In fabula

Una nuova rubrica per non dimenticare il valore del patrimonio narrativo mondiale, tra fantasia e attualità.

«Ogni immagine esteriore corrisponde un’immagine interiore che evoca in noi una realtà molto più vera e profonda di quella vissuta dai nostri sensi. Questo è certamente il senso
dei simboli, dei miti e delle leggende: ci aiutano ad andare al di là, a guardare oltre il visibile.
Questo è anche il valore di quel capitale di favole e di racconti che uno mette da parte da bambino e a cui ricorre nei momenti duri della vita, quando cerca una bussola o una consolazione. Di questi miti eterni, capaci di far strada all’anima, in Occidente ne abbiamo sempre meno».

Tiziano Terzani

 

L’Inverno e la Primavera

Un giorno il Signor Inverno, uomo serioso, dai cappotti scuri, la faccia inespressiva e le intenzioni gelide, decise di far visita a Primavera, una donna dall’aspetto solare e sereno, senza alcuna pretesa, se non quella di un gesto gentile per tutti.

Al Signor Inverno quei modi così gentili non andavano affatto a genio, così convinto com’era che l’unica via per avere la meglio fosse a colpi di sferzate e rigidità, tappando in casa le persone quanto più possibile, privandole della libertà di farsi due passi in giro per il mondo e scambiare quattro chiacchiere con i loro concittadini, così vari e provenienti da diverse culture, in grado d’insegnar loro cose che non sapevano e arricchirli nell’animo.

Aveva già convertito tutte le altre stagioni e la Primavera era l’unica che si ostinava a non sottostare al suo volere.

Così, tutto subdolo, cominciò.

«Lascia che ti consigli, mia cara Primavera, io che so farmi rispettare e che sempre riesco nel mio intento di dominare sulle masse. Devi essere più decisa, più determinata. Avere più polso, un pugno di ferro. O altrimenti, ogni volta che il tuo momento giungerà, tutti non faranno altro che strappare fiori e arbusti dai prati che tu con tanto impegno hai fatto fiorire, o scapperanno a destra e a manca, distraendosi dai loro lavori e dalle loro televisioni sui quali io con tanto impegno li ho fatti concentrare. Prenderanno a scusa il tuo cielo limpido e la tua aria tiepida, assorbiranno il calore del sole che tu con tanto impegno hai riscaldato, leveranno tutti i frutti dalle piante che tu con pazienza hai fatto germogliare».

La Primavera, senza interromperlo, lo lasciava parlare.

«Dammi retta, mia cara, così non farai altro che il loro interesse. Devi pensare più a te stessa, farti di più i fatti tuoi. Non lasciare che parlino e vaghino così tanto. Non lasciare che si conoscano e si uniscano a far festa. Tienili tutti bene al loro posto e vedrai quanto tutto questo ti spianerà la strada. Certo, si lamenteranno, chi del freddo, chi della noia, chi del vento, chi del gelo, ma tu non dar loro retta, procedi dritta per la tua strada. 
E se poi qualcuno morirà per la troppa forza, tu non farti intimidire: qualche sacrificio va pur fatto!»

Allora la Primavera, in tutta tranquillità e con nessun’aria di sfida, parlò.

«Caro Inverno, ti ringrazio dei tuoi consigli, ma per nulla al mondo farei a meno della gioia con cui le persone accolgono il mio arrivo e l’amore che mi danno ogni giorno che il mio sole le illumina. E se anche colgono i miei fiori e la mia frutta, o assorbono il calore del mio sole, perdonarli per me non è un problema, anzi, non mi sento per nulla offesa e con ancora più gioia fornisco loro nuovi fiori e nuovi frutti. Non c’è rabbia nel vederli calpestare i miei campi e non sarà di certo per i loro schiamazzi che raderò al suolo tutto quello che ogni anno creo, riducendo il mondo ad una landa desolata, di mutismo e rigidità.

Essere amati è una sensazione bellissima, che genera in me altrettanto amore. Mi piace condividere i miei fiori e i miei frutti, il mio sole e le mie tiepide giornate. Sono felice nel poter donare un sorriso. E ogni anno non vedo l’ora che arrivi questo momento. E se anche alla fine me ne vado a dormire senza più fiori e senza più frutti, il mio cuore è pieno di qualcosa che il freddo non potrà mai dare».

Il Signor Inverno non sapeva che rispondere, mentre la rabbia se lo divorava vivo e la voglia d’imporsi con la forza sulla Primavera era in procinto di esplodere.

«Se non vuoi ascoltarmi con le buone, allora lo farai con le cattive. Ti gelerò tutti i fiori e tutti i frutti!»

«Puoi gelarli, ma non puoi farli scomparire per sempre. Perché per ottenere rispetto e amore non serve utilizzare la forza ed incutere paura. I migliori risultati si ottengono con la bontà, la sensibilità, la gentilezza. Si ottengono con il rispetto e l’amore stesso. Con l’odio non fai che generare odio. Freddo con il freddo».

Esopo

Je suis Charlie


Lucille Clerc

 

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