Deriva Petrolifera

Movimento No Ombrina: prosegue la lotta in difesa dell’Abruzzo e dell’Adriatico

di Alessio Di Florio

L’Abruzzo è una delle regioni che da diversi anni sta lottando contro quella che viene definita “deriva petrolifera”, la scelta degli ultimi governi di destinarla all’estrazione e raffinazione delle fonti fossili, petrolio in primis.
Abbiamo già raccontato la manifestazione dei 40.000 di due anni fa a Pescara definendola, insieme a mobilitazioni come i No Muos, Stop Biocidio, Taranto, una “storia collettiva che sta cambiando la Storia dell’ambientalismo e della cittadinanza italiani”. Questo cambiamento è sempre più realtà, nel fiorire e crescere di cittadinanza attiva, consapevolezza, voglia di lottare fino in fondo in difesa del futuro e dell’ambiente.

Nonostante la manifestazione di due anni fa, e una politica che sembrava sul punto di “cedere” alla volontà popolare, l’iter di Ombrina Mare è ancora in corso. Esattamente come la mobilitazione delle abruzzesi e degli abruzzesi che non si arrendono. I 40.000 di Pescara sembravano già tantissimi, una manifestazione grandiosa e straordinaria, quasi irripetibile.

Quasi, perché in realtà è stata ripetuta e superata. Almeno 20.000 in più sono state il 23 maggio scorso le persone presenti in piazza nella manifestazione di Lanciano. Dopo la prima assemblea a fine marzo, a seguito del parere positivo della Commissione VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) sul progetto Ombrina Mare, sono state 482 le adesioni di comitati, associazioni, movimenti, istituzioni. In piazza si son ritrovate almeno 60.000 persone, quasi il doppio della popolazione della città di Lanciano, 10 volte i numeri della prima manifestazione anti trivelle del 2008 a Pescara, quasi un’ora e un quarto il tempo necessario per veder sfilare l’intero corteo.
Tantissime le realtà che hanno sfilato, ribadendo ancora una volta che gli abruzzesi (e non solo) hanno già scelto quale futuro vogliono per la propria regione e per l’Adriatico, da Nuovo Senso Civico, Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua Pubblica, Coordinamento Nazionale No Triv e Zona Ventidue (da cui è partita la mobilitazione con le prime due assemblee). Hanno sfilato, insieme a migliaia e migliaia di cittadini, centri sociali di varie regioni, storiche sigle dell’ambientalismo italiano, tantissimi comuni (presente anche una delegazione dalla Svizzera), comitati di varie regioni (dalla Lombardia alla Sicilia impegnata contro l’elettrodotto Terna), associazioni come A Sud, PeaceLink, l’Associazione Antimafie Rita Atria e l’Associazione Culturale Peppino Impastato, l’Arci, Emergency ed organizzazioni politiche tra cui Rifondazione Comunista, il Partito Comunista dei Lavoratori e Sinistra Anticapitalista. Al termine del corteo è intervenuto dal palco anche don Maurizio Patriciello che ha partecipato con la delegazione giunta dalla “Terra dei Fuochi”.

Il corteo del 23 maggio non aveva solo l’obiettivo di rafforzare una vertenza territoriale ma di costruire un movimento reale, forte, consapevole che si facesse portatore di una visione e di un antagonismo efficace e duraturo contro le scelte fossili, inceneritoriste e non solo, che sono sintetizzate e portate avanti anche da leggi come lo “Sblocca Italia” (come abbiamo già riportato in questo articolo.
E infatti il fine settimana di mobilitazione si completò con l’assemblea nazionale del giorno dopo a Pescara. Così come accaduto durante il festival a trivelle zero organizzato dal CSOA Zona22 a San Vito Chietino, conclusosi con il concerto dei 99 Posse e una nuova assemblea nazionale che ha visto ritrovarsi movimenti dalla Lombardia alla Campania, passando per molte altre regioni.
Un intenso pomeriggio che ha mostrato quanto il movimento si stia rafforzando, stia sviluppando sempre più uno sguardo complessivo del sistema economico, industriale e finanziario che la crisi (e le scelte dei governi dettate da lobby e multinazionali) sta forgiando e la capacità di interagire e rafforzarsi. Riuscendo anche a superare l’Adriatico, raggiungendo la Croazia dove analoga lotte contro le trivelle sta animando comitati e movimenti locali. All’assemblea di Lanciano ha infatti partecipato anche una delegazione del movimento “SOS per l’Adriatico”. Una connessione che smonta ogni luogo comune e invettiva contro il movimento italiano su sindrome Nimby o affermazioni a dir poco avventate del tipo “se non si trivella in Italia sfrutteranno tutto i croati”. Ed infatti è notizia di questi ultimi giorni che 7 concessioni su 10 richieste da parte di due compagnie petrolifere, l’austriaca OMV e la statunitense Marathon Oil, non diventeranno mai realtà.

“La conversione ecologica potrà affermarsi solo se sarà socialmente desiderabile” fu la riflessione che nel settembre 1994 propose a tutto il movimento ecologista il compianto Alexander Langer, esprimendo il timore che una rivoluzione ecologica sentita come “calata dall’alto”, e non necessaria, dalla società potesse incontrare fortissime resistenze che l’avrebbero portata al fallimento.

Sono passati oltre vent’anni e varie regioni italiane, tra cui l’Abruzzo, stanno vivendo quel che Langer prevedeva, ma rovesciato. Perché la società, attività economiche, associazioni, movimenti, comitati, migliaia di cittadini, la conversione ecologica la desiderano e si stanno impegnando perché diventi realtà. Le resistenze, il ritorno delle lancette dell’economia indietro stanno venendo dalle istituzioni e da chi agisce nelle “stanze dei bottoni”. Ma il movimento e la cittadinanza non ha alcuna intenzione di arrendersi ed è pronta a far sentire sempre, ovunque e comunque la propria voce. Come dimostrato anche nella recente visita di Renzi a L’Aquila, nella quale un ampissimo fronte sociale che ha visto uno accanto all’altro vari movimenti ambientalisti, i comitati cittadini sorti dopo il terremoto del 6 Aprile 2009 (e che ancora aspettano di rivedere la propria città ricostruita), i Cobas impegnati contro la “Buona Scuola” e non solo, è riuscito a far sentire la propria voce nonostante le cariche e i respingimenti “dell’ordine pubblico”, con il premier che si è sentito “costretto” ad annullare parte del suo programma e a ridurre al minimo la restante.

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