La lezione di Le Monde

Grands Formats, li chiama Le Monde, che ha pubblicato una selezione di questi nuovi prodotti editoriali per raccontarci come cambiano i lettori ecome deve cambiare il giornalismo.

Dimostrano, scrive l’autorevole quotidiano francese, “La fin d’un logiciel, le début d’un nouveau format, la découverte d’un lectorat avide de prendre son temps, de surfer sans se presser… En un an, LeMonde.fr a produit une centaine de “Grands Formats”, ces récits et reportages au long cours, véritablement multimédias, dont chaque maquette est un prototype”.
Sintetica traduzione: il debutto di un nuovo formato di lettura, la scoperta di un pubblico di lettori avido di riprendersi il proprio tempo e surfare senza essere schiacciati dalla fretta. Un centinaio i prodotti realizzati, con progetti grafici diversi.

I ‘grandi formati’ che vi riproponiamo facendo sicuramente cosa gradita, sono il plastico esempio che non c’è un problema di budget per il giornalismo mainstream, ma solo quello di effettuare coraggiosamente delle scelte.

Semmai c’è un problema più esteso che riguarda l’educazione all’informarsi, la qualità stessa dell’informazione, il vocabolario della stessa, il degrado continuo di un modello che cerca il click a tutti i costi, andando a cacciarsi non in una ricerca di qualità (che sarebbe, comunque la si pensi, pedagogica), quanto nella mera esecuzione del comando di mercato che cerca instancabile di fare solo profitto. E chi se ne frega se quest’operazione sta rovinando il piacere di leggere un giornale on line. I grandi capi dell’informazione italiana sanno riempirsi la bocca di futuro, perseverando però su linee di pensiero e giornalismo debole, con poche eccezioni.

Non è che il profitto sia un gros mot, una parolaccia. Come non è che garantire qualità e quotidianità senza denari sia giusto, lo diciamo noi che sperimentiamo questa avventura da un anno e mezzo ormai.

Anche Q Code Mag ha fondato la sua linea editoriale sulla profondità della lettura, sul riappropriarsi del tempo, che è un bene prezioso e per ciò stesso diviene raro. Consumato dalle preoccupazioni del non lavoro, divorato dal lavoro, che estende comunque i propri tentacoli grazie a una mancanza di regolamentazione dell’utilizzo dei nuovi linguaggi e strumenti .

Q Code Mag spesso si definisce come ‘il giornale che c’è e non dovrebbe esserci’, perché viviamo di entusiasmo e simpatia, nel senso etimologico voglio dire, del sentire insieme.
Ci mancano le finanze, ma infastidisce sentire i grandi giornali italiani piangere miseria per giustificar ei mancati investimenti sul presente del giornalismo.
Le Monde, che vive comunque in un’epoca di crisi internazionale dell’editoria e della carta, della pubblicità e della lettura, come altri autorevoli testate internazionali ha cambiato passo in maniera non futuribile, ma contemporanea.

Se volete la notizia è questa. Non è il futuro, ma il presente. Per noi che possiamo leggere ovunque. Ma la produzione nostrana è rimasta ancorata a un passato che la rende innecessaria, spesso, provinciale, sempre di più, autoreferenziale da troppi anni.

Buona lettura e sosteneteci, presto anche noi su dignitosi e multimediali formati. Non ne faremo cento in un anno, ma vogliamo esserci. (PASSA IL MOUSE SULLA FOTO E CLICCA)

 

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