Un quadro cupo in vista delle elezioni europee
di Valerio Pierantozzi, tratto da EastJournal
Si aggira uno spettro nel Vecchio Continente in vista delle prossime elezioni europee del 25 maggio 2014: è il fantasma dell’«antieuropeismo», che minaccia di spazzare via i vecchi partiti da Bruxelles e sconvolgere l’attuale assetto istituzionale. Un rischio concreto in quanto, mentre nelle normali elezioni amministrative e nazionali i voti si incanalano verso le coalizioni tradizionali, alle europee è molto più probabile che il “voto di protesta” possa far sentire la sua voce.
A “cavalcare la tigre” ci stanno pensando soprattutto i partiti considerati di destra o estrema destra, come il Front National di Marine Le Pen, Alba Dorata in Grecia, Jobbik in Ungheria. In Italia sono su posizione europeiste “critiche” la Lega Nord e alcuni partitini come La Destra di Francesco Storace.
Anche in Gran Bretagna la galassia della “destra anti-sistema” è in subbuglio, con alcuni movimenti che si sono affermati e rischiano di aumentare ulteriormente il proprio consenso popolare sia in patria che in Europa.
L’Ukip – United Kingdom Independence Party
Il Partito per l’Indipendenza del Regno Unito è senz’altro il più famoso e affermato di questi movimenti euroscettici. Sebbene non si possa definire propriamente di “estrema destra”, essendo più specificatamente un partito conservatore e nazionalista con venature populiste, è indubbio che abbia in comune molti punti programmatici con i partiti di estrema destra europei.
Il suo leader nonché fondatore è Nigel Farage, ex broker di 50 anni, attualmente deputato al parlamento di Bruxelles da cui lancia i suoi strali contro l’Europa stessa e l’eurocrazia in generale. L’Ukip infatti fa dell’euroscetticismo il suo punto di maggiore forza e consenso popolare. Farage in questo è molto abile nell’infiammare gli animi degli inglesi, che storicamente si sono sempre considerati “alieni” alle popolazioni europee e in un certo qual modo superiori.
A Bruxelles il leader del partito ha spesso tuonato contro le lobby che soffocano i popoli continentali, prima fra tutte quella delle banche. La BCE è considerata un nemico che strozza la gente e l’euro una malattia che bisogna debellare. Farage nel 2011 durante un’intervento in aula ha espressamente detto che i governi greco e italiano erano stati ribaltati dagli eurocrati per instaurare dei “governi fantoccio” più accondiscendenti ai programmi economici comunitari.
Il partito gode di buona salute: ha attualmente due rappresentanti nella Camera dei Lord, 13 deputati all’europarlamento e alle ultime elezioni locali del 2013 ha ottenuto il 23% dei consensi, arrivando subito dopo il Partito Conservatore (25%) e il Labour Party (29%). Tuttavia ultimamente qualche piccolo scandalo ha intaccato la sua immagine. L’ultimo è di qualche giorno fa: si è scoperto che Mujeeb Ur Rehman Bhutto, portavoce dell’Ukip per il Commonwealth, era stato in passato il capo di una banda di rapitori in Pakistan. Subitanee sono arrivate le dimissioni, ma il colpo al partito resta.
Tuttavia, non ci sono dubbi che l’Ukip godrà di un vasto appoggio popolare in vista della prossima tornata elettorale del 25 maggio 2014.
Il Bnp – British National Party
Nato da una costola del Fronte Nazionale Britannico (British Front National, che esiste ancora ma con percentuali irrisorie), il Bnp vede nel 55enne Nick Griffin il suo leader politico e carismatico. Il partito ha ottenuto il suo exploit alle scorse elezioni europee del 2009, quando con il 6,2% dei voti è riuscito a portare due rappresentanti a Bruxelles, Andrew Brons e lo stesso Griffin. A livello nazionale invece non ha mai ottenuto risultati di rilievo, se non l’elezione di qualche candidato a livello amministrativo tra cui un consigliere alla London Assembly, che ne conta in tutto 25.
Politicamente il Bnp è stato spesso criticato per aver promosso ideologie al limite della xenofobia. Nel suo programma, fra le altre cose, ci sono: la lotta all’immigrazione e la “deportazione degli immigrati illegali” nei loro paesi di origine; l’opposizione all’islamismo, considerato “per sua natura incompatibile con una moderna e secolare democrazia occidentale”; la reintroduzione della pena di morte per chi uccide bambini o ufficiali di polizia; l’opposizione all’aborto e a quella che il partito percepisce come “promozione dell’omosessualità nella scuola e nei media”; e naturalmente l’uscita dell’Inghilterra dalla Comunità Europea.
Il Bnp è considerato in forte declino a causa sia di alcuni problemi economici di Griffin, sia a causa dell’ascesa dell’Ukip, il cui leader si presenta al pubblico e sui media con uno stile più sobrio e meno “strillato”. È dunque probabile che a maggio il Bnp non ripeterà il risultato elettorale del 2009. Nel qual caso si prospettano tempi ancora più duri per Nick Griffin.
Edl – English Defense Party
È il partito più recente della galassia britannica in questione. Nato nel 2009, l’Edl si è presto affermato anche grazie alle sue chiassose manifestazioni di piazza, dove i militanti vestiti e truccati da “Crociati” si lasciavano spesso andare a violenze gratuite contro i musulmani. Nonostante ciò, nella home page del loro sito Web ufficiale campeggia la scritta: “Non razzisti, non violenti, ma non più in silenzio”.
È forse il partito più interessante della destra britannica dal punto di vista mediatico. Sorto praticamente dal nulla, prende gran parte dei propri membri tra le fila dei gruppi organizzati delle curve calcistiche inglesi.
Due dei fondatori, Tommy Robinson e Kevin Carroll, sono fuoriusciti dell’Edl nell’ottobre 2013 motivando la scelta col fatto che il movimento fosse diventato “troppo estremista”. Dei due, in particolare il primo è una figura piuttosto interessante e controversa. Durante le prime manifestazioni pubbliche si presentava col volto e il corpo coperti da una lunga tunica (una specie di niqāb) per non risultare riconoscibile. In seguito si è poi scoperto come la vera identità di Tommy Robinson fosse quella di Stephen Yaxley-Lennon, inglese di Luton classe 1982 con alle spalle alcuni reati per violenza e droga.
Non è necessario comunque trattare oltre la genesi e la storia dell’English Defense Party. Chi volesse, può trovare qui una buona analisi.
In questa sede invece basta evidenziare l’ideologia che permea il partito, che si alimenta di un rozzo e abbastanza fine a se stesso anti-islamismo cui fa da contraltare un fin troppo palese filosionismo. Un programma imperniato quindi su: opposizione alla costruzione di moschee e all’islamizzazione della Gran Bretagna, difesa dei valori “occidentali” e del “british way of life”.
Molti analisti, giornalisti e politici d’Oltremanica hanno definito l’Edl come un grosso pericolo per la democrazia inglese. Ma francamente pare difficile vedere una reale minaccia per l’establishment in poche centinaia di persone che scendono per le strade, pur fra cori violenti e aggressioni fisiche a uomini e oggetti. Anzi, potrebbe essere vero il contrario: i militanti del partito in questione possono rappresentare un aiuto al mantenimento dello status quo e una grave insidia per gli altri partiti che vogliono ottenere i loro obiettivi con metodi più democratici, come appunto il Bnp e l’Ukip.