Da dove provengono armi e munizioni nelle mani degli islamisti che operano tra Siria e Iraq? Chi le ha fornite loro? Oppure, come le hano ottenute?
tratto da EastJournal
Che armi ci sono in Siria? Di quali munizioni dispongono i terroristi dell’ISIS? Rispondere a queste domande non è facile, ma alcuni studiosi del Conflict Armament Research tra luglio e agosto sono andati sul campo, nel nord dell’Iraq e nel nord della Siria, a raccogliere più dati e prove possibili.
Sono stati ritrovati fucili d’assalto AKM fabbricati nell’ex URSS negli anni 1960, 1964 e 1970, così come M16A4 di fattura statunitense; sono state usate fiamme con ossi-acetilene e saldatori ad arco per cancellare i numeri di serie, verosimilmente perché erano armi acquistate in modo legale, che poi sono finite nelle mani dell’ISIS in modo illegale; sono stati anche applicati nuovi numeri di serie a mitragliatrici multiuso M80 di fattura cinese.
Inoltre i razzi anti-carro M79 ritrovati nel nord della Siria sono uguali a quelli ceduti dall’Arabia Saudita alla coalizione dell’Esercito Siriano Libero, nel 2013. Questo, insieme alle pistole di fattura croata, sembrerebbero riconfermare l’ipotesi che suggeriva anche il “New York Times” in un articolo del febbraio 2013, quando parlava appunto di come l’Arabia Saudita appoggiasse i ribelli anti-Assad inviando loro armi croate, così come sembrerebbe riaffermare come una parte almeno di queste armi sia poi confluita nelle mani del gruppo terroristico dell’ISIS.
Le armi trovate di fattura cinese sembrerebbero confermare invece un altro articolo sempre del New York Times dell’agosto 2013, dove si raccontava di come il Sudan avesse venduto armi cinesi al Qatar, e di come questo avesse poi fatto da intermediario con i ribelli anti governativi. Anche questo tipo di armi sono state ritrovate nel nord della Siria a e nel nord dell’Iraq nell’estate 2014, in mano all’ISIS.
Quello che rimane da capire è se le armi siano passate dai ribelli anti-governativi all’ISIS, e in tal caso in quale modo, o se invece le milizie anti-governative stesse (o una parte di esse), all’inizio impegnate in una battaglia contro il governo di Assad, siano confluire, abbiamo dato luogo o siano state invece cooptate dal nuovo gruppo islamista dell’ISIS.
Riguardo le munizioni invece, la fabbricazione è da rintracciare in 21 Paesi diversi, con periodi di fabbricazione che vanno dal 1945 al 2014: residuati bellici della seconda guerra mondiale, della guerra dei Balcani, avanzi di stoccaggio dell’ex URSS, e chi più ne ha più ne metta. La maggior parte comunque è prodotta dalla Cina, dagli Stati Uniti o dalla Federazione Russa/ex- URSS, dalla Serbia.
La presenza di munizioni iraniane, prodotte tra il 2006 e il 2013, indica come – a meno che queste non siano state rubate o trafficate illegalmente – l’Iran abbia trasgredito all’embargo sull’esportazione di munizioni imposto dalle Nazioni Unite appunto nel 2006.
L’alta percentuale di munizioni statunitensi ritrovate in Iraq, in particolare le cartucce 5.56x45mm usate per i fucili d’assalto M16 e M4 che gli Stati Uniti hanno donato alle neo-ricostruite forze di sicurezza regolari irachene, sembrerebbe suggerire come queste munizioni provengano direttamente dai siti di stoccaggio e dalle caserme irachene.
Sono stati rinvenuti anche diversi proiettili (7.62x54R mm) con il marchio WOLF, immessi sul commercio dalla Sporting Supplies International, una compagnia privata statunitense che lavora primariamente vendendo ai civili, ma che ha ricevuto commesse dal governo degli Stati Uniti; il report afferma che questi proiettili siano stati prodotti nella Federazione Russa.
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