Iran: velo sì, velo no

Il grande dilemma iraniano di questi giorni

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/06/1011723_10151970663739115_31057545_n.jpg[/author_image] [author_info]di Tiziana CiavardiniÈ antropologa culturale e giornalista. Ha trascorso gli ultimi vent’anni nel Sud Est Asiatico, Estremo e Medio Oriente. Laureata presso La Sapienza, dal 2002 è stata ricercatrice presso il Dipartimento di Antropologia dell’Università Cinese di Hong Kong (CUHK). È Presidente dell’Associazione Ancis Anthropology Forum, Centro Internazionale di Studi, con sede a Roma. Negli ultimi dieci anni si é interessata alle cerimonie rituali iraniane e alla cultura persiana. Ha collaborato con il centro Dialogue Among Civilizations (dialogo tra le civiltà) promosso dell’ex presidente iraniano Khathami. Ha organizzato convegni presso il Senato della Repubblica e la Camera dei Deputati di Roma con incontri dedicati al pluralismo religioso. Ha partecipato a molteplici congressi nazionali e internazionali sul dialogo interreligioso e interculturale; è autrice di articoli divulgativi volti alla conoscenza delle culture e delle religioni. [/author_info] [/author]

10 maggio 2014 – Mentre a Tehran si è svolta lo scorso sette maggio una manifestazione di protesta contro l’uso improprio del velo (hijab) delle donne iraniane, è partita dall’Inghilterra l’iniziativa ‘la libertà rubata delle donne iraniane’ in cui una giornalista iraniana esiliata chiede alle donne iraniane di postare sulla sua pagina facebook le foto senza il velo.

La manifestazione a Tehran

L’agenzia di stampa iraniana IRNA ha riferito che circa 4.000 manifestanti hanno invitato le autorità a mostrare più attenzione circa la situazione del hijab (velo) e della castità nella società.

“La corruzione e l’immoralità hanno travolto la nazione, per questo bisogna preservare la castità e osservare il velo hijab islamico” hanno detto. Un manifesto riportava la seguente frase “Tutto ciò che è buono come ad esempio il seme del pistacchio, è avvolto in un guscio, così la donna dovrebbe essere avvolta nel suo velo, l’hijab”. I manifestanti hanno bloccato il traffico in piazza Fatemi per esprimere la loro richiesta di misure più severe contro le donne che si fanno beffa delle leggi sul codice di abbigliamento islamico iraniano soprattutto ora che l’estate calda di Teheran si sta avvicinando.

 

Una risposta preventiva alla provocazione del web

Non sappiamo se la manifestazione fosse organizzata da tempo, pare fosse partita da un gruppo proveniente da Qom; certo è che questo atto sembra una velata risposta all’iniziativa promossa dall’esiliata iraniana Masih Alinejad. La giornalista e attivista iraniana esule dal 2008 in Inghilterra a causa di un articolo irritante sugli stipendi in crescita dei deputati, ha creato una sua pagina facebook dal titolo “Stealthy fredoom of iranian women” (la libertà rubata delle donne iraniane) nella quale invita le ragazze iraniane a diffondere le loro foto senza il velo. A oggi le adesioni sono state più di cinquemila in soli pochi giorni.

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Il velo

La questione del velo è stata sempre al centro di attenzione in svariati campi. Dall’antropologia alla Storia al Diritto, dalla filosofia alla Storia delle religioni ma ancora oggi molti mostrano confusione e pregiudizio al riguardo. Il velo, nel senso più coranico del termine “hijāb”, si manifesta come qualcosa che separa la vita privata da quella pubblica, proteggendo la prima dagli sguardi indiscreti degli “altri”. Il velo generalmente, è visto negativamente in occidente con una connotazione simbolica di una profonda diversità culturale. Nel 1936 lo Shah di Persia, Mohammad Reza Pahlavi, lo bandí perchè considerato simbolo di arretratezza mentre divenne obbligatorio nel 1979 con l’Ayatollah Komeyni a ridosso della Rivoluzione Islamica.

Tutte le donne in Iran, compresi i dignitari in visita e turisti stranieri, sono obbligati a coprire i capelli. Lo stato non prescrive forme esatte , colori e dimensioni per i copricapo e così nel corso degli anni molte donne iraniane hanno dato vita a una molteplicità di varianti. Una delle più diffuse è quella di scegliere foulard colorati a volte trasparenti che attraverso una particolare acconciatura solleva e spinge il velo sulla nuca, lasciando scoperta tutta la parte anteriore della testa, in modo non solo da non nascondere ma anzi da incorniciare e mettere in rilievo sul davanti i capelli, sempre più spesso tinti di biondo, di rosso o con le mesches. Siamo sicuramente molto lontani dall’idea di Komeyni che prevedeva la totale copertura del capo e del collo, in modo da lasciare visibile solo l’ovale del viso.

Dalla Rivoluzione Islamica a oggi le donne in Iran sono state spesso arrestate o multate per non aver osservato scrupolosamente l’uso del velo. In base all’articolo 638 del codice penale iraniano ratificato nel 1996, le donne che compaiono in pubblico “senza indossare una copertura religiosamente accettabile” sono punibili con una pena detentiva compresa fra 10 giorni e due mesi, oppure con una multa. La polizia iraniana comprende un’unità “morale” che ha il compito di controllare le donne in strada per garantire il loro abbigliamento corretto secondo i dettami islamici. Anche il web non è esente da queste regole e accade spesso che qualche conservatore o religioso inviti le donne a rispettare il codice etico anche sui social network sconsigliando fortemente di postare foto senza velo.

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Un atto ‘imprudente’

La giornalista iraniana Masih Alinejad, però, sembra non prendere troppo in considerazione le parole di monito che giungono dalla Repubblica Islamica. Infondo è facile parlare quando si è al di fuori dell’Iran. Viene da pensare che la sua intraprendenza e la sua nuova provocazione peraltro molto seguita derivi proprio dalla sua condizione di esule. Detta in parole povere il fatto che non viva in Iran in qualche modo le impedisce o la tutela dall’essere giudicata e perseguita penalmente.

Non hanno la stessa sorte le ragazze che invece, prese dall’atmosfera di una libertà virtuale non hanno considerato i problemi che potrebbero derivare dal mostrarsi con il proprio volto senza il velo. Senza volere alimentare polemiche e confermando che il velo dovrebbe essere una scelta individuale e non una imposizione, la provocazione della Alinejad appare però totalmente fuori luogo.

Per comprendere meglio la vicenda abbiamo intervistato personalmente Masih Alinejad. Le abbiamo chiesto come fosse iniziata questa sua idea e lei ci ha risposto che il tutto nasce da una sua foto scattata in Iran qualche anno fa in cui senza velo guidava la sua automobile.

“Ho chiesto alle donne se avessero una foto come la mia e di postarla sul web – ha dichiarato – Una sensazione di libertà che tutti dovrebbero provare. Le donne iraniane non sanno cosa sul dire sentire il vento tra i capelli. Ho voluto che si mostrassero per quello che sono. Non è una rivoluzione la mia, e non vi è nulla di politico in tutto questo”.

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Alla nostra domanda di apprensione per un gesto così ‘temerario’ Masih ci spiega che una delle sue preoccupazioni è stata proprio quella delle conseguenze di questo gesto all’interno dell’Iran. Ci racconta anche che molte di queste ragazze sono state già arrestate in precedenza e quindi sanno benissimo a cosa vanno incontro. La decisione di questo atto provocatorio potrebbe avere invece serie conseguenze. Più di tutti lei ne è a conoscenza tanto di chiederci di non dare una connotazione troppo negativa alla vicenda onde evitare che le donne potrebbero farsi qualche scrupolo e non inviare più le foto al suo sito web.

Le aperture di Rohani

Quando non si rispettano le leggi di uno Stato ma anzi in forma provocatoria si condannano, qualcosa di politico c’è sempre altroché!

Le aperture del Presidente Rohani a un anno dalla sua elezione stanno creando un clima di nervosismo all’interno del Paese. Da una parte si schierano i conservatori che vedono l’attuazione delle promesse di Rohani come un ostacolo al mantenimento dei principi base della rivoluzione Islamica. Dall’altra parte i riformisti e i moderati vorrebbero ancora più ingerenza da parte del Presidente in ambiti che non gli competono, ad esempio quello della magistratura con relativo interesse ai diritti umani nonché alle libertà personali. Proprio durante la campagna elettorale fu lo stesso Presidente a promettere di voler ridurre le restrizioni alle libertà personali dei giovani. Libertà che vennero fortemente negate durante gli otto anni di amministrazione del suo predecessore Ahmadinejad.

Il problema del velo sì o velo no riportato all’attualità in questi giorni sia dall’attivista Alinejad nonché dai conservatori iraniani non é di certo nella lista delle priorità dei problemi da risolvere nel paese. Quello che accadrà e (se accadrà) a queste ragazze iraniane che hanno postato le loro foto ancora non lo sappiamo. Certamente la provocazione è sotto i riflettori tanto da scomodare agenzie di stampa iraniane e giornali di varie fazioni a parlarne. Alcuni conservatori contrai all’attuale Governo moderato aperto all’occidente, potrebbe prendere spunto da questa ‘incauta iniziativa’ e vedere in questo uno dei risvolti ‘negativi’ delle aperture alle libertà personali di Rohani.

“Sono tantissime queste ragazze che appaiono sulla pagina senza il velo, non possono mica arrestarle tutte!” ci ha raccontato una ragazza che ha messo la sua foto. Tutte no ma fosse solo UNA sarebbe comunque il fallimento di un atto imprudente.

 

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