismo cristiano che raggiunge il suo culmine in “Un templare deve sempre cercare la verità, perché Dio è la verità”. Come se 2000 anni fa Cristo fosse morto per garantire a dei balordi imbottiti di droga e armi, di portare tonnellate di stupefacenti al di là del confine. Ma il Messico oggi è anche questo, purtroppo. Un paese che dal 2006 ha visto morire 80.000 persone, in una guerra alla droga che sembra non finire mai e che ha esasperato milioni di cittadini onesti. Uomini, donne, giovani, anziani che non riescono più sopportare l’indifferenza di un governo che ha bandito dai notiziari la parola “guerra”, e che si ostina a dire che il Messico è un paese tranquillo,cercando di attirare i capitali stranieri. Gli stessi cittadini che proprio nello stato di Michoacan, dallo scorso febbraio, hanno creato gruppi di “Autodefensas” per sopperire alla mancanza di sicurezza delle istituzioni preposte, o per meglio dire al fallimento dell’esercito e della corrotta polizia federale nella lotta agli abusi dei Cavalieri Templari.

Mentre a Morelia Plancarte veniva arrestato, a Città del Messico il portavoce del ministero degli interni comunicava che i gruppi di autodifesa sarebbero stati istituzionalizzati ed affiliati ai “Corpi di difesa Rurali”, una milizia su base volontaria, dimenticata dalla gran parte del paese, che affonda le sue origini a metà del 1800. Un esercito costituito inizialmente da “peones” contro le scorribande dei pellerossa negli stati settentrionali tra il 1860 e il 1870, e trasformatosi negli anni in un’entità militare preposta al controllo delle regioni rurali intorno alla capitale. L’apertura del governo era nell’aria, già da alcuni mesi le forze armate e la polizia tolleravano, ed in alcuni casi hanno collaborato, con i gruppi di autodifesa. Nel solo Michoacan si stima che questi volontari, armati con fucili d’assalto pistole e bombe a mano, siano circa 20.000.

 

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Esperienze simili si sono viste in alcuni paesi latinoamericani come Guatemala e Colombia. Spesso con esiti non proprio positivi. Emblematico a tal proposito il caso delle AUC, gruppo di autodifesa nato in Colombia per contrastare le FARC e l’ELN, e garantire la sicurezza dei latifondisti e i grossi gruppi industriali locali e trasformatosi velocemente in un’organizzazione terroristica sorretta dal traffico di cocaina verso gli Stati Uniti e l’Europa. Implicata in centinaia di omicidi e legami con le n’drine più potenti della Calabria, questa milizia è oggi annoverata tra le più pericolose dell’intero continente.

In Messico l’utilizzo di questi gruppi di autodifesa è l’ultimo disperato tentativo del governo per arginare l’escalation di sangue che macchia quotidianamente le strade di tutte le città, da nord a sud. Da Tijuana a Veracruz passando da Ciudad Juarez e Guadalajara i morti ammazzati sono la normalità.

L’arresto di un boss, pur importante, non placherà la violenza, paradossalmente l’amplificherà ora che una posizione di leadership nel cartello è vacante. La coca invece continuerà il suo tranquillo percorso…lento e inesorabile.

 

 

 



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