[author] [author_image timthumb=’on’]https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/208826_10151525732097904_583330344_n.jpg[/author_image] [author_info]Leonardo Brogioni, fotografo, fondatore di Polifemo. Per QCodeMag autore della rubrica HarryPopper[/author_info] [/author]
È l’ora di punta della mattina di giovedì 11 marzo 2004 a Madrid, mancano tre giorni alle elezioni spagnole quando dieci zaini pieni di esplosivo vengono fatti detonare a pochi minuti l’uno dall’altro su quattro treni regionali pieni di pendolari, in quattro stazioni diverse della città.
Alle 7:39 tre bombe esplodono sul treno 21431 nella stazione di Atocha. Pochi secondi dopo quattro bombe esplodono sul treno 17305 vicino a via Téllez a poche centinaia di metri dalla stazione di Atocha. Alle 7:41 due bombe esplodono sul treno 21435 nella stazione di El Pozo del Tío Raimundo. Alle 7:42 una bomba esplode nel treno 21713 nella stazione di Santa Eugenia.
192 le vittime, 2057 i feriti.
A distanza di 10 anni dalla strage un fotografo italiano residente a Parigi, Ciro Prota, ha sentito l’esigenza di ricordare quei morti e quel giorno per dare un contributo alla memoria collettiva.
Nel novembre 2013 Prota ha iniziato a raccogliere adesioni tra fotografi di tutto il mondo per un’iniziativa che prenderà il nome di projet192: 192 fotografi per le 192 vittime di Madrid.
Ogni fotografo viene abbinato ad una vittima e si chiede a ciascuno di produrre una singola foto in bianco e nero, dove sia presente il nome assegnato della persona deceduta e un elemento ferroviario ad interpretazione libera.
I partecipanti non si conoscono tra di loro, si danno delle regole, delle linee guida, sempre basate sul rispetto e sul ricordo delle vittime cercando di evitare inutili retoriche e pietismi. In meno di un mese e mezzo producono 192 foto di forte impatto.
Una grande anima collettiva di persone che lavorano con l’immagine, interpretando vite di persone mai conosciute, con il solo scopo di non cancellare il loro ricordo.
Si legge sul comunicato dell’iniziativa: “L’assenza è di fatto il filo conduttore dell’opera, assenza che spesso coincide con quella di altre vittime della follia umana del passato (…). L’assenza può divenire però allo stesso tempo una presenza consapevole, ed è questo che vuole raccontare questo progetto nato dalla coscienza di uno e condiviso tramite gli occhi di 192 artisti di tutto il mondo”.
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Ciro Prota ha risposto ad alcune domande su projet192
projet192 vuole essere un’iniziativa per non dimenticare le vittime degli attentati di Madrid dell’11 marzo 1994: 10 esplosioni su diversi treni e stazioni che fecero 192 vittime. A distanza di dieci anni l’indagine si è conclusa e si hanno informazioni certe su mandanti e motivazioni?
Che io sappia, le indagini si sono svolte con celerità e assicurati i colpevoli, di origine estremista islamica, alla giustizia. C’e’ molta informazione rispetto a questa cosa su El Pais e altre fonti di informazione spagnole, anche sul web si puo’ leggere molto delle conseguenze delle indagini svolte.
Il motivo del mio impegno rispetto a questo progetto é strettamente legato al mio passato da “pendolare” in treno, quando ancora ero in Italia. Le immagini relative a quegli attimi terribili sono rimasti indelebili nella mia mente, in special modo quando tutti cercano di mettersi in salvo dalla prima esplosione e invece vengono raggiunti dalla seconda. La mia sensibilità di fotografo mi ha portato a sviluppare quest’idea, nata circa 6 anni fa e poi accantonata dagli eventi della vita. In un primo momento avevo pensato di svolgere questo tema da solo, avvalendomi di 192 stazioni di metropolitana parigina, città dove tuttora vivo, ma con il tempo é maturata l’idea di dare espressione diversa, pur sempre fotografica, per ognuno di quelle vittime,sconosciute tra di loro, come lo sono i fotografi di questo progetto. La tragedia ha accomunato le vittime, il ricordo e l’omaggio ha assimilato i fotografi.
Con il progetto da te organizzato e coordinato hai chiesto a 192 fotografi di realizzare una singola foto in bianco e nero, dove fosse presente il nome di una delle persone decedute (da te assegnato ad ogni autore) e un elemento ferroviario ad interpretazione libera: hai avuto difficoltà a trovare adesioni e a coordinare i lavori?
Per le adesioni da parte di fotografi ho usato il modo piu’ rapido, il web. Una sera di novembre ho lanciato un appello dove si diceva che cercavo 192 fotografi per un progetto espositivo ed editoriale, senza specificarne i dettagli. L’appello era in svariate lingue.
In una settimana 192 fotografi erano pronti per affrontare il tema, e tanti altri hanno risposto con ritardo all’appello, ma comunque ho tenuto il loro contatto, in previsione di una selezione delle immagini che pervenivano. E’ stato un duro lavoro, “amalgamare” il tutto, a volte mi sono ritrovato a lavorarci anche per 15 ore giornaliere, rispondere ai vari dubbi che avevano i fotografi, professionisti e non, e in tutto questo sono stato coadiuvato da Erasmo Perani, Barbara Marin e Luca Forno. In una notte, che non dimenticherò, ho assegnato un nome ad ognuno di loro, ed é stato emozionante sapere da loro le varie coincidenze ed analogie che legavano il nome della vittima a loro stessi. Ma il lavoro non é ancora finito, anzi credo che ora più che mai ci si deve sforzarsi per far sì che cresca e prenda consistenza, proponendo esposizioni e manifestazioni. La soddisfazione più grande é stata quella di aver avuto il consenso per la partecipazione da parte di nomi importanti sulla scena internazionale come Francesco Cito, Mario Spada e tanti docenti di fotografia.
Alcuni fotografi partecipanti al progetto si sono domandati se la foto realizzata sarà vista dalla famiglia della persona cui è dedicata, ogni autore non ha potuto non pensare alla reazione dei familiari delle vittime: costoro sono stati avvisati del progetto? Hanno espresso un consenso, o un parere?
Tutti me compreso ci siamo chiesti se la foto sarà vista dai parenti o amici delle vittime stesse. Abbiamo interpellato l’associazione delle vittime in Spagna, ma fin’ora non abbiamo avuto risposta. Il progetto non é a fini di lucro, e il fine é solo quello di ricordare, di essere solidali socialmente, di non lasciare che un avvenimento che ha visto centinaia di innocenti andare nel “dimenticatoio” e far si che queste vittime restino ” immortali”, nonostante la tragedia. Credo che qualcosa del genere possa solo far piacere a chi le guarda, compreso i parenti, e non é escluso che alla fine di tutto, tra molto tempo, le foto possano essere inviate ad ognuno di loro, giusto un gesto d’amore.
Un libro in formato digitale è visibile sul sito del progetto: quali saranno le ulteriori modalità di diffusione di projet192? Come e dove lo si potrà vedere?
Il libro elettronico é visibile sul sito, e su vari siti che hanno diffuso la notizia, Vogue Italia, Rai News, quotidiani locali italiani, blog stranieri ed italiani, anche perché tra i fotografi partecipanti figurano diversi stati in tutto il mondo: Francia, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Canada, Filippine, India, Turchia, Germania, San Marino, Svizzera, Tenerife …
Stiamo ultimando un video ufficiale, un musicista, che figura anche nei fotografi partecipanti, Gero Merella, sta componendo la colonna sonora che farà da sfondo al video. Anche un ibook sarà pronto tra alcuni giorni e messo in rete gratuitamente. Quindi la diffusione é quella dei nostri giorni: web e informazione cartacea, idonea per raggiungere qualsiasi utente.
Dall’iniziativa è nata “Association projet 192”, di cui sei presidente, associazione che si prefigge di organizzare progetti fotografici a scopo sociale e che ha già in programma per il 2015 il progetto “qualcuno mi tenga per mano”: ci puoi dire qualcosa di più, sia su quest’ultima iniziativa che sull’associazione?
L’Association Projet 192 é stata creata per dare totale trasparenza a tutto ciò che poteva conseguire da questo progetto, parlo di interventi economici da parte di terzi, da spese sostenute e tutto ciò che può essere rendicondato, ma non solo … l’associazione si prefigge di creare altri progetti fotografici come “Qualcuno mi tenga per mano”, un progetto imperniato sui disturbi del comportamento alimentare che sono vere e proprie malattie mentali che portano la persona ad avere un rapporto distorto con il cibo, peso e immagine corporea, il progetto vuole evidenziare queste patologie, cercando con le immagini, laddove non siano oltraggiose, di capirne le cause. Progetto ambizioso e di sicuro impatto sociale, ma vista la prima esperienza di Projet 192, siamo fiduciosi nella sua riuscita.
Alla base di projet192 c’è la convinzione che la fotografia sia uno strumento efficace per informare e formare l’opinione pubblica?
Senza la convinzione che l’espressione fotografica sia la base di divulgazione e informazione per l’opinione pubblica, questo progetto non avrebbe avuto modo e motivo di esistere. Fotografo da circa trentanni, e l’esperienza mi ha insegnato che trasmette piu’ una semplice fotografia che un discorso di tre ore. La fotografia é immediata, se é una buona fotografia, arriva dritta al punto senza fraintendimenti o giochi di parole. La fotografia parla una sola lingua.
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