#HumanGaza

Da oggi Q Code Mag pubblicherà una serie di testimonianze di chi vive o ha vissuto e viaggiato a Gaza. Perché convinti che nelle ore del massacro abbia ancora più senso parlare dell’umanità di Gaza.

Domani la prima puntata, firmata da Christian Elia, condirettore di Q Code Mag, che per le strade di Gaza e della Palestina ha consumato spesso le suole delle scarpe

 

Inviaci la tua testimonianza su Gaza all’indirizzo: redazione@qcodemag.it 

 

di Angelo Miotto
@angelomiotto

  #HG1

 

11 luglio 2014 – A Gaza non ci sono mai stato. Ho vissuto Gaza nelle parole degli inviati e nelle foto delle agenzie palestinesi soprattutto, nei lavori multimediali, nei video pubblicati. E la leggerò attraverso tutti quelli che scriveranno quindici righe per noi, qui. Ma dentro di me c’è un’immagine sfocata di quei 360 chilometri quadrati senza uno sbocco reale.

Immagine di assedio permanente. Immagine claustrofobica che nemmeno gli aquiloni, o i surfisti, nemmeno le foto dei pescatori che imbarcavano Vittorio Arrigoni muscoloso e sorridente, con il suo cappello e la kefiah riescono a scalfire. Immagine di impotenza, di assedio alla ragione, all’umanità nel senso di essere umani di rispettare i percorsi della natura. Immagine di case distrutte e di uomini neri con fasce verdi, mitra e retorica militare. Immagine di macerie e scheletri di case punteggiate da bambini che piangono, che giocano. Immagine grigia e sfocata e bagliori color seppia illuminati dalle scintille del fosforo bianco che brucia le carni.

Come di fronte alle notizie di resistenza e di lotta, soprattutto armata, che nascono e germogliano nell’atroce dramma dell’incomprensione politica, della volontà di morte, c’è anche un’immagine onirica che si disegna dentro il mio cranio: come potrebbe essere il giorno in cui tutto questo avrà fine? Quale gioia nel tornare a normalità di vita e strade aperte, valichi inesistenti e porte senza filo spinato, niente gendarmi, né tunnel, né generatori, né carenza d’acqua? Quanto varrebbe quel giorno in un’impossibile scala di valore, cosa sarei disposto a dare e a fare perché quell’alba sia vera e reale? Non ci sono mai stato a Gaza e Gaza dentro la mia testa è una costruzione di realtà parallela e inesistente se non nei frammenti di dolore che leggiamo, cerchiamo, pubblichiamo e diffondiamo. Gaza. Un bisillabico così semplice e veloce, con una z sorda che a me dà un senso di dolcezza. Per questo #HumanGaza per me è importante, per ridare ai miei, ai nostri, occhi una quotidianità vista e vissuta dagli occhi altrui e avere, in fondo, ancora una speranza.

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