La Carovana della Legalità arriva in Romania, dove Parada lavora da anni contro le disuguaglianze e il disagio sociale
di Christian Elia, da Bucarest
@eliachr
31 ottobre 2014 – Da venti anni c’è una carovana che porta in giro un messaggio forte e chiaro: è attraverso la legalità che si possono curare i mali delle società contemporanee. Sembra semplice, ma non lo è, non lo è stato mai. Perché è necessario un passo in avanti culturale, prima che di polizia, per agire su quei cittadini che diventano parte di un processo di illegalità
La Carovana Antimafia, organizzata da Arci, Libera, Avviso Pubblico con Cgil, Cisl e Uil, con la Ligue de l’Enseignement approda a Bucarest, Romania. Ed è teatro importante dove ragionare di legalità.
Dimenticate le immagini degli anni Novanta, quando finito il regime di Ceausescu il Paese si svegliava drammaticamente povero, ma pieno di speranze. Oggi le vie di Bucarest hanno luci e colori, sapore di disponibilità, odore di divertimento e affari.
Solo che in città convivono due anime, una diurna e una notturna, una emersa e una sotterranea, sommersi e salvati. Disuguaglianze, contrasti, contraddizioni che sono l’humus ideale per il proliferare dell’illegalità.
La Carovana Antimafia incontra il progetto Cartt (Campaign for Awareness Raising and Training to fight Trafficking), confrontandosi sul tema della tratta nei differenti aspetti di sfruttamento del lavoro, anche di quello domestico, come in Italia, o per quello agricolo, fino all’edilizia in Francia, o al turismo a Malta.
Il focus, però, per la Romania, sarà il disagio minorile. Ambito nel quale, da più di diciotto anni , opera Parada. “Ho incontrato Miloud, ma dopo un po’ mi sono allontanato”, racconta Andrei, quasi quaranta anni, uno dei primi a beneficiare dell’incontro con Parada. “Per fortuna sono tornato da Parada, lottando per uscire dal circuito della strada, delle notti nei canali, della droga. Mi sono sposato, ho una famiglia, mi impegno come artista e come educatore”.
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Tutti ricordano la storia del clown franco-algerino Miloud, che arriva nel 1992 a Bucarest e si trova di fronte a una situazione disperata, con centinaia di minori che vivono per strada, vittime del collasso dello stato rumeno e di una società sull’orlo del tracollo socio-economico, oltre che della politica indiscriminata della natalità perseguita dal regime.
Un naso rosso, la giocoleria, e pian piano nasce e cresce la storia di Parada che oggi continua – ogni giorno – a lavorare per le strade di Bucarest. Sono passati tanti anni, la Romania è nell’Unione Europea, i fondi comunitari e quelli privati sono arrivati a palate, ma ancora si calcola che tra i 1200 e i 2000 giovani e bambini vivano per strada, in condizioni di estrema vulnerabilità.
Arrivano dalle periferie e dalla campagna, senza un tetto, sviluppando problemi di dipendenza. Mentre una parte della città scintilla, un’altra parte sniffa colla scadente, dorme nei tombini d’inverno, che grazie al passaggio delle condutture di acqua calda diventano rifugi per una città dove la temperatura precipita ben oltre lo zero.
Basta guardare la Gara de Nord, stazione principale, porta d’ingresso nella città. Prima di lanciarsi in tutto quello che la città offre, come sanno molto bene gli italiani che qui – in numero sempre maggiore – vengono a investire e a divertirsi, ci si imbatte in un tombino con la scala che spunta, dove disperati di tutte le età entrano ed escono in un circuito del disagio che si stende fino allo spiazzo di fronte. Decine di persone, vicine a un altro tombino. Dove fa bella mostra di sé una statua giapponese improbabile.
I ragazzi della zona dicono sia un dono alla città di Bruce Lee, personaggio raccontato anche in reportage noti, specie di ‘leggenda’ dei ragazzi di strada. Le storie sono tante, però. Sono lontane dai riflettori, sono anche quelle di un tentativo di riscatto e di alternativa. Di questo si occupa Parada.
Come? Con un centro diurno, una casa rossa, che offre servizi di emergenza, sociali e d’integrazione. Pasti, servizi igienici, assistenza sociale e psicologica, sostegno educativo e scolastico, fino alla scuola di circo per i bambini di strada, che ha dato a tanti di loro una possibilità di cambiare vita, che potete ammirare negli spettacoli che arrivano anche in Italia.
Il programma artistico di circo sociale, metodo d’intervento che aiuta il bambino a tirarsi fuori dai guai, è una base pedagogica che serve a creare percorsi di legalità e di impegno, come la collaborazione con Inter Campus, che usa il calcio come linguaggio della prossimità, della vicinanza, dell’alternativa.
E ancora: la Caravana/Unità Mobile, che gira per le strade della città mantenendo vivo il rapporto con i gruppi di bambini e i giovani che sono per strada, distribuendo alimenti e prodotti igienici, supportando i percorsi di assistenza sociale.
Un lavoro quasi ventennale, che come tutti i progetti sociali paga la crisi economica che ha colpito l’Europa. Quella capace di farsi mercato unico, ma non di procedere sulla strada dell’uguaglianza in dignità e diritti. Parada ha bisogno di tutto il sostegno possibile, da parte di tutti, per non cessare di fare il suo lavoro.
Che sarebbe bello non servisse più, perché vorrebbe dire che l’Ue è diventata la casa della dignità, dove l’austerity non salva le banche mandando le famiglie per strada. Perché vorrebbe dire che il sogno di benessere e libertà che s’intravedeva oltre il muro, alla fine degli anni Ottanta, non arrivi a sembrare una promessa mancata.
Parada va aiutata per persone come Andrei, che da ragazzo di strada è oggi un educatore, un’artista che mette in circolo la sua esperienza, diventato padre, continuando a impegnarsi verso altri che hanno avuto il suo stesso percorso.
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