Questi consigli di lettura per la calda estate 2015 vertono intorno alla parola periferia, partendo dai sobborghi di una città e toccando tutto quello che dal centro, esistente o immaginato, si allontana. La periferia come metafora di quanto si trova geograficamente ma anche socialmente ai margini, che soffre della subalternità ma che a volte riesce esso stesso a diventare centro di qualcosa.
Un classico, il film “Mamma Roma”, secondo film di Pasolini, girato nel 1962 a un anno dal suo esordio dietro la macchina da presa con “Accattone”.
Ancora una volta ad essere protagonista è la periferia romana, dal Pigneto al Quadraro, nella quale si muove la piccola storia di una borgatara che cerca disperatamente di uscire dal degrado e di far assaggiare al figlio una piccola parte del sogno consumistico che si va imponendo. Sullo sfondo i palazzi che crescono come funghi, al confine di una natura selvaggia, brutale, ancora punteggiata dai segni della grandiosità delle rovine romane.
Il senso di alienazione, specie delle nuove generazioni, ormai diventato un topos nella narrazione letteraria delle periferie nate negli anni ’60, è il tema centrale anche della serie tv britannica Glue (2014), ambientata nel Berkshire, a ovest di Londra. L’immagine stereotipata di quel countryside, che nella tradizione inglese rappresenta un luogo idilliaco e un regno dell’armonia in contrapposizione alla città, viene ribaltata per ritrarre la disperazione, la mancanza di prospettive, l’asfissia di una società chiusa, il sogno di fuggire, il disagio di un gruppo di ragazzi tra i quali viene commesso un delitto. Man mano che il cerchio si stringe sempre più lampante è il contrasto tra l’atmosfera soffocante del villaggio e gli spazi liberi e verdissimi del paesaggio.
E il rapporto centro-periferia, articolato su un piccolo paese come è la Croazia, tinteggia il romanzo “Cappuccetto rosso” di Jurica Pavičić [Beta, 2014], riedizione moderna della ben nota favola.
A opporsi come due poli sono Zagabria e la Dalmazia rurale, la capitale dove – per alcuni – girano i soldi del post-transizione e la provincia d’inverno, battuta dal vento e priva del turismo, conservatrice e povera. La città rappresenta proprio il bosco, la jungla post-moderna dove la giovane Marija incontra il suo lupo ma si libera anche di alcune delle sue costrizioni.
E infine per la colonna sonora torniamo ai margini della città in una borgata dove è spuntato un lago. “Il lago che combatte” di Assalti Frontali e il Muro del Canto racconta la storia del laghetto Snia (già raccontata da Q Code Magazine) sorto nello scheletro di una fabbrica abbandonata con la caparbietà dell’acqua che, nel cercare la sua strada, è più forte di ogni abuso.
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