Lo scandalo EULEX che sta scuotendo l’Unione europea e il Kosovo ha colpito al cuore la credibilità della più grande missione estera dell’Unione. I retroscena e le reazioni da una corrispondente da Pristina
8 novembre 2014 – L’escalation di accuse di corruzione che ha coinvolto ufficiali di primo livello della missione EULEX in Kosovo ha mobilitato le nuove strutture dell’Unione europea nel tentativo di salvare la credibilità della sua più grande missione all’estero. Sotto pressione sin dal primo giorno del suo insediamento come Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, Federica Mogherini ha promesso la nomina di un esperto legale indipendente per le necessarie indagini. “La questione è tra le priorità della mia agenda. Intendo nominare con urgenza un esperto legale riconosciuto ed indipendente per valutare lo stato di implementazione della missione rivolgendo un’attenzione particolare alla accuse di corruzione”, ha dichiarato Mogherini.
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La credibilità di EULEX è minacciata dalle accuse secondo cui ufficiali senior della missione sarebbero collusi con sospetti criminali, avendo ottenuto tangenti per affossare processi e insabbiare prove. Lo scandalo che ha colpito la missione è stato discusso questa settimana al Parlamento europeo in un incontro a porte chiuse. Gli eurodeputati hanno espresso grande preoccupazione e proposto un’azione da parte dell’Ufficio anti-frode dell’EU (OLAF), o in alternativa un’indagine indipendente da parte di uno stato membro.
La portavoce dell’UE in Kosovo, Maja Kocijancic, ha detto che il nuovo capo della missione Gabriele Meucci e il nuovo Alto rappresentante Federica Mogherini sono al lavoro per assicurare un corso indipendente alle indagini e salvare la credibilità di EULEX.
Crisi di fiducia
Il giornalista Augustin Palokaj, da Bruxelles, ha dichiarato ad OBC che la credibilità di EULEX è al centro delle preoccupazioni dell’Unione. “Si tratta di una preoccupazione che non riguarda gli euro-scettici o coloro che sono contrari alla missione EULEX in Kosovo: la più grande preoccupazione è tra i sostenitori del Kosovo e della missione EULEX. Sono delusi dal fallimento di EULEX, soprattutto adesso, in seguito alle accuse di corruzione ai più alti livelli”, ha detto Palokaj. “Il feedback più negativo sarebbe perdere la fiducia delle persone, e questo avrebbe un impatto anche sui potenziali testimoni che si supponeva dovessero essere protetti da EULEX”, ha aggiunto Palokaj.
L’attuale scandalo corruzione sembra intaccare la credibilità della più grande e costosa missione UE della storia, una missione che impiega 1.600 persone tra poliziotti, giudici, e pubblici ministeri distaccati da tutta Europa.
La lettera BamiehQualche giorno fa il principale quotidiano di Pristina, Koha Ditore ha reso pubbliche alcune lettere interne firmate da un pubblico ministero inglese, Maria Bamieh, e rivolte ai suoi supervisori, in cui si avvertiva delle attività illecite condotte da alcuni colleghi. Nella lettera Bamieh si legge anche che il magistrato capo di EULEX, Jaroslava Novotna, e l’ex capo dell’Assemblea dei giudici di EULEX, Francesco Florit, avevano archiviato alcuni casi in cambio di denaro nel 2012 e 2013. Secondo la Bamieh, Florit avrebbe ricevuto personalmente una tangente da 350.000 euro.
Sempre la stessa Bamieh scriveva che un altro ufficiale senior di EULEX, Jonathan Ratel, avrebbe insabbiato alcune prove dell’affare corruzione. Secondo Koha Ditore, inoltre, EULEX avrebbe fornito informazioni riservate ai servizi di intelligence serbi. Maria Bamieh è stata sospesa dalla sua funzione per la fuga di notizie prima che Koha Ditore pubblicasse la storia, ma sia Bamieh che Koha Ditore hanno confermato che non è stata lei la fonte della fuga di notizie.
La Bamieh ha rilasciato diverse interviste ai media locali ed internazionali parlando apertamente del caso per “salvare la sua reputazione”. “Come possono le persone in Kosovo credere in EULEX? Che speranze ci sono che la Special Investigative Task Force possa garantire la sicurezza per i testimoni se EULEX non cambia?”, ha detto la Bamieh riferendosi all’unità di EULEX che si occupa di accuse per crimini di guerra rivolte ai politici kosovari.
Indagini segreteIn una conferenza stampa a Pristina, il capo della missione EULEX, Gabriele Meucci, ha detto ai giornalisti che le accuse sarebbero state “indagate con vigore”, sottolineando che ci sarà “tolleranza zero” contro la corruzione. In seguito alle rivelazioni di Koha Ditore, la portavoce dell’UE in Kosovo, Maja Kocijancic, ha riconosciuto che “indagini sono state condotte sin dal 2013 su accuse di casi di corruzione riportati dai media”. Per cui, secondo la Kocijancic, Bruxelles era informata dello scandalo già un anno fa.
“Gli ufficiali UE dicono che sono in corso indagini iniziate un anno fa. Inoltre, secondo le fonti ufficiali, alcuni membri di EULEX hanno perso l’immunità di missione per consentire alle indagini di procedere. Il fatto che ci siano state indagini sin dallo scorso anno, ma che siano state tenute segrete, ha causato l’indignazione di alcuni stati membri ed eurodeputati. Sia il PE che la Commissione Politica e Sicurezza del PE sono stati informati solo quando Koha Ditore ha iniziato a scrivere su questo tema”, commenta Augustin Palokaj che scrive regolarmente di affari europei sui media kosovari.
Vehbi Kajtazi, autore di una serie di articoli investigativi sulle accuse di corruzione pubblicati sul quotidiano kosovaro, ritiene che EULEX abbia fallito nel completare il suo mandato di sostenere le autorità kosovare a combattere criminalità e corruzione.
“Già in passato con il mio lavoro di giornalista ho riportato che molti dei casi di corruzione erano stati chiusi e i sospetti rilasciati, sebbene ci fossero prove sufficienti a confermare certi crimini. In alcuni casi di malversazione che hanno riguardano anche cifre fino a 60 milioni di euro, sono state condannate persone a due anni con la condizionale, senza spedirli in carcere nonostante il grande danno fatto al paese. Adesso, con questo scandalo, non solo non ho più dubbi sul futuro di EULEX, ma metto in discussione ogni cosa la missione ha fatto fino ad ora. La mia sensazione è che ogni cosa debba essere vagliata e verificata, perché adesso ad essere discutibile è la credibilità stessa dei giudici e dei magistrati nello stabilire la giustizia in tutti i casi trattati in Kosovo”, aggiunge Kajtazi.
Il giornalista spiega quanto sia stato difficile per lui verificare tutte le informazioni e le lettere riguardanti accuse di scambio di tangenti all’interno di EULEX. Kajtazi ha lavorato intensamente per almeno un mese sullo scandalo. Anche secondo lui, l’inglese Maria Bamieh non è stata la fonte delle informazioni.
“L’ho incontrata il giorno in cui Koha Ditore pubblicò la prima parte della storia investigativa su EULEX. Mentre eravamo in un bar di Pristina, arrivarono i poliziotti di EULEX. Era la conferma che EULEX sorvegliava Maria e me e le nostre conversazioni telefoniche erano intercettate. In seguito Maria è stata sospesa a causa delle accuse di fuga di notizie”, racconta Kajtazi.
Il giornalista accusa gli ufficiali di EULEX per aver “fatto pressione su di lui affinché non pubblicasse le rivelazioni”. Questo è accaduto durante un incontro tra la stampa e il consigliere del capo missione. “Mi è stato chiesto di passare i documenti ad EULEX in cambio di una risposta. Ho rifiutato, e il consigliere mi ha avvertito che se avessi scritto del caso in questione, sarei stato indagato”, dice Vehbi Kajtazi. Ma il capo di EULEX, Gabriele Meucci, ha negato che EULEX abbia esercitato pressioni sul giornalista. “Assolutamente no. Il mio staff incontra i media in buona fede”, ha affermato Meucci durante una conferenza stampa a Pristina.
Reporter Senza Frontiere ha condannato il comportamento tenuto contro il giornalista kosovaro. “Esercitando pressioni su un giornalista investigativo, la missione EULEX sta agendo contro ogni principio fondamentale dell’Unione sulla libertà di informazione”, ha dichiarato Christophe Deloire, segretario generale di RSF.
“EULEX ha perso la sua credibilità e ha inviato un segnale negativo alle autorità locali. Perché [le autorità locali] dovrebbero astenersi dal fare pressioni nei confronti dei giornalisti se anche l’UE, che si suppone alla guida del percorso democratico del Kosovo, pensa di poterli minacciare e accusare?” ha aggiunto Deloire.
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