La maggior parte delle navi che risponde alle chiamate d’emergenza della Marina Militare Italiana è costituita da mercantili, rimorchiatori e cargo. La norvegese Bourbon Orca è l’imbarcazione che ha contribuito a più salvataggi
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/11/Schermata-2013-11-20-alle-14.49.09.png[/author_image] [author_info]di Caterina Mazzilli. Laureata in Cooperazione Internazionale a Bologna e sta cercando un modo per viverci. Legge e scrive soprattutto di migrazioni. È originaria del Friuli ma ha studiato e lavorato tra Padova, Granada, Nairobi, Bologna e Brema. Non le dispiacerebbe andare a Berlino per vivere nella terza città che inizia per B.[/author_info] [/author]
3 dicembre 2014 – Dalla fine di ottobre, con la cessazione dell’operazione Mare Nostrum, l’avvio di Triton e la confusione mediatica riguardo il ruolo di quest’ultima, se come sostituta o supplementare, hanno monopolizzato il dibattito.
Negli ultimi mesi le notizie riguardo l’immigrazione si sono concentrate esclusivamente sulle accuse all’Europa di aver nuovamente abbandonato l’Italia e a Paesi come Gran Bretagna e Germania di essere fuggite dal gruppo di aderenti alla nuova operazione.
Così, ancora una volta, l’attenzione è stata deviata altrove rispetto ad alcune misure davvero urgenti, vale a dire subordinare le operazioni di controllo delle frontiere alla stipulazione di accordi internazionali per canali d’arrivo sicuri e umani.
Un’altra zona d’ombra del salvataggio di migranti nel Mediterraneo comprende gli attori esterni alla politica. Al di là dei mezzi militari, chi svolge un ruolo attivo nelle operazioni di salvataggio spesso lo fa passando sotto silenzio.
I pescatori che vivono il mare ogni giorno hanno avuto un breve momento di notorietà nel 2007, quando l’UNHCR e il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto hanno istituito il Premio per Mare. Ma, dopo soli due anni, del premio non si è più saputo nulla. Le notizie più recenti che si possono trovare su internet riguardano infatti l’edizione del 2009.
Oltre ai pescherecci, la maggior parte delle navi che risponde alle chiamate d’emergenza della Marina Militare Italiana è costituita da mercantili, rimorchiatori e cargo. La norvegese Bourbon Orca è l’imbarcazione che ha contribuito a più salvataggi, l’ultimo dei quali avvenuto all’inizio di ottobre.
L’organizzazione e la velocità con cui l’equipaggio di Bourbon Orca ha contribuito all’operazione deve parte del suo merito all’azione del governo norvegese, che da alcuni mesi addestra gli equipaggi delle navi mercantili che navigano più frequentemente nel Mediterraneo ad operazioni di salvataggio in mare. Ai componenti dell’equipaggio viene inoltre insegnato nello specifico ad improvvisare una struttura di prima accoglienza.
Bourbon Orca trasporta a bordo quindi una scorta di coperte, cibo, acqua e altri beni di prima necessità pensati specificamente per il caso in cui la nave si trovasse a dover far fronte a un’emergenza migranti.
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Le ragioni che hanno spinto il governo norvegese a prendere questa iniziativa non sono solo dovute al buon senso e alla preparazione necessaria per ogni persona che lavori a bordo di una nave. La vera motivazione, infatti, è il riconoscimento dell’alta probabilità per la nave in questione, come per altri mercantili, di dover rispondere a una chiamata d’emergenza. È un riconoscimento ufficiale, in altre parole, della presenza costante di persone che cercano di raggiungere le coste europee attraverso rotte improvvisate.
Sfortunatamente, le notizie reperibili su queste misure organizzative sono abbastanza scarse e quasi tutte in lingua locale. In questo sito sono raccolte una serie di immagini delle ultime operazioni di salvataggio a cui la nave norvegese ha partecipato e dell’allestimento di strutture improvvisate per l’accoglienza.
La prima riflessione, la più semplice, che mi è venuta in mente guardando le immagini, è che è sempre il paradosso a far da padrone quando si parla di immigrazioni e operazioni di salvataggio. Per quanto le misure adottate dal governo norvegese siano apprezzabili, non dovrebbero essere questi gli attori che si mobilitano in primis, quanto piuttosto l’Unione Europea tramite Frontex e i governi degli stati membri, specialmente quelli coinvolti direttamente.
E questo perché chi vuole arrivare in Europa, con molta fortuna, arriverà lo stesso, Triton o non Triton. Per cui sarebbe molto più auspicabile per la classe politica europea stabilire finalmente dei metodi di sicuri per il viaggio e per l’arrivo. L’immigrazione, piaccia o non piaccia, esiste e continuerà ad esistere e non resta che prenderne atto e agire in modo responsabile.
Le foto della gallery sono tratte da www.vg.no
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