Acqua, energia

A dodici anni dalla sua creazione, il tema scelto dalle Nazioni Unite per la Giornata Mondiale dell’Acqua, è il binomio ”acqua ed energia”, quasi a voler sottolineare con sempre più forza la stretta connessione tra le due risorse

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/11/ValeB.jpeg[/author_image] [author_info]di Valeria Barbi. Ricercatrice per lavoro, viaggiatrice per vocazione e scrittrice per passione. Si occupa di politiche climatiche e tutela dell’ambiente. Ha molte passioni. Una di queste è dare sempre e comunque la propria opinione. Anche quando non è richiesta. Tende a non farsi condizionare dalle regole ma a vivere le proprie emozioni. Ha deciso di restare in Italia (per ora) per vedere chi la spunta tra la sua instancabile forza di volontà e questo Paese immobile[/author_info] [/author]

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24 marzo 2014 – A dodici anni dalla sua creazione, il tema scelto dalle Nazioni Unite per la Giornata Mondiale dell’Acqua, è il binomio ”acqua ed energia”, quasi a voler sottolineare con sempre più forza la stretta connessione tra le due risorse. Una scelta, peraltro, molto interessante se valutata alla luce della sua prossimità con l’inaugurazione di EXPO 2015 – il cui slogan è “Nutrire il mondo, energia per la vita” – e soprattutto con il termine prefissato per il raggiungimento, il prossimo anno, degli Obiettivi del Millennio in cui, il diritto di accesso all’acqua è relegato al punto C del settimo obiettivo, dedicato alla sostenibilità ambientale.

Nello specifico, quest’ultimo lega l’accesso all’acqua potabile alla problematica mancanza di diffusi ed adeguati servizi sanitari, la cui garanzia congiunta potrebbe salvare 1 milione e mezzo di bambini l’anno. A far sentire la sua mancanza, all’interno degli Obiettivi del Millennio, è anche la lotta alla povertà energetica la cui omissione è stata più volte criticata da ricercatori, politici e membri della società civile.

Tutto ciò, unitamente all’acquisita consapevolezza, da parte della comunità internazionale, della necessità di una strategia di sviluppo sostenibile che integrasse sviluppo economico, sostenibilità ambientale e inclusione sociale, ha spinto le Nazioni Unite, nel corso della Conferenza sullo Sviluppo Sostenibile tenutasi a Rio di Janeiro nel giugno 2012 a promuovere l’adozione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile allo scopo di eliminare entro il 2030 i principali squilibri che affliggono l’umanità. Il primo di questi nuovi obiettivi, secondo la previsione di Jeffrey Sachs, Direttore dell’Earth Institute della Columbia University e consulente speciale delle Nazioni Unite per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, sarebbe il seguente:

“Entro il 2030, se non prima, tutte le persone del mondo avranno accesso ad acqua e risanamento ambientale in modo sostenibile e sicuro, ad adeguata nutrizione, a servizi sanitari di base e ad infrastrutture essenziali quali elettricità, strade e connessione alla rete globale di informazione”.

Attualmente, quasi novecento milioni di persone non hanno accesso a fonti d’acqua potabile e tale numero è destinato purtroppo a crescere. In base ai dati diffusi da UN Water, organo investigativo delle Nazioni Unite sulle tematiche legate all’acqua potabile, nell’ultimo secolo l’utilizzo di acqua è più che raddoppiato rispetto alla popolazione mondiale ed entro il 2025, milleottocento milioni di persone vivranno in paesi e regioni martoriate dalle problematiche legate alla carenza di acqua potabile: di queste, il 50% farà parte di paesi in via di sviluppo e il 18% di paesi industrializzati.

A lasciare esterrefatti, quando si parla di acqua, è la pluralità di argomenti e problematiche che ad essa sono collegate. Così come tante sono le minacce che ne impediscono il corretto godimento da parte non solo della popolazione mondiale ma, in senso più ampio, dell’intero pianeta.

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Basti pensare al ricorrente intreccio tra cambiamenti climatici e acqua. Non è più un mistero, infatti, che tra le conseguenze del riscaldamento globale vi è la progressiva desertificazione di alcune aree del pianeta con il conseguente peggioramento delle condizioni di vita di popolazioni già messe a dura prova dall’attuale scarsità d’acqua potabile. A sua volta, tale dinamica si lega a quella della migrazione. Intere popolazioni, infatti, sono sempre più spesso costrette a spostarsi in cerca di acqua potabile con ovvie implicazioni nell’ambito della sicurezza. E’ ormai da molti anni, infatti, che in talune regioni dell’Africa si combatte la guerra per l’oro blu. Alcune tribù del Kenya hanno dato vita a veri e proprio piccoli eserciti di guerriglieri che pattugliano regolarmente le zone in cui è possibile accedere alle risorse idriche.

Ma l’acqua è anche una questione di genere. A risentire maggiormente della mancanza di acqua sono soprattutto donne e bambine. Sempre secondo UN Water, in Africa l’approvvigionamento di acqua è un compito svolto nel 90% dei casi da donne, le quali sono costrette a percorrere svariate decine di chilometri al giorno. Questo ha ovvi risvolti sia in termini di accesso all’educazione che di sicurezza. Un’indagine svolta in Tanzania ha infatti dimostrato che ridurre la distanza tra il villaggio e la fonte idrica aumenta del 12% circa la presenza nelle scuole delle bambine e potrebbe ridurre globalmente il rischio di essere violentate. Infatti, la maggior parte degli stupri avviene nel lasso di tempo in cui queste si allontanano dal loro villaggio per andare a raccogliere acqua e legna, necessaria quest’ultima a colmare la mancanza di moderne fonti di approvvigionamento energetico.

Come detto in precedenza, acqua ed energia sono inoltre indissolubilmente legate sia per il loro indubbio potenziale nell’alleviamento della povertà, sia perché sono entrambe funzionali alla reciproca produzione. Per capire meglio il concetto, basti pensare al fatto che per portare in superficie l’acqua contenuta in un pozzo depressurizzato, è necessaria l’energia così come, per avere energia è spesso utilizzata proprio l’acqua: è il caso dell’idroelettrico, prima fonte energetica rinnovabile a livello globale – la cui percentuale è destinata a raggiungere il 16% entro il 2035 – ma vale anche per il nucleare o il termoelettrico.

Nonostante gli indubbi vantaggi in termini di emissioni evitate, la costruzione di impianti idroelettrici ha scatenato polemiche e preoccupazioni in più di un’occasione per l’impatto che ha sulle popolazioni e sull’ambiente, dando vita al fenomeno del cosiddetto water grabbing.

A preoccupare sono anche i numeri che riguardano l’utilizzo delle risorse d’acqua prelevate globalmente: il 15% di queste viene infatti utilizzato per la produzione energetica e la percentuale è destinata a crescere di circa un terzo, entro il 2035, compatibilmente con l’aumento della domanda di energia.

Secondo l’ultima edizione del World Water Development Report, circa il 70% delle risorse d’acqua disponibili sono utilizzate per l’irrigazione, il 20% per attività connesse con il settore industriale e circa un 10% è destinato all’uso domestico.

Ad aumentare sensibilmente la domanda energetica è anche l’affermazione dei biocombustibili come fonte di energia: secondo il sopra citato report, ad un aumento del 5% nella domanda di biocarburanti per autotrazione entro il 2030, corrisponderebbe un’impennata del 20% nella richiesta di acqua per uso agricolo a livello globale.

Da quanto scritto fino ad ora, appare evidente come il legame tra acqua ed energia sia indissolubile ma allo stesso tempo anche profondamente complicato e suscettibile di produrre squilibri importanti a livello globale.

Entrambi beni e diritti fondamentali, da difendere e preservare per garantire un corretto ed adeguato livello di sviluppo, sia l’acqua che l’energia stanno finendo per farsi la guerra a causa dell’incapacità dell’uomo di gestire in modo sostenibile le risorse del pianeta.

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