L’allarme lanciato da un ente nazionale americano che si occupa di salute pubblica
[author] [author_image timthumb=’on’]http://www.buongiornoafrica.it/wp-content/uploads/2012/06/raffa01.jpg[/author_image] [author_info]di Raffaele Masto, @RAFFAELEMASTO. Faccio il giornalista e lavoro nella redazione esteri di Radio Popolare. Nei miei oltre venti anni di carriera ho fatto essenzialmente l’inviato. In Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa, continente nel quale viaggio in continuazione e sul quale ho scritto diversi libri dei quali riferisco in altri spazi del blog www.buongiornoafrica.it. Insomma, l’Africa e gli africani, in questi venti anni, mi hanno dato da vivere: mi sono pagato un mutuo, le vacanze e tutto ciò che serve per una vita di tutto rispetto in un paese come l’Italia.[/author_info] [/author]
25 settembre 2014 – Entro il prossimo gennaio i casi di ebola in Africa Occidentale potrebbero raggiungere quasi il milione e mezzo con una mortalità che potrebbe aggirarsi sul 50%. Dunque centinaia di migliaia di morti.
L’allarme non è di qualche giornalista scandalistico e in cerca di clamore ma dall’autorevole Centers For Disease Control and Prevention, l’ente nazionale americano che si occupa di salute pubblica. Queste cifre allarmistiche sono la traduzione delle parole che Barak Obama ha pronunciato pochi giorni fa: “l’epidemia di ebola è praticamente fuori controllo”. L’ente che ha diffuso i dati specifica che queste proiezioni si realizzeranno se il modo di affrontare ebola da parte della comunità internazionale resterà quello che è stato adottato fino ad oggi.
Se invece le vittime saranno sepolte in modo corretto, se almeno il settanta per cento degli infettati potranno essere curati adeguatamente e in isolamento l’epidemia potrebbe essere estinta entro la fine del prossimo gennaio (non viene detto con quanti morti).
Il problema è che per fare tutto questo bisognerebbe investire enormi quantità di denaro e inviare sul posto migliaia di operatori sanitari preparati e muniti di tutto l’occorrente per intervenire. Fino ad ora, da questo punto di vista, siamo indietro. Molto indietro…
Basta leggere il post di ieri in questo blog: Peter Konteh, ministro della Sierra Leone, afferma che nella sua regione – una delle più colpite – ci sono due medici per 100mila abitanti. In una precedente comunicazione affermava che il governo aveva a disposizione una sola Jeep-ambulanza che funzionava male.
Ci sono buone ragioni per credere che la situazione non sia molto migliorata. Infine c’è da registrare che il Center For Disease Control and Prevention snocciola due cifre che fanno rabbrividire: entro il prossimo 30 settembre i casi di infezione potrebbero toccare quota 21 mila. Una cifra molto superiore a quella di meno di tremila della quale si è a conoscenza oggi.
Per spiegare questa apparente incongruenza il Centro afferma che i dati tengono in considerazione il fatto che molti casi non vengono nemmeno rilevati e che, di conseguenza, i casi reali potrebbero essere superiori di due volte e mezzo quelli ufficiali.
I casi reali non rilevati sono quelli non denunciati (pratica che in Africa è diffusa, si ricordi anche cosa avveniva con l’Aids) o quelli che avvengono in villaggi remoti o isolati.
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