[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2014/04/logo-Qlaus_all-black-on-red.png[/author_image] [author_info]QLAUS è un nome e un concetto collettivo. QLAUS è me, noi, ma è anche voi, è chiunque. Oggi QLAUS sono io che lotto contro qualcuno, domani qualcuno sarà QLAUS che lotta contro di me. Ma sempre, e ovunque, la parte peggiore di me siete voi. [/author_info] [/author]
26 aprile 2014
Io sono antifascista.
Ma ieri non ho festeggiato la Liberazione.
Ho ricordato, mi sono commosso, ma non ho festeggiato.
Perché il fascismo non è affatto finito, e non è vero che l’abbiamo sconfitto:
noi siamo ancora sotto il fascismo.
Il fascismo della tv, che decide tempi, modi e volumi della nostra esistenza, dentro e fuori casa. Che riempie di stronzate l’abbeveratoio del tempo che non sappiamo riempire meglio di così. Il nostro tempo, che è poi la nostra vita, per la tv è solo minuti da riempire tra un flight pubblicitario e l’altro.
Il fascismo della merce, che dagli schermi e dalle pagine ci conduce docili nei supermercati, che sono aperti sempre, anche a Natale e il primo maggio, e hanno parcheggi sempre enormi e offerte sempre speciali, come se esistessero per il nostro bene, e non per i nostri soldi.
Il fascismo delle lotterie, dei gratta e vinci che ti cambiano la vita. Senza doversi sforzare, senza doverlo meritare. Perché solo così chiunque può migliorare, anche se nessuno migliora. E se nessuno migliora, ogni nuovo giorno tutti possono ancora sognare di farlo.
Il fascismo di dio, ma non solo del dio dell’incenso, della croce e dell’ostia, ma degli dèi di tutte le liturgie. Quando prometti un eterno domani migliore, i sensi -colmi- non chiedono più spiegazioni e qualsiasi leggenda può essere vera. Basta solo che dio, qualsiasi dio, alla fine perdoni, a differenza dell’etica e della morale che non ti fanno dormire.
Il fascismo dei potenti per discendenza, dei figli predestinati. Del fatto che chiunque tu sia, qualsiasi cosa avrai fatto, quando te li troverai davanti dovrai cedere loro il passo.
Il fascismo di chi ha un potere, e ne abusa. Il poliziotto che ti ferma per noia, il vigile prepotente che se vuole ti fà la multa, se vuole non te la fà. Il finanziere, il carabiniere, l’impiegato comunale, il posteggiatore abusivo con negli occhi la promessa di una gomma bucata se non lo paghi.
Il fascismo della morbosità indotta, insegnata e coltivata. Le foto rubate dai profili Facebook dei figli uccisi dalle madri, delle ragazze violentate, delle minorenni scomparse. Facce che sorridono o sono in vacanza o mangiano salsicce e che invece sono corpi ritrovati nei fossi, bruciati nelle auto, massacrati nei bilocali. Facce e corpi che potrebbero benissimo essere la tua faccia e il tuo corpo, ma per fortuna sono sempre quelli di un altro.
Il fascismo delle marche, delle mode, delle cose che devi avere, di come devi essere per non sentirti uno zero. Che poi l’anno dopo rivedi le foto e ti dici che eri vestito davvero di merda, mica come quest’anno che quello stesso logo è più grande, più piccolo, più scuro, più chiaro.
Il fascismo dei proverbi, dei modi di dire, degli aforismi che diventano motti di vita per mezza giornata, dei test sui giornali con cui un po’ ti spaventano e un po’ ti rassicurano, degli oroscopi scritti dai copywriter o dai giornalisti a fine carriera.
Il fascismo di chi decide cosa è normale e promuove la paura e il rifiuto del diverso. Come se l’amore non fosse nell’entropia, e i diversi incastri degli organi non fossero solo fissazioni di noi rozzi organismi pluricellulari.
Il fascismo dell’ignoranza, della maleducazione, della mancanza di rispetto. Ché questo paese è una piana sconfinata di orticelli privati in continua espansione i cui confini sono sempre solo i tuoi e mai quelli degli altri, perché gli altri non esistono, e se esistono sono rompicoglioni, antagonisti, nemici.
Il fascismo della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta, della sacra corona unita, delle stragi senza mandanti, dei brogli elettorali, dei voti di scambio, dei giornali di partito, della politica di mestiere e dell’antipolitica di convenienza, degli evasori, dei furbi, dei cretini, degli stronzi.
Il fascismo dei vecchi fascisti, dei neofascisti, dei finalmente sdoganati, dei comunque troppo vigliacchi per definirsi fascisti. Quelli che ti ritrovi in fila alla posta, dal salumiere, al cinema o al parchetto e non hanno alcuna vergogna a dirti che per loro gli immigrati sono tutti animali, le donne puttane, che i gay sono froci, i meridionali terroni, e che l’Italia fa schifo e ci vorrebbe una bella dittatura.
Ecco, a causa di tutto questo e molto altro io, antifascista, ieri non ho festeggiato.
E invoco anzi una nuova, fulminante, implacabile Resistenza.
Per un’immediata, spietata, definitiva Liberazione.
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