Acque. La vita in un punto

Su QCT, Maria Morganti:
artista del tempo nella città delle acque

di Bruno Giorgini

Maria Morganti dipinge il tempo. Più precisamente scandisce il tempo in immagini. Il tempo dell’interazione primigenia tra materia solida e materia liquida, primigenia e modernissima come si estrinseca a Venezia che prefigura la dinamica di ogni città costiera quando le acque saliranno fino a lambirla prima, sommergerla dopo. Venezia e la laguna con le sue isole, alcune maravigliose, pensate a Torcello che fu città fin dai primi secoli dell’impero romano e sede del governatorato bizantino, avanti di essere spopolata, gli abitanti lagunari trasferendosi armi bagagli case e barche in Venezia che divenne splendida.

Maria ci segnala la catastrofe incipiente. Più precisamente coglie le microscopiche – al solito invisibili – catastrofi quotidiane che nutrono l’interazione tra le acque e i muri della città, portandole alla luce fino al nostro sguardo, che le scopre sgomento.

Non sospetta la persona che passeggia in fondamenta, il turista con l’occhio rivolto ai souvenir, lo studioso d’arte alla ricerca della pala del Tiziano, non sospetta dicevo di camminare dentro e al fianco di un sistema venato da catastrofi, una sottile ragnatela di crepe nel corpo urbano. Eppure per rendersi conto basta sedersi e osservare il movimento delle acque nella sua minuzia, registrarlo e metterlo in forma. Basta se si ha l’occhio acuto e largo di Maria Morganti, la sua precisione che va di pari passo con l’infinitudine. Il suo piacere intimo per inseguire, costruire, restituirci una percezione materica del mondo che si esplicita in sequenze dove l’infinito viene messo dentro pochi centimetri quadri. Dico anche che nel lavoro di Maria Morganti si incontra l’amore che “è essenzialmente un atteggiamento che l’infinito assume verso il finito”(Brodskij). Giorno per giorno Maria esattamente questo fa: scrive il suo amore per la città e ce ne fa dono.

 

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